domenica, gennaio 31, 2010

SUNN O))) + Eagle Twin @ Paradiso (Amsterdam)



Sette mesi circa sono passati dal mio primo incontro con i SUNN O))) a Bologna, data che celebrava il decennio dal primo lavoro The GrimmRobe Demos (duo originario e soliti amplificatori, senza guest), ed unanime fu il giudizio a fine serata: il volume infernale che tutti ci aspettavamo non era da paragonare con i loro soliti canoni, quasi ridicolo. Per questo semplice motivo (quasi masochista) decido di prenotare un volo ad Amsterdam, andare a trovare un vecchio amico, ormai emigrato da diverso tempo, e di dare una seconda chanche alla band di Anderson e O’Malley, in una location tutta particolare: al Paradiso, una chiesa sconsacrata in pieno centro città adibita a sala concerti, un'intera mastodontica struttura riservata a concerti e svago notturno. Direi il posto più azzeccato per un concerto spirituale come il loro.
Arriviamo con circa 5 minuti di ritardo sull'orario indicato (20,30!) e troviamo già gli EAGLE TWIN sul palco che si dimenano e urlano senza fermarsi nemmeno un secondo, suonando tutti i pezzi del nuovo album attaccati, come un'unica canzone. La chitarra baritona, coperta da una montagna di distorsioni e con l'octave sempre acceso, percuote le nostre teste senza lasciare scampo, insieme ad un drumming melvinsiano preciso e potente. Quello che colpisce di più sono le frequenze basse che escono dagli ampli (scontato usando diverse testate Sunn, Orange e Ampeg), ondate che escono pure quando viene colpita la cassa della batteria.



Dopo un cambio di palco velocissimo (ovvero togliere la batteria), iniziano dei mantra di sottofondo insieme a deboli spruzzate di nebbia artificiale. Per descrivere meglio questa seconda parte del concerto bisogna immaginarsi il tutto come un rituale, una cerimonia, dove tutti stanno fermi in silenzio ed il ''predicatore'' recita la sua parte.
L'intensità del fumo è graduale come il passaggio di noi spettatori in una nuova dimensione, dimensione grigia, fredda e spettrale, e le preghiere alternate a suoni di campana (proprio come in una classica messa cristiana) aiutano ancora di più questa distorsione dal presente. I mantra vocali continuano ancora per svariati minuti (decine di minuti? Ore?) ma è difficile a definirsi, vista l'immediata perdita della concezione del tempo e della realtà. Quasi dal nulla spuntano i due predicatori incappucciati e neri, accompagnati da Steve Moore (degli Earth), pure lui ovviamente vestito come gli altri. Come un fulmine in pieno giorno veniamo svegliati da un'ondata di distorsione, la più nera e pesante che possiate immaginare, composta da due synth, una chitarra ed un basso, tutto attaccato alle solite decine di SUNN. Il mio viaggio in terra straniera è valso la pena: i volumi sono altissimi e il muro di suono fa tremare tutto, i vestiti si muovono ed il pavimento provoca un fastidioso solletico sotto ai piedi. Ci siamo, le famose ''porte della percezione'' si aprono.
I droni si susseguono, il fumo ormai ha invaso tutta la stanza e le luci, che si muovono lentamente, alternano colori freddi (azzurro, viola e verde) a colori caldi (arancione, rosso e giallo). Proprio quando ti aspetti un cambiamento ecco salire sul palco l'attesissimo Attila Csihar (Mahyem), incappucciato e terribilmente serio. Dopo qualche rituale la sua voce prende forma, una voce roca e bassa, ma estremamente distinguibile nella pesante nube di suoni. Adesso i timpani sono allo stremo, non potrei ricevere volumi poco più alti, ma desisto nel mettermi i tappi.




La cerimonia prosegue così per diverso tempo, fino a quando Attila (molto lentamente) si accascia al suolo, in seguito portato via da qualcuno del pubblico (si verrà a sapere che ha avuto un collasso, immaginatevi voi dovuto a cosa). Questa seconda parte del concerto prosegue molto eterogenea, alternando parti dilatate e pulite (quasi delicate) a parti classicamente drone. Il pubblico tace immobile in un religioso silenzio. Molto lentamente le chitarre (Anderson ha posato il basso, lasciato in feedback contro una cassa, per prendere la sua Les Paul) si alzano verticalmente sopra le loro teste, sbattono contro il muro di amplificatori, provocano vero dolore, violenza sonora. Come è iniziato tutto, tutto finisce in un istante, le testate si spengono all'unisono lasciandoci sentire per qualche secondo il vero silenzio. La messa è finita.



Una lunga standing ovation accompagna fuori i tre sacerdoti che ringraziano il pubblico. Il gelo esterno (minime che sfioravano i -10) ci porta tutti definitivamente alla realtà, congelando questi ricordi come una vera e propria esperienza estrema, come un lungo viaggio al confine della resistenza umana.



www.flickr.com/photos/25433024@N04







James "Sawyer" Ford

Nessun commento: