sabato, giugno 21, 2008

UFOMAMMUT



Idolum pur rimanendo un disco in pieno stile Ufomammut ha segnato una certa svolta, una sensibile evoluzione nel loro universo sonoro, mai come ora ipnotico ed ossessivo. Ne abbiamo parlato direttamente con loro ed ecco cosa hanno da dirci...



Ciao a tutti. “Idolum” è il titolo del vostro nuovo disco, parola latina dai vari significati di cui almeno due assolutamente perfetti per descrivere il contenuto dell’album e più in generale della vostra identità sonora, ovvero quello di “spettro” ed “immagine mentale”; l’idea del titolo è venuta fuori spontaneamente in relazione al nuovo materiale oppure era già un qualcosa che avevate in mente e su cui avete elaborato le nuove composizioni?

Non c'è nulla di "premeditato" dal lato strettamente musicale in Ufomammut, ma abbiamo sempre cercato, per i nostri dischi, titoli che avessero una certa intensità, parole composte che richiamassero ad immaginari ultraterreni.
“Godlike Snake” era un serpente simile ad un dio (quindi interpretabile in mille modi, dalla divinità maligna al meraviglioso serpente, dalla donna tentatrice all'essere subdolo...), “Snailking” era il re lumaca (anch'esso figura mitica, a capo di un regno di esseri striscianti, ma anche qualcosa di legato al mondo femminile), infine “Lucifer Songs” aveva in sé una carica ancora diversa (le ballate luciferine, ma anche le grida di Lucifero, il bene e il male, la ribellione, ecc ecc).
L'ultimo disco necessitava di un titolo che rappresentasse la sua pesantezza ma rendesse anche la sua aurea spetrale, aleggiava in studio l'idea di questo enorme mastodonte invisibile... quindi abbiamo scavato nelle origini della nostra lingua, forse anche condizionati dall'Urbe, e abbiamo scelto Idolum.


Pur essendo passato del tempo dall’ultima vostra prova in studio, “Idolum” è stato composto in un periodo relativamente breve vero? All’ascolto, nonostante i pezzi celino un attento lavoro in fase di arrangiamento, tutti quei piccoli particolari che fanno la differenza, si percepisce una maggiore linearità nei brani, quasi fossero stati scritti più istintivamente…

Avevamo due pezzi e mezzo pronti da tempo.
Uno era Nero, uno era Ammonia (che è la continuazione di un brano di Snailking, Alcol) e quindi la seconda parte di Stardog.
Idolum è stato composto e arrangiato in due mesi. Era ottobre 2007 quando decidemmo che a dicembre avremmo registrato il nuovo disco.
Ci siamo subito messi a registrare quello che usciva dalle nostre teste, abbiamo scelto le idee migliori e abbiamo iniziato la stesura del disco.
Pezzi come Void e Stigma sono stati scritti pochi giorni prima di cominciare le registrazioni.
"Idolum" è più fluido e diretto rispetto ai suoi predecessori perchè avevamo una sorta di countdown che contava i giorni che mancavano al limite che ci eravamo posti per entrare in studio. Abbiamo evitato di perdere tempo sulle parti inutili, concentrando il fuoco.
Abbiamo fatto tutto in due week-end a Milano, al Magnolia sotto la regia di Lorenzo Stecconi, chitarrista dei Lento e fonico del Locomotore studio di Roma dove poi abbiamo mixato e masterizzato il disco.
Abbiamo modificato qualche parte in fase di registrazione, scritto i testi in studio e così pure deciso i titoli. E' stato un fluire continuo.


Quanto a tal proposito ha influito l'apporto di Lorenzo nella risultato finale dell’album ?

Lorenzo è stato fondamentale per Idolum: Ufomammut ha sudato sugli strumenti, lui sul mixer. Non possiamo che inchinarci alla sua bravura.


Addentrandoci maggiormente nelle peculiarità del nuovo album direi che è evidente la ricerca di una maggiore pesantezza, sia per quanto riguarda il fluire del magma sonoro, più ossessivo rispetto al passato, che nell’impasto dei suoni in sé, fatto di tonalità grevi come mai prima d’ora; è venuto fuori semplicemente così oppure questo nuovo approccio era già chiaro in voi?

Abbiamo sempre curato molto l'aspetto sonoro e con Lorenzo tutto è stato ancora più sviluppato e portato alle estreme conseguenze.
Il suono di Idolum è ciò che cercavamo da anni, sicuramente i brani sono più d'impatto e molto meno caotici rispetto al passato, ma il nostro suono, come “ossatura” è sempre lo stesso .


I brani sono tra i più ipnotici che avete mai scritto, eppure dopo un paio di ascolti si stampano perfettamente nella mente dell’impavido ascoltatore, rivelandosi inaspettatamente immediati ed incisivi; pensate possa essere una linea che contraddistinguerà la vostra evoluzione sonora futura?

Non sappiamo cosa accadrà in futuro, non abbiamo idea di dove andremo e come sarà il prossimo disco. Seguiamo un'evoluzione continua, cercando di sperimentare e mutare, considerando l'ultimo lavoro come l'ennesimo gradino verso un diverso mondo sonoro.
Quello che dici sui pezzi di Idolum è vero. Le trame vocali sono molto lineari e melodiche, danno ai pezzi una facile assimilazione, ti restano in testa. Ed è strano, perchè è l'ultima cosa che penseresti, appena il riff di Stigma si mette a girare...


Già, la componente vocale sembra venir utilizzata sempre meno da un disco all’altro, ma allo stesso tempo mai come ora essa caratterizza ed esalta ogni singolo brano…

E' quello che dicevamo prima. Mai come in Idolum i cantati sono importanti.
Intendiamoci, hanno sempre il valore di uno strumento, ma le linee vocali danno ai brani la loro singolarità, creano storie, ti viene da cantare i pezzi degli Ufomammut sotto la doccia, vero? Ahahah.


Comunque il trademark Ufomammut, fatto di atmosfere psichedeliche ed enigmatiche è rimasto anzi, forse i nuovi pezzi esaltano ancor di più la vostra personalità sonora, solo ora con un incidere più grezzo e possente…insomma non penso assisteremo ad una svolta easy listening, o sbaglio?

Idolum è sicuramente il nostro disco migliore, il più completo, il più Ufomammut.
E sicuramente è sempre contraddistinto dal nostro amore per il rumore e la distorsione, che poi è un ottimo modo per cammuffare le nostre incapacità tecniche...
Non sappiamo come si evolverà la band, ccrediamo che comunque ogni genere sia un interessante campo di esplorazione, dipende sempre da come ti avvicini...


Anche stavolta non ci sono quasi pause tra i brani, particolare che aiuta a rendere l’esperienza sonora simile ad un viaggio…..ma verso dove?

Ci piace concepire i nostri dischi come blocchi sonori compatti. Le “canzoni” vengono in un secondo tempo. Prima c'è “Idolum”, poi i brani che lo compongono.
E' un viaggio nello spazio più remoto, verso l’ignoto.


Nella tracklist vi è una sapiente alternanza tra brani più brevi e violenti, come “Stardog” e “Destroyer”, ed altri decisamente ipnotici come “Hellectric”, “Nero” ed il trip finale “Void/Elephantom”; pensate vi sia una particolare tipologia di brani che rispecchi in misura maggiore la vostra personalità?

Ogni brano caratterizza Ufomammut e tutti insieme formano un cuore che fa vivere il mammut, sia quelli più ipnotici e psichedelici, sia quelli che ti prendono a schiaffi all'improvviso.
Ogni essere umano ha nella propria personalità momenti di calma e di violenza. Noi riversiamo tutto nei nostri brani. Per questo poi, nella vita di tutti i giorni, siamo amebe catatoniche.


“Ammonia” è posta quasi al centro dell’album e rappresenta una novità, un brano non certo a sé stante nella vostra produzione ma , grazie anche alla performance di Rose Kemp, in grado di creare un mood etereo molto particolare; come è nata questa collaborazione?

Abbiamo incontrato Rose, per la prima volta, un paio di anni fa durante una data a Bristol.
Siamo rimasti in contatto e crediamo che la sua voce sia una delle migliori che ci siano oggi in circolazione, soprattutto considerando che è giovanissima.
Quindi ci siamo incontrati a Torino, suonavamo assieme, Ufomammut, Rose Kemp e Last Minute to Jaffna (che salutiamo!).
Le abbiamo chiesto se voleva cantare su un brano strumentale che avremmo suonato quella sera e abbiamo improvvisato tutto per la prima volta.
Ci è piaciuto e l'abbiamo invitata sul disco. Il risultato finale ci ha commossi, Ammonia è un pezzo particolare, a cui teniamo molto.
E' la nostra “the great gig in the sky”!


“Elephantom” invece vede la partecipazione di Lorenzo dei Lento; ormai, anche alla luce del project Supernaturals ed il suo contribuito come ingegnere del suono in questo disco, la vostra è una collaborazione sempre più stretta. Vi sono già altre idee in cantiere per il futuro?

Con Lorenzo ed i Lento ci siamo trovati subito d'amore e d'accordo.
Il nostro secondo incontro è stato caratterizzato dalla registrazione di Supernaturals, da allora non abbiamo più smesso di vederci.
Abbiamo suonato assieme diverse volte, riuscendo a presentare anche brani dal disco assieme, sul palco con con 4 chitarre, un basso/voce, un moog Taurus e 2 batterie.
Faremo il prossimo tour in Europa assieme e sicuramente molto altro.


Avete quindi intenzione di suonare sempre più spesso insieme ai Lento, anche per proporre materiale registrato assieme, oppure ci saranno solo delle sporadiche serate, a seconda delle possibilità?

Dipende dalle possibilità. Ci divertiamo molto con loro, quindi vedremo cosa offre il futuro.


Come stanno procedendo le vostre prime esibizioni live? Come sta venendo accolto il nuovo album?

Le recensioni di Idolum sono state tutte veramente positive: questo aspetto è sicuramente gratificante, soprattutto perchè crediamo di aver fatto il nostro disco migliore. Sappiamo che i musicisti parlano sempre così della loro ultima fatica, ma il più delle volte mentono spudoratamente...
Per quanto riguarda il live: Abbiamo fatto solo tre concerti di presentazione del disco e ne faremo ancora un paio prima di settembre prima di andare negli USA per un tour. Quindi a Novembre saremo di nuovo in Europa.
In Italia abbiamo deciso di lasciar perdere e dimenticare che esistono locali... la situazione è drammatica e troppo spesso ci si imbatte in situazioni imbarazzanti e davvero spiacevoli. In poche parole a venir meno sono una vera cultura musicale, che non sia basata sulla moda del momento gonfiata dalle pubblicità e dalle arretratissime radio del Bel Paese e soprattutto il coraggio di rischiare.
Inoltre troppe band si sottostimano e sono disposte a suonare anche gratis, mentre inutili e costose cover band impazzano lungo la penisola. Questo è servito solo a molti gestori dei locali che sfruttano la situazione.
Crediamo ci siano solo pochi locali sinceri e appassionati:.tra questi sicuramente ci sono il Magnolia di Milano, lo Spazio di Torino e il Circolo di Roma.
Tornando al live vero e proprio, ci sentiamo migliorati, sia musicalmente che come precisione nell'esecuzione dei brani. Ci siamo resi conto dell'ottima risposta del pubblico. Nei primi concerti abbiamo volutamente tralasciato i vecchi brani, provando a proporre solo Idolum. Per i prossimi staremo a vedere quello che ci passa per il cranio.


L’artwork e più in generale i differenti tipi di supporti audio rappresentano uno dei punti di forza delle vostre opere; quanto è importante al giorno oggi, in piena internet generation, puntare su uscite di un certo tipo (come il vinile) ed a tiratura limitata?

SupernaturalCat, la label di Malleus (quindi a 2/3 di ufomammut), è nata con l'idea di ridare al disco la sua importanza, con uscite a tiratura limitata e vinile.
Credo che il successo che ha avuto, sia la dimostrazione che internet non fa altro che aiutare le label che producono buona musica.
Le tirature limitate ed i vinili hanno sempre il loro fascino, un altro formato, un'altra emozione.
Sul vinile il suono è più sporco e caldo, il cd a volte è troppo pulito. Come dicono un po' tutti i veri appassionati e i fissati...


Avete in programma di realizzare un videoclip per qualche pezzo di "Idolum", ed in tal caso possiamo aspettarci un qualcosa di davvero psichedelico sulla scia del DVD di "Lucifer Songs"?

Pensiamo di realizzare qualche video ma non saprei darti indicazioni, per ora. Stavamo ragionando a Void e Stigma, probabilmente qualcosa arriverà...


Siete stati fra i prime movers di un underground italiano che in questi ultimi anni sembra sempre più in fermento e ricco di proposte interessanti; come vedete la situazione, anche alla luce dell’esplosione di fenomeni quali myspace?

Myspace è un buon mezzo pubblicitario ma anche la morte della musica. Grazie al portalone musicale si sono moltiplicate le band inutili ed è sempre più difficile per le band più piccole che propongono ottima musica, di uscire allo scoperto e farsi riconoscere nel minestrone generale.
Oggi ci sono più band perchè c'è più possibilità di essere visti su internet, ma per meno tempo. Tutti si crea e tutto si distrugge ad una velocità impressionante e ciò che conta veramente crediamo sia ancora il sudore in sala prove e sul palco.
Quindi, in poche parole, è tutto come prima...
In Italia ci sono ottime band, nel nostro piccolo, con SupernaturalCat, stiamo cercando di portarle fuori. Vedremo.


A proposito di SupernaturalCat, come procedono le cose? Vedete in un prossimo futuro la possibilità di espandere il vostro roster?

Le cose procedono benone, anzi, meglio di quanto avremmo mai immaginato.
Sicuramente espanderemo il nostro roster, l'importante è trovare altre band che ci diano ispirazione, cerchiamo gruppi che siano se stessi, che abbiano dalla loro l'originalità e che abbiano qualcosa da dire. A volte è complicato. Ultimamente ci sono piaciuti molto gli Storm{o} e i gli svedesi Suma.


Quali sono stati gli ascolti che nel corso degli anni vi hanno maggiormente influenzato?

Molti e diversi. Crediamo che tutto sia comunque raccolto nei Beatles e nei Pink Floyd.


Ultima domanda prima dei saluti: che posto hanno e cosa rappresentano gli Ufomammut nella vostre vite quotidiane?

Gli Ufomammut siamo noi, tutti i giorni, in tutto quello che facciamo.


Ok ragazzi, grazie per il tempo che ci avete dedicato e alla prossima!

Grazie a te e come sempre a tutti coloro che ci seguono e che ci sostengono, hanno anche loro una buona parte di merito se Ufomammut continua a respirare.


-Edvard-

mercoledì, giugno 18, 2008

STALKER - S/t



Tracklist:
1. Wave Your Hand Goodbye
2. Alpha Strategy
3. Pollyanna
4. A.L.I.C.E.
5. Falling Stones


Nati dalle ceneri dei Kafka poco meno di due anni fa i genovesi Stalker arrivano alla pubblicazione del loro primo album, edito per Produzioni Sante Records, forti dell’ingresso nella band di Alberto (anche negli Ex-Otago) nel ruolo di vocalist.
Loro stessi affermano di ritrovarsi neli generi “Hardcore, Stoner, Post-Rock”, definizione non lontana da quanto proposto musicalmente.
Cinque tracce sofferenti che superano i sette minuti (ad esclusione di A.L.I.C.E), che si presentano con il biglietto da visita di Wave Your Hand Goodbye. L’inizio è cupo e malsano, sinistri arpeggi fanno da tappeto a una citazione d’autore, tratta da “Un Borghese Piccolo Piccolo”, che avanza minacciosa fino ad aprirsi in sguaiati riff dal sapore sludge, una lenta marcia squarciata unicamente dalle vocals al vetriolo di Alberto. Le brevi parentesi acustiche non bastano a stemperare l’atmosfera pesante che la band conferisce ai suoi componimenti. Come se non bastasse salta prepotentemente a galla la vena hardcore del gruppo, con rabbia e frustrazione, in canzoni come Alpha Strategy e A.L.I.C.E, dove fanno capolino echi dei Converge.
Pollyanna e Falling Stones (altra citazione d'autore?), posta in chiusura d’album, mostrano invece il lato più ricercato degli Stalker, due brani in crescendo, sul piano dei volumi e su quello emotivo, riportando alla mente la grezza (ma già elegante) potenza degli Isis di Mosquito Control.
Un valido debutto, energico e ricco di spunti interessanti, che sapranno essere sicuramente migliorati in futuro. Intanto gioiamo di questa “sentenza di morte generale”.

Neuros.

Stalker@Myspace

sabato, giugno 14, 2008

TODAY IS THE DAY Live @ Magnolia-Segrate (MI)



11 giugno 2008

Il Magnolia di Segrate, alle porte di Milano, è stato il teatro di un bel minifestival ieri sera, data la presenza, oltre ovviamente al piatto forte Today is the day di Austin, anche dei Four question Marks, giovani francesi sotto contratto per Trendkill, dei complete Failure, pupilli della Supernova Records e del più conosciuto duo Jucifer. La particolarità dell'evento sta nella divisione delle quattro band su due palchi distinti, rispettivamente all'interno del locale per le già citate prime due band emergenti e uno stage più grande per il combo sotto contratto per Relapse e la band del reverendo.

Ad aprire le danze sono proprio i Four Question Marks, Trio dedito a sonorità estremamente molto vicine al sound dei Meshuggah che risulta davvero troppo monocorde; Certo, per gli amanti delle sonorità in questione è comunque un piacere sentire pezzi come "Red Pragmatic Walls" o "Hedonistic Capitivity", entrambi tratti dal primo full della band, quell'Aleph oramai datato 2006, oppure "Cyclopean Dementia" del recente Titan, ma la band non smuove di una virgola le proprie coordinate musicali per invogliarmi ad approfondire ulteriormente la loro conoscenza. In ogni caso è stato un peccato vederli in preda a problemi col microfono che hanno penalizzato la voce del singer nonchè bassista Francis Passini per diversi minuti nel bel mezzo dell'esibizione.




Poco dopo ci assaltano i Complete Failure, tra i quali si nota l'assenza del bassista Elliot Leslie. Imperterriti, il rimaneggiato trio attacca con un Grind Core pieno di stop e momenti fluttuanti dalla carica devastante. Il mastodontico Mike Rosswog, drummer del combo, è il protagonista assoluto con la sua stazza e il suo devasto sonico dietro le pelli, anche se non manca di coraggio il singer Joemack che salta su due spettatori per uno stage diving davvero al cardiopalma. Macigni sonori tra Cripple Bastards, Converge e Zao ci aggrediscono senza pietà per un mezz'ora di divertimento assicurato.



Si esce e si cambia palco, all'esterno, dove gli spazi si fanno più ampi e si avviccina al clou della serata: Ci intrattengono questa volta i Jucifer, duo davvero strambo e dall'attitudine che non lascia indifferenti. La singer e chitarrista ci ammalia con i sui saltelli, il suo rantolarsi per terra mentre il batterista si dispera e cade dalla sedia, rovescia parte della batteria e la suona coi pugni. Un' atmosfera da trip settantiano in mezzo al marasma sulfureo dello sludge doom e di certo grind/black metal, un flusso incontrollato di movimenti, suoni e battiti forsennati che a volte fanno solo sorridere e in altri momenti ipnotizzano e catalizzano l'attenzione. Si fa fatica a cogliere la fine e l'inizio di ogni canzone, il tutto ci arriva no-stop per una quarantina di minuti che non possiamo che promuvore quanto meno per l'intesità sprigionata dai protagonisti.



Gli Headliner della serata, i Today is the Day, con alle pelli quel Mike Rosswog già gustato con i Complete Failure, dominano la serata e annichiliscono i presenti senza ombra di dubbio. Steve Austin è in stato di grazia, chitarra in mano comincia a devastarci le orecchie con "IED"; il muro di suono del trio è davvero spietato e senza pause di sorta, giusto il tempo di piazzare le intro al punto giusto che lo stesso reverendo con un computer vicino a lui fa partire, canzone dopo canzone non perde un decimo della sua potenza vocale e tritura note su note: si prosegue con una "Kiss the Pig" deflagrante ma è un susseguirsi di tanta energia e carica, con i suoni del basso che via via si faranno sempre più potenti (!!) per un vortice maligno che impressiona per davvero. Non si può non citare il momento in cui Austin rimane solo sul palco per il finale di "No Lung Baby", il tutto davvero intenso e "vero", si capisce come per il singer la canzone abbia una valenza particolare. Cè il tempo anche per Gianni degli Orange Man Theory che sale sul palco per contribuire alla buona riuscita della serata con un cameo anche se sinceramnte non lascia il segno, anzi il ragazzo sembrava visibilmente preoccupato o più stranamente non a suo agio, in più della sua voce non si è sentito molto, causa microfono deficitario. La serata finisce tardissimo (intorno all'1.40) ma data la performance di Austin e dei precedenti gruppi che hanno fatto da corollario alla serata e agli ottimi suoni regalati dal Magnolia, non possiamo che alzare il pollice e dire di esserci goduti un concerto davvero positivo.





Sephiroth.

lunedì, giugno 09, 2008

NEUROSIS CONTEST ONLINE



NEUROSIS CONTEST: 2 Biglietti in palio!

Collengandovi al nuovo sito www.neurosis.it potrete partecipare al contest dove, in collaborazione con Hellfire Booking, mettiamo in palio 2 biglietti per l'evento dell'anno, sì insomma l'unica data italiana del tour estivo europeo dei maestri Neurosis.
Per poter vincere dovete essere iscritti al forum e rispondere correttamente a tutte le domande che mano a mano vi troverete ad affrontare; se arriverete alla fine vi sarà chiesto di compilare un form con tutti i dati necessari, in seguito sarete da noi contattati.

Il termine ultimo per partecipare è Venerdì 27 Giugno, poi il contest verrà tolto e verificheremo il risultato finale; nel caso vi siano più di 2 vincitori allora vi diremo come si procederà.

quindi:

- può partecipare chiunque
- bisogna iscriversi al forum
- finchè non si trova la soluzione non si prosegue
- ad ogni risposta errata si ricomincia dalla prima domanda, non c'è verso di tornare indietro
- non saranno domande "case sensitive", per chi non comprende: non importeranno maiuscole o minuscole
- nell'html non c'è la risposta, inutile perdiate tempo
- c'è tempo fino al 27 giugno
- vietato passarsi le risposte qui sul forum, anche perchè non avrebbe senso


Nell'apposito topic sul Forum potrete chiedere tutte le delucidazioni che vi servono, nel caso qualcosa non sia chiaro; ovviamente per quanto riguarda le domande via via possiamo darvi dei consigli qualora alcune di esse si rivelassero ostacoli insormontabili (ma non crediamo).....sotto ragazzi!

lunedì, giugno 02, 2008

STORM{O}




Dopo aver recensito l'ottimo ep di debutto, ecco cosa ci dicono Giacomo e Luca, rispettivamente chitarrista e voce della band :


Ciao ragazzi! Innanzitutto i complimenti per il vostro omonimo ep di debutto. L’album è uscito da qualche mese ormai e pare aver riscontrato pareri positivi un po’ ovunque. Vi aspettavate tutto questo interesse al riguardo?

Giacomo: Grazie mille per i complimenti e comunque no, non ci aspettavamo molto interesse nei nostri confronti, sinceramente. Primo, perché dalle nostre parti non eravamo molto seguiti e nemmeno ora lo siamo tantissimo, e secondo, perché noi stessi eravamo incerti sul nostro lavoro.

Partiamo dal principio. Storm{O}, monicker alquanto curioso. Ha qualche significato in particolare?

G: Togliendo la “o” tra parentesi, si legge “storm”, che in inglese significa “tempesta”, “prendere d’assalto” e “urlare”, mentre se si tiene in considerazione anche la “o”, si legge “stormo”. L’unione dei due termini crea perfettamente l’immagine concettuale che noi vogliamo rappresentare, ossia uno stormo che, unito ad una tempesta, con gran rumore ed urla, devasta e rade al suolo ogni cosa. Le parentesi graffe rappresentano due uccelli, e quindi lo stormo, e la “O” al centro delle graffe rappresenta una goccia d’acqua, e quindi la tempesta. Tutto questo, dunque, rappresenta la causa dell’azione. Da ricordare però che uno zero tra parentesi indica l’insieme vuoto, che quindi rappresenta l’effetto dell’azione. In conclusione il nostro simbolo è la causa e l’effetto, il principio e la fine.

Siete una band giovanissima, ci potete parlare un po’ di voi, di come si è arrivati a formare la band?

G: Inizialmente, attorno al 2005, io (voce, chitarra), Simone (batteria) e Beatrice (basso), ci siamo formati suonando un post-rock/alternative-rock influenzato da Verdena e Deftones, sempre però con una certa propensione alla sperimentazione. Con l’andar del tempo abbiamo intensificato l’ascolto di gruppi più caotici e violenti (Dillinger Escape Plan?) e questo ci ha influenzato, volenti o nolenti. E’ nata quindi la necessità di uno screamer che si dedicasse solamente alle corde vocali perché io non riuscivo più, con le mie, a seguire la musica che componevo. Oltre a questo, ci sono stati tre cambi di formazione e quella attuale è: Luca (urla, voce), Simone (batteria), Giacomo [io] (chitarra, voce), Federico (basso).

Il vostro suono è nervoso e articolato, ricco di sfumature. Come avviene generalmente il processo compositivo?

G: In genere io costruisco la canzone partendo da uno/due riff di chitarra particolarmente ispirati, che diventeranno i “ritornelli”. Una volta completata la mia parte di chitarra e sistemata approssimativamente la struttura della canzone, presento il tutto agli altri membri del gruppo (in sala prove) e, discutendo, si stabilirà se sarà adatto ad entrare a far parte del nostro repertorio. Se il tutto funziona, si prosegue arrangiando le parti di batteria, di basso e di voce. Chiaramente la mia iniziale parte di chitarra è solo un punto di partenza, quindi subisce sempre numerose modifiche. In ogni caso, comunque, le nostre canzoni sono in continua evoluzione e pure quelle registrate hanno in seguito subìto parecchie variazioni.

Il primo particolare evidente dell’ep è l’ottima qualità sonora; è prodotto e mixato da Rizoma Produzioni. Siete soddisfatti di questo risultato?

G: Inizialmente eravamo tutti un po’ perplessi, non sapevamo nemmeno noi se il prodotto funzionasse o meno, forse perché troppo immersi nella registrazione (e poi nel mixaggio), forse perché nemmeno noi sapevamo cosa volevamo di preciso dalla nostra incisione. Partiti con l’idea di produrre una demo non troppo impegnativa, ne siamo usciti con qualcosa di più, che sicuramente ha superato le nostre aspettative e che ci ha più che soddisfatti, specialmente col senno di poi. Difatti io all’inizio temevo di non rendere allo stesso modo in concerto. Certo è che, comunque, nel nostro lavoro difetti ce ne sono, anche a causa del fatto che fosse la nostra prima registrazione professionale e che si sia svolta senza l’ausilio del metronomo. Da ricordare che Rizoma Produzioni è lo studio nel quale hanno registrato anche i Tears|Before, i Bogus Jail, i Bleeding Eyes (mixati poi da Steve Austin, presto in uscita) e gli Slowdown (mixati poi da Mike Hill, anch’essi presto in uscita); è quindi uno studio che lavora bene con un certo tipo di suoni e che senza dubbio consiglierei a chiunque, specie per la disponibilità dei due ragazzi che lo gestiscono e per i prezzi davvero modesti rispetto alla qualità che offrono.

“Disfonia” è un intro composto da Enrico, chitarrista degli Amia Venera Landscape. Come è nata questa collaborazione?

G: Con gli Amia Venera Landscape è nata fin da subito un’intesa, quando io e Simone li vedemmo ai Magazzini Prensili di spalla ai rimpianti Shoemaker Levy 9. All’epoca suonavano ancora senza voci e ci colpirono moltissimo. Nel corso del tempo abbiamo continuato a seguirli e a sentirci di tanto in tanto. Arrivato il momento delle registrazioni, io ho pensato di far comporre l’intro ad Enrico e di farlo eseguire ad una mia compagna di classe che suona l’arpa da 10 anni. Questa ragazza però non è riuscita ad arrangiare per l’arpa la parte composta da Enrico e quindi abbiamo scelto di utilizzare il computer.

Un'altra caratteristica che vi contraddistingue è il cantato in italiano. E’ stata una scelta voluta? E da cosa traggono ispirazione i testi?


G: No, non è stata proprio “voluta”, diciamo che quando Luca è entrato a far parte del gruppo, gli è venuto spontaneo cantare in italiano e ha dato per scontato che i testi rispettassero la nostra lingua madre, essendo lui influenzato dal punk-hc italiano e dalla musica cantautoriale, e noi naturalmente eravamo tutti d’accordo. I testi quindi sono scritti da Luca, ma a volte anche da me. Tutta la band invece collabora per la scelta dei titoli delle canzoni.

Luca: Scrivo i testi in italiano perché è una lingua che conosco molto meglio dell’inglese e con cui quindi ho più possibilità espressive. Scrivere in lingue diverse dall’italiano credo diventerebbe una limitazione perché avrei a disposizione un vocabolario molto più ristretto. Inoltre, come diceva Giacomo, io derivo dal punk italiano e quindi mi è venuto spontaneo fare una scelta di questo tipo. Per quanto riguarda i temi dei testi, essi trattano di un po’ di tutto, comunque argomenti sempre a carattere sociale. Diciamo che, quando scrivo, cerco di sintetizzare in versi tutto il mio pensiero su un determinato argomento, purtroppo questo a volte ha l’effetto di rendere i testi quasi incomprensibili, anche se non mi dispiace l’idea che ognuno trovi un suo senso personale a quello che scrivo.

Nelle canzoni si passa da furiosi assalti sonori a sfumature melodiche che spesso richiamano il jazz. Quali sono le band alle quali vi ispirate per questo?

G: Non ci confiniamo in determinati gruppi o generi, ascoltiamo tutto ciò che vale la pena di essere ascoltato, tutto ciò che è vero e sincero. Si va dai Verdena ai Botch, dagli Psychofagist ai Sigur Ros, passando per Morkobot e Mare.

Avete partecipato alla compilation “NeuroSounds Vol.1”, la prima riguardante la scena “post” dell’underground italiano. Quali sono i vostri pareri al riguardo e le band che vi partecipano?

G: Siamo molto soddisfatti di questa partecipazione e della maggiore visibilità che ci ha concesso. Tutto è stato curato molto bene, dalla grafica alla scelta dei gruppi. Non pensavamo nemmeno di essere stati selezionati, quindi è stata una grande gioia per noi essere affiancati a gruppi importanti, affermati nella scena e con molta più esperienza di noi. Questa compilation era necessaria secondo me, perché la scena post-core italiana è ricca di molte realtà diverse, varie, originali e interessanti che vanno scoperte, valorizzate e messe in evidenza, permettendone la maturazione. Troppo spesso passano del tutto inosservate e iniziative come questa certamente aiutano i gruppi validi ad emergere. Il bello è che “NeuroSounds Vol.1” incorpora solo una parte della scena post-core italiana… ci sono molte altre bands che non sono presenti e che sono altrettanto valide, come ad esempio i Cubre, gli Psychofagist, gli Inferno, gli A Flower Kollapsed, gli At The Soundawn, i Beyond The Storm, i Daphne, i Dead Elephant, gli Ephel Duath, gli Illogo, i Mondrian Oak, gli Slowdown, i The Secret. Alcune sono già note, altre quasi del tutto sconosciute e non aspettano altro che essere scoperte. Supporto totale quindi a queste iniziative, che fungono perfettamente da “catalogo dell’underground”, cosa molto utile e prolifica per la scena stessa.

Venite da Feltre, come è la scena musicale dalle vostre parti?

G: Per quanto riguarda l’hardcore ci sono delle realtà molto interessanti come gli Slowdown, i Tears|Before, i Wrath Prophecy e i CremaDiPorfido, ma in generale non c’è una scena molto coesa perché il classico metal e i gruppi cover dilagano e la politica dei locali di certo non aiuta. Pian piano comunque le cose stanno migliorando, anche grazie a festival come lo Stones From The Sky, organizzato dalla (noisecult) records, a centri sociali come i Magazzini Prensili, che sono più aperti a certe sonorità rispetto ai locali della zona e che ospitano gruppi anche dall’estero e che quindi portano un po’ d’aria fresca anche qui in questa valle dove l’aria circola difficilmente.

Avete programmato alcune date per i prossimi mesi, quali sono gli altri progetti per l’immediato futuro?

G: Abbiamo da poco diviso il palco con Viscera/// e Lento in un concerto (organizzato dalla Hypershape Records), a Piacenza, molto riuscito; abbiamo suonato con Daphne e Slowdown e nelle prossime settimane suoneremo a diversi festival (con gruppi italiani e stranieri) e concerti. Siamo anche stati selezionati per entrare a far parte di ben 4 nuove compilations: Mal The Core, Italia Violenta III (già uscita!), The Comp 2 (USA) e Rockbelluno Compilation. Stiamo inoltre pian piano costruendo le canzoni che faranno parte del nostro primo full-lenght.

E non resta altro che aspettare il primo full-lenght di questi giovani ragazzi...

Neuros.