sabato, aprile 26, 2008

DEFLORE



Dopo la recensione del recente e stupendo disco di ritorno dei Deflore, Egodrive, non potevamo non contattare Christian Ceccarelli (bass, programming, machines, loops & samples, sinths and radio noises) per fare il quadro della situazione...a voi!

Ciao Christian, innanzitutto parlaci di quando e come è nato il progetto Deflore; quali erano le vostre esperienze musicali all’epoca?

Il progetto DEFLORE è nato durante l’estate del 2000, in seguito ad un week end di improvvisazione tra due amici.
All’epoca Io (Christian) avevo concluso un esperienza di 5 anni con una band cross-over e iniziavo ad affacciarmi alla sperimentazione con strumenti elettronici, mentre Emiliano proveniva da esperienze con una band noise post rock, dedita principalmente all’improvvisazione.
Ci siamo incontrati per passare due giorni immersi nella musica, ci siamo portati due grandi ampli, una valigia di effetti, una drum machine, “sostanze” varie ed un fantastico 4 piste a cassette Tascam (chi lo conosce sa come suona) per registrare tutto ciò che non avremmo ricordato il giorno dopo.... ed uscito fuori il suond DEFLORE.
Ci siamo subito convinti di voler fare a meno di un terzo elemento (il batterista) ed abbiamo deciso di supportare ritmicamente i nostri brani con apparecchiature elettroniche; da principio unicamente con una piccola drum machine (che usavo per esercitarmi a casa), poi, con il passare degli anni abbiamo ampliato l’organico elettronico, scoprendo nuovi strumenti e possibilità e inserendo sempre piu elementi nella nostra musica. Ora possiamo dire che la parte “umana” e quella “elettronica” siano in una situazione di parità.

Siete soddisfatti del responso ottenuto dal vostro debut, Human Indu[B]strial ?

Partendo dal presupposto che il nostro debut album è stato anche la prima produzione della Subsound Records, e quindi anche il disco che ha presentato l’etichetta al mondo discografico..possiamo dire di Si!
La stampa e le webzine internazionali ne hanno parlato benissimo, il responso è stato ottimo a livello promozionale. Ancora stanno uscendo delle recensioni di “Human Indu[b]strial” mentre è già partita la promozione per “Egodrive” !


Come è stato accolto invece per ora il nuovo disco, Egodrive?

Al momento stanno iniziando ad uscire le prime recensioni su carta stampata e le prime webzine italiane che a quanto pare hanno apprezzato questa nostra seconda fatica.
Sinceramente penso che sia ancora presto per tirare le somme.


Parliamo appunto ora di Egodrive, da poco uscito sempre per la Subsound Records; al primo ascolto devo dire che sono rimasto spiazzato, nel senso che il marchio di fabbrica Deflore è sempre ben riconoscibile ma le differenze rispetto al debut sono piuttosto marcate: brani più diretti ed elettronici , oltre ad una ricerca sonora più personale e maggior cura negli arrangiamenti….

Si è vero, “Egodrive” al primo ascolto risulta molto differente da “Human Indu[b]strial”, in fondo è quello che volevamo. Fare un disco diverso, ma sempre portando avanti la nostra personale idea di musica.
Durante questi anni abbiamo cambiato pelle, la nostra padronanza dei mezzi elettronici si è ampliata ed abbiamo sentito la necessità di inserire parti melodiche nella nostra musica, elemento quasi assente in “Human Ind[b]strial”.
Il fatto che i brani siano più concisi e diretti non deriva da una scelta fatta “a tavolino” ma da una naturale evoluzione del nostro metodo compositivo. Siamo riusciti a “sintetizzare” più idee in brani di pochi minuti.
La nostra ricerca ora è orientata in altre direzioni, come l’utilizzo dell’elettronica, dei sintetizzatori analogici e dei campionatori.


Altra cosa che si nota è che nonostante i brani ora vadano più al sodo l’album non è immediatamente fruibile, in quanto vi sono diversi substrati sonori che emergono piano piano solo dopo diversi ascolti….

Verissimo, c’è un grande lavoro dietro ad ogni brano, ogni cosa anche se “nascosta” da suoni più invadenti, è curata nel minimo particolare, niente viene lasciato al caso.
Questo porta ad una stratificazione dei brani e ad una sovrapposizione sonora che può essere “decriptata” solo dopo qualche ascolto. La nostra non è certo musica “semplice” o facilmente assimilabile, questo è un dato di fatto, e ne siamo coscienti, ma a noi piace così!
Daltro canto questo aspetto della nostra musica le permette di essere fruibile su più livelli, e di suscitare diverse emozioni o stati d’animo.

C’è anche più melodia forse in Egodrive, sebbene appunto il sound è più sintetico e d’impatto; su tutto poi emerge anche il lato psichedelico della vostra musica, tutt’altro che lasciato in secondo piano rispetto al debut….

Come gia accennato in precedenza, abbiamo sentito la necessità (forse la prima da quando facciamo musica insieme) di inserire più melodia nella nostra musica, per renderla più “emozionale” anche nelle parti più furiose.
La psichedelia è una passione, ogni volta che improvvisiamo non si possiamo non ricadere nella psichedelia più lisergica, ce l’abbiamo nel sangue. Siamo due “tipi psichedelici”.
La componente psichedelica in “Egodrive” ha sicuramente un aspetto differente rispetto a “Human Ind[b]strial, le vengono relegate parti brevi ma molto efficaci. Ci sono brani come No Air o Servo che hanno come genesi proprio una jam session di pura psichedelia.

I campionamenti rivestono un ruolo molto importante nell’economia dei vostri pezzi, nell’atmosfera creata; come vengono scelti?

A volte vengono scelti in base all’atmosfera che il brano ci fa percepire, invece a volte la scelta dei campionamenti dipende da quello che mi capita tra le mani....Amo campionare frasi da vecchi film sci-fi e horror anni 60/70 o da tg internazionali in diverse lingue o ancora girare con la radio su onde corte e medie e prendere tutto ciò che mi piace. Dai dibattiti elettorali a sermoni di predicatori americani che sembrano posseduti dal demonio!!! (vedi il campione su “No Air”)

Consigliamo a tutti Radio Maria verso le 18, ci sono le messe cantate in latino trasmesse in presa diretta dalla chiesa, con cardinali centenari che recitano già con un piede nella fossa..! Comunque i campioni utilizzati nei nostri brani sono tutti creati da noi. Dai loop ai rullanti, dai suoni del metallo dalle nostre voci campionate alle radio...Tutto insomma.
C’è anche una citazione da Eraserhead di David Lynch nel brano di chiusura “Ferox”...
Chi ha visto quel film non potrà non ricordare quel lamento...a buon intenditor poche parole...

La dualità uomo/macchina è ancora alla base del vostro sound, oppure Egodrive intende esplorare anche nuove tematiche, mi riferisco in particolare al titolo del nuovo disco e dei brani in esso contenuti?

La dualità uomo-macchina continua ad essere il perno attorno a cui gira il nostro suond e direi che “Egodrive” mette ancor di più in primo piano questo nostro aspetto.
Come dicevo, abbiamo ampliato tutto ciò che riguarda la nostra parte elettronica, mettendola sullo stesso piano della parte “Human”, ovvero degli strumenti.
Per quanto riguarda il titolo, se per il primo album avevamo scelto un titolo come “Human Indu[b]strial” per definire la nostra musica (non facilmente catalogabile in un solo genere) coniandone un definizione ad hoc, con “Egodrive” volevamo rendere omaggio a cioè che continua a darci la forza di continuare in quest’impresa: il nostro Ego.
“Egodrive” può essere interpretato come “l’ego che ci guida” o “Ego+Overdrive=EGODRIVE”. Ognuno potrà segliere quello che preferisce, noi li consideriamo entrambi perfetti.

Parlando del processo creativo, come nascono i vostri brani? I titoli dei pezzi vengono in seguito al sound creato oppure esso è in conseguenza di un titolo, un concetto già prestabilito?

Nessun concetto prestabilito! Tutti i nostri brani nascono dall’improvvisazione. Ci piace perderci in lunghe session d’improvvisazione, durante le quali suoniamo per ore lavorando su un singoli loop.
Di solito si improvvisa fino allo sfinimento, cercando sempre di registrare tutto, una volta individuato il giusto groove, si ricomincia a suonare e improvvisare su quello, e così via. Improvvisazione, riascolto, lavorazione e improvvisazione, una situazione che potrebbe durare all’infinito. Solo dopo aver composto la maggior parte della song affiniamo i particolari e curiamo maggiormente l’arrangiamento inserendo ulteriori elementi come sample e synth.
I titoli non vengono decisi “a tavolino”... la maggior parte delle volte vengono fuori così, a metà strada, quando il brano è ancora grezzo...di solito è il nome con cui salviamo il progetto su laptop.... dopo 3-4 ore che suoni lo stesso groove, scrivi la prima parola che ti viene in mente e di solito è quella più adatta. 
In alcuni casi abbiamo scelto dei titoli in base alle sensazioni o alle immagini che quei brani ci suscitavano una volta completati

Dal punto di vista artistico quali sono gli input che influiscono maggiormente sulla vostra musica? Immagino che oltre ad esperienze personali per lo meno cinema e letteraura rivestano un certa importanza….

Certo, Cinema e letteratura costituiscono una sorta di carburante per la nostra “arte”.
La nostra musica è fortemente orientata a trasmettere immagni. Ognuno potrà farne la colonna sonora (inquietante o meno) della propria vita.
Personalmente sono un seguace dell’opera di David Lynch. Con film come Eraserhead, Lost Highways e Inland Empire, ha sconvolto la mia visione del cinema, e mi ha trasmesso un tale senso d’angoscia che ho sempre cercato di ritrasmettere attraverso la musica dei DEFLORE.
Siamo molto interessati a lavorare partendo dalle immagini, vorremo sperimentare di più in questa direzione, magari lavorare per qualche colonna sonora. Forse proveremo a sonorizzare qualche film muto ’30....direi un horror.

Per l’artwork, per altro bellissimo, stavolta vi siede avvalsi della collaborazione di Petulia Mattioli; le avete lasciato carta bianca sul lavoro da seguire? Come è nata l’idea di affidarsi a lei?

L’artwork di “Egodrive” è stato comletamente concepito e realizzato da Petulia Mattioli. Le abbiamo dato carta bianca proprio perchè avevamo fiducia in Lei. Dopo aver visto i suoi lavori realizzati per gli album di Sigillum S e Black Engine, e la sua carriera artistica, non ci siamo voluti mettere tra lei e la sua arte...ad ognuno il suo.
Come preventivato non ha deluso le nostre aspettative, realizzando un lavoro, a mio avviso, spettacolare e che rappresenta in pieno la poetica di “Egodrive”. Petulia è una persona fantastica, ci siamo conosciuti sulla rete, scambiandoci complimeti a vicenda per i rispettivi lavori...e cosi ne è nata una collaborazione!

Nel brano “Argento 930” vi è la partecipazione di Erol Unala, ex Celtic Frost ed Apollyon Sun, autore di linee aggiuntive di chitarra; come siete entrati in contatto con lui? Siete soddisfatti del suo piccolo ma a mio parere ottimo intervento?

Anche con Erol ci siamo conosciuti grazie a Myspace!
Un semplice scambio di commenti e complimeti da parte sua per la nostra musica e mia per i suoi mitici Apollyon Sun! Gli ho semplicemente chiesto se voleva partecipare con delle linee aggiuntive di chitarra su un nostro brano, e abbiamo scelto “Argento 930” perchè a nostro avviso, più adatto a Erol! Siamo più che soddisfatti del suo contributo..ma a dire la verità non avevamo dubbi...Erol Unala è un grandissimo musicista e sapevamo che non ci avrebbe mai deluso.
Abbiamo lavorato a distanza scambiandoci files e opinioni via e-mail, è stata un’ottima esperienza e soprattutto un onore sapere che chi stimavi ora stima te!

Per quanto riguarda il mastering stavolta vi siete affidati a John Golden (Neurosis, Primus); c’è stato un motivo particolare legato a questa scelta?

Il mastering è un processo troppo importante per il risultato finale di un album e dopo tanto lavoro in studio sui suoni, volevamo che a fosse solo Lui a metterci le mani. John Golden ha masterizzato dischi che negli ultimi anni hanno segnato la nostra vita e il nostro modo di percepire la musica (Neurosis “A Sun that never sets”, “The eye of every Storm”, per fare un paio di esempi). Il suo lavoro con noi è stato magistrale, il suond è rimasto “gonfio” e imponente, non ha sacrificato le basse frequenze (su cui si regge il nostro sound) nonostante sia riuscito a dargli ancor più potenza. Ha ascoltato e seguito gli andamenti dei singoli brani rendendoli perfetti! Non potevamo scegliere meglio!
Grande John!

La vostra musica non è certo delle più facili da riproporre dal vivo, come vi regolate in tale senso, vi servite dell’aiuto di musicisti esterni?

Assolutamente no. Siamo in due e cosi ci presentiamo dal vivo. Gestiamo contemporaneamente basso, chitarra , loop recorders, sintetizzatori, multieffetti e radio. Una bella fatica! Non sentiamo l’esigenza di allargare la line-up proprio perché vogliamo dimostrare la possibilità di suonare e gestire musica di una certa complessità senza elementi "umani" esterni, e a quanto pare funziona!

Siete soliti usare delle proiezioni visuali durante le vostre esibizioni?

Si, solitamente i nostri live sono accompagnati da proiezioni visuali create ad hoc per la nostra musica. Anzi diciamo che musica e video dovrebbero essere sempre accoppiati ma purtroppo spesso i locali hanno la possibilità di fare proiezioni.

Parlando appunto di concerti come vi state muovendo per promuovere in giro il nuovo materiale?

Si fa quel che si può!
Purtroppo non abbiamo al momento un agenzia di booking che curi i nostri interessi, e per una band di due elementi divisa fra musica e lavoro, non è sempre facile.
Comunque dopo il release party per l’uscita di “Egodrive” del 16 febbraio al INIT di Roma (una grande serata!) abbiamo fatto qualche data in centro Italia e ora stiamo cercando di muoverci il più possibile per andare all’estero. Vedremo cosa ci riserverà il futuro.

Anche voi avete partecipato alla nostra compilation NeuroSounds Vol.1 con il brano Home (tratto del debut album); vi chiedo se il progetto è stato di vostro gradimento ed in conseguenza che ne pensate della scena underground italiana legata a questo tipo di filosofia/ sonorità?

NeuroSounds è un ottima compilation, è stato un piacere poter partecipare con un brano. Inoltre ci ha dato la possibilità di scoprire molte ottime band Italiche, amanti come noi delle sonorità “neurotiche” (noi siamo due fan sfegatati dei Neurosis e di tutto ciò che esce dalla Neurot!!!!!)
Iniziative come le vostre sono molto importanti per la musica underground, creano reti di contatti dove la musica (diciamo..la buona musica) si diffonde a massima velocità. Gran bel lavoro Ragazzi!

Bene, per concludere non mi resta che chiedervi quali sono i vostri progetti per il futuro e ringraziarvi per la vostra disponibilità…..alla prossima!

Prossimamente realizzeremo il primo video tratto da Egodrive, stiamo elaborando la sceneggiatura, ed a breve inizieranno le riprese.
In questi mesi abbiamo “raccolto” ben tre remix realizzati per noi da Eraldo Bernocchi, Andrea Lai e Iceone, inoltre c’è ancora un brano inedito registrato durante le sessioni di “Egodrive” che verrà pubblicato insieme ai remix, sull’edizione in doppio vinile di “Egodrive”.
Per il momento è tutto!
Grazie a Voi!

-Edvard-

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