giovedì, aprile 03, 2008

AT THE SOUNDAWN




Dopo aver recensito il loro ottimo debut album Red Square : We Come in Waves abbiamo contattato la band per dire la sua. Andrea, chitarrista, ci aiuta a fare il punto della situazione:


Ciao ragazzi, ci sono davvero tante cose su cui discutere. Io inizierei facendovi i complimenti per aver recentemente firmato un contratto con la Lifeforce Records (Heaven Shall Burn, Raunchy, War From A Harlots Mouth, Naehmah ecc..). Sarete sicuramente entusiasti di ciò, come siete entrati in contatto con l’etichetta?

Si, siamo felicissimi. Effettivamente le aspettative per questo disco erano alte, ma non così alte da sperare in un contratto come quello che abbiamo ora!
Siamo arrivati a Lifeforce tramite la sede americana della label, gestita da un ragazzo che lavora anche con Translation Loss Records (Rosetta, Mare, Mouth of the Architect...). Infatti è proprio alla TLR che abbiamo spedito il disco. Da loro è arrivata una risposta positiva, anche se nel senso di un semplice apprezzamento, nessuna proposta concreta. Nel frattempo la vita della band è andata avanti, abbiamo trovato una label, abbiamo fatto un tour, scritto pezzi nuovi...
Siamo comunque rimasti in contatto con il nostro contatto e un anno e mezzo dopo la prima mail ci è arrivata la proposta vera e propria da parte di Lifeforce.

Il vostro disco di esordio è stato pubblicato per UK Division Records. Cosa accadrà ora al riguardo?

Niente di particolare. Il disco è stato ritirato dal mercato e mandato al macero. Ringrazio ancora una volta i ragazzi alla UKDR per la correttezza e la disponibilità dimostrataci.

Suonare oltre Oceano è il sogno di parecchie band europee; pare che per voi ora questa opportunità sia più vicina, cosa ne pensate?

Proprio in questi giorni stanno iniziando ad arrivare i primi sintomi, anche da oltreoceano, della massiccia promozione che Lifeforce sta facendo.
Alla fine avendo promozione e distribuzione in USA, non dovrebbe essere troppo difficile fare qualche data anche lì. Per ora niente di ufficiale però, quindi continuiamo con la nostra attività standard (prove, prove, prove!).

Dall’Italia emergono sempre più band di valore e il panorama internazionale pare finalmente accorgersi di ciò, il vostro recente contratto ne è un esempio. Come vedete la scena italiana in questo momento?

Ricca e attiva, basta dare un’occhiata alla sezione Italian Post Community del forum.
Purtroppo, in parte ce la suoniamo, ce la cantiamo e ce la balliamo da soli! Nel senso che tutti noi siamo sia la scena che il pubblico, per cui diventa difficile arruolare nuovi fans. D’altra parte sono convinto che l’attenzione che molte bands (Lento, Dead Elephant, Three Steps To The Ocean, Tomydeepestego...) stanno catalizzando su di sé possa aiutare anche in questo senso.

I vostri passati tour hanno toccato anche l’estero. Come è stata l’accoglienza, e quali differenze avete riscontrato rispetto al nostro paese?

In realtà abbiamo fatto un solo tour all’estero, in Svezia, ma è stata un’esperienza indescrivibile.
La sensazione è molto simile a quando sei in gita con la scuola: sei in un furgone (o in un camper) con i tuoi amici, ti guardi un sacco di posti (anche se molti dal finestrino) e la sera suoni... non puoi chiedere di meglio!
L’accoglienza è stata caldissima, nonostante la terra scandinava sia spesso ritenuta fredda non solo nel clima ma anche negli animi. Ci sono stati fatti tanti complimenti, soprattutto perché questo sound sembra essere poco conosciuto in Svezia.
Le differenze sono parecchie rispetto all’Italia, il pubblico sembra essere più preparato, più attento durante le esibizioni e di certo meno critico. Nel senso che al di là di tutte le varie seghe mentali, si tende ad andare al sodo: ti piace o non ti piace, fine. Niente pippe su gruppi venduti, svenduti, falsi, veri... quello che conta è la musica. E questo a me piace molto.

Cosa ne pensate del mercato musicale odierno?

Domanda difficile. Anzi, domanda facile, risposta difficile.
Credo che tu ti riferisca alla famigerata lotta tra dischi e mp3. Il primo termine che mi viene in mente è anacronistico. Nel senso che tutte le misure che si cercano di prendere contro il file-sharing sembrano veramente l’ultimo spasmo di un corpo morto.
Il file-sharing c’è e non accenna a diminuire. La soluzione secondo me non sta nel bloccarlo, ma nell’offrire un prodotto alternativo e di alta qualità.
E’ vero che si vende meno, ma comunque si vende (addirittura mi pare che ci sia stato un incremento negli ultimi anni). La vera differenza credo che stia nei canali distributivi. Sono rimasti pochissimi quelli che comprano i dischi in negozio, soprattutto in Italia dove i prezzi sono tutt’altro che competitivi rispetto a quelli dei canali alternativi.
Comunque ripeto, secondo me una cartella di mp3 sul tuo lettore non potrà mai competere con un prodotto di alta qualità, magari con un packaging particolare, che puoi toccare con mano, che puoi fruire in mille modi diversi, che puoi archiviare nella tua discoteca, ecc. Anche per questo sta tornando molta in voga il vinile, perché il vinile c’è, lo puoi toccare, guardare, conservare...

Passiamo ora alla musica. Il vostro sound è stato spesso associato a sonorità che gravitano intorno al post-hardcore di derivazione psichedelica. Io penso che voi riusciate però a distinguervi dalle altre band, ad esempio a livello di riff mi è venuto in mente addirittura un certo stoner...

Sono d’accordo con te. Il post-core è probabilmente la nostra influenza più evidente: un po’ perché da esso abbiamo attinto per la ricerca delle sonorità e delle armonie di molti pezzi per Red Square, un po’ perché ora va di moda questo sound e lo si riesce a sentire un po’ dappertutto.
In realtà spingendosi ad un livello più profondo si possono notare le tante influenze e derivazioni della nostra musica, soprattutto per quanto riguarda le strutture dei pezzi che sono tutt’altro che post-core. I gruppi che ci influenzano e ci hanno influenzato sono tanti e disparati: oltre ai soliti Isis e Cult Of Luna, anche Porcupine Tree, Aerogramme, Jaga Jazzist, At The Drive In, Minus The Bear, ma anche altri molto lontani dal nostro genere come Weather Report, Erik Satie o Kaki King. Di sicuro non sono influenze che sentirai direttamente nella nostra musica, ma ti assicuro che anche questi ultimi artisti hanno lasciato un segno profondo nel nostro modo di intendere la musica.

Anche a livello vocale gli spunti rilevanti sono molteplici, si passa da un cantato spesso “rauco” a timbriche più delicate e melodiche davvero emozionanti. Come siete arrivati a questo abbinamento?

Non c’è stato un preciso disegno dietro questa scelta. Alcune parti delle canzoni letteralmente ci chiedevano delle parti cantate delicate e leggere, altre invece lasciavano lo spazio perfetto per una linea più decisa e potente. Da parte nostra non abbiamo pregiudizi, ci piacciono tanto i cantati puliti, quanto quelli sporchi, per cui abbiamo deciso di usarli entrambi senza porci troppi problemi.

Una sfumatura davvero avvincente del vostro sound è risultata dall’utilizzo di una sezione di fiati in più canzoni (Slight Variations ,Phone Will, One Day Before). Da cosa è scaturita questa scelta? Potremo risentirla in futuro?

Già da molto prima di registrare avevamo in mente di arricchire i pezzi in studio con qualche altro strumento. La scelta è ricaduta quasi subito sulla tromba, che, come gli altri ottoni, si presta molto bene ad affiancare o sostituire le linee vocali per la sua timbrica.
Successivamente la nostra scelta è stata confermata anche dall’ascolto dei Callisto, che abbiamo scoperto usare un sax in Cold Stare, terza traccia del loro True Nature Unfolds.
Sicuramente potrete risentirla in futuro, sul prossimo disco non mancherà!
Una delle idee era anche di inserire un trombettista nella line-up. Per ora la cosa si è rivelata piuttosto sconveniente: le linee di fiati sono troppo poche per pensare ad una soluzione di questo genere. In futuro però le cose potrebbero cambiare…

L’artwork del disco pare ispirato a al “Quadrato Nero su Sfondo Bianco” di Malevic. Cosa potete dirci al riguardo?

In realtà non so rispondere con precisione alla domanda, in quanto la proposta per quella grafica ci è arrivata dal grafico cui ci siamo rivolti (Studio Icaro – myspace.com/icarowillfall). A noi è piaciuta immediatamente e l’abbamo adottata. Devo precisare che la ristampa per Lifeforce avrà un art work diverso: il quadrato non sarà più in copertina, ma comunque ci sarà...
Sicuramente l’accostamento al suprematismo russo è una delle interpretazione che ci piace di più. Effettivamente, ora che ce lo hanno fatto notare, ci sentiamo vicini alla poetica di Malevic, secondo cui l’artista deve liberarsi dei fini pratici ed estetici dell’arte per abbracciare completamente la sensibilità plastica.

Da cosa traggono ispirazione i testi delle vostre canzoni?

Principalmente da quello che ci accade attorno. Non ci sono fini ideologici nei testi, semplicemente offriamo un punto di vista personale su quello che accade e che ci accade.
Ad ogni modo i testi sono spesso astratti o addirittura criptici e quindi difficilmente ricollegabili ad un referente concreto.

Quali sono i vostri attuali ascolti?

Ti riporto alcuni ascolti dal mio profilo su Last.fm: Kaki King, Callisto, Weather Report, Thomas Newman, Khoma, Ulver, Irepress, Oceansize, Baroness, Elio E Le Storie Tese, Kongh, Minus The Bear, Battles, Battiato, Dalla, Bobby McFerrin… di tutto un po’!

Gli utenti di NeuroPrison sono molto interessati riguardo la strumentazione utilizzata dalle bands…potete in sintesi parlarci della vostra, di cosa cercate e come ottenete il vostro sound?

Certo! Ecco un elenco della nostra strumentazione.
Andrea (io): Gibson Les Paul Studio, testata Mark III Blue Stripe del 1989, cassa Mesa 4x12”, Boss TU-2, Boss CS-3, Boss DD-5, Boss RC-20XL, Big Muff (BM3), Holy Grail, Line6 DL4, Line6 MM4, Seymour Duncan Lava Box.
Matteo: Aria Pro simil-strato di cui non sappiamo praticamente nulla, Gibson Explorer Gothic, testata Fender Band Master del 1964, cassa Mesa 4x12”, Boss TU-2, Line6 DL4, Small Clone, Small Stone, Holy Stain, pedale volume Dunlop.
Alessio: Fender Jazz Bass USA, testata Ampeg SVT del 1975 completamente valvolare, cassa Hartke 215XL 2x15” con coni in alluminio, Boss MT-2.
Queste scelte sono state dettate dalla volontà prima di tutto di distinguerci dalla massa con un suono personale e in secondo luogo per cercare di ricreare al meglio il sound del disco.
Infatti, la ricerca sonora per Red Square è stata fatta direttamente in studio con Riccardo “Paso” Pasini (Studio73, myspace.com/studio73). Con lui c’è stata una grande intesa da subito: a volte non c’era neppure bisogno di parlare, con grande naturalezza abbiamo costruito piano piano il sound degli ATS.
Attualmente, lavorando ai pezzi nuovi, cerchiamo di evolvere il sound piegando gli strumenti alle neccesità delle canzoni o, viceversa, costruendo le canzoni su determinati suoni, come fa la musica elettronica o certa musica classica (Satie, appunto).


State già lavorando al nuovo album? Quali sono i progetti futuri?

Si, stiamo lavorando al nuovo disco, che dovremmo andare a registrare nei primi mesi del 2009, ma è ancora presto per parlarne, dato che abbiamo solo due pezzi pronti al momento.
Per il resto puntiamo a partire al più presto in tour, ovunque sia possibile portare la nostra musica!

Lasciateci pure tutti i vostri contatti ragazzi e grazie mille davvero per la disponibilità. A nome di Neuroprison vi faccio i migliori auguri per il futuro, con la speranza di vedervi un giorno on stage!


Vi lascio il nostro myspace che è www.myspace.com/atthesoundawn e il nostro sito www.atthesoundawn.com. Quest’ultimo non è aggiornato, ma è carino da visitare, fateci un giro!
Grazie di tutto, il disco esce il 28 aprile su Lifeforce Records, con un succoso video extra!!!

Neuros.

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