mercoledì, aprile 23, 2008

DEFLORE - Egodrive



Anno: 2008

Etichetta: Subsound Records

Tracklist:
01. Evil Whales
02. Egodrive
03. Servo
04. Saturazione
05. Il Techno Re
06. Contesto
07. No Air
08. Megaphono
09. Signal
10. Tracktotank
11. Argento 930
12. Ferox


Il duo industrial romano dei Deflore torna a tre anni di distanza dal debut “Human Indu[b]strial” e possiamo tranquillamente dire che l’attesa è stata ben ripagata.
La maturazione avvenuta durante questi anni è davvero sorprendente, sia a livello compositivo che di cura dei suoni e degli arrangiamenti, con la band ora pienamente consapevole delle proprie capacità ed in grado di ampliare l’uso dalla strumentazione a disposizione e sfruttarla in pieno.
Quel che balza subito all’orecchio è una maggiore immediatezza, brani quindi più diretti e snelli, ma allo stesso tempo ricchi di nuove e sorprendenti sfaccettature in grado di rendere il sound stratificato, a diversi piani di lettura, e con sfumature non immediatamente recepibili.
Egodrive è stato di nuovo registrato ai Subsound Studio di Roma, ma questa volta la band si è avvalsa del contributo e dell’esperienza di John Golden (già al lavoro con Neurosis e Primis tra gli altri) in fase di mastering; il sound rispetto al passato è ora decisamente più elettronico, sintetico ed alieno, ma anche più deciso e raffinato rispetto ad un industrial metal più canonico e terreno del passato.
L’intro ipnotico di Evil Whales ci introduce al mondo cupo ed onirico del dinamico duo romano, e fa da preambolo alla title-track che subito mette in chiaro la potenza e l’impatto del rinnovato sound della band; lungo i 47 minuti del platter si passa da momenti avvolgenti e pregni di liquida atmosfera (Servo, Tracktotank), all’urgenza ritmica di brani come Saturazione e Signal, sempre senza comunque perdere di vista una certa componente psichedelica che è sempre stata alla base del loro filosofia musicale.
Impeccabile e degno di nota è pure lo studio ed il lavoro svolto sulle costruzioni ritmiche, che in alcuni casi (Il Techno Re, Megaphono) sfocia in brani di maggiore complessità senza però perdere di vista quello che deve essere il piacere dell’ascolto, con melodie in generale decisamente più in primo piano rispetto al passato; a tal proposito irresistibile si rivela il refrain ed il relativo sottofondo percussivo di Contesto, uno degli highlights assoluti del platter.
Con No Air si tira un pò il fiato in quanto i ritmi rallentano, ponendo l’accento su un incidere cupo ed introspettivo, mentre Argento 930 vede la collaborazione di Erol Unala (ex Celtic Frost e Apollyon Sun) in grado di contribuire con l’aggiunta di particolari ed interessanti linee di chitarra.
Spetta a Ferox chiudere il discorso con uno svolgimento strutturale decisamente progressivo, fatto di una prima parte (ove compare anche una chitarra acustica) lenta ed atmosferica a cui si sostituisce una impennata che, citando l’ossessivo spoken, sfocia in un finale da lasciare senza fiato e che all’inferno si decompone.
Non resta che sottolineare il bellissimo ed enigmatico artwork a cura di Petulia Mattioli e consigliare caldamente questo disco a tutti coloro che amano l’arte a 360 gradi e sono in perenne ricerca ed indagine personale, perché è questo che fanno i Deflore, e come loro davvero in pochi oggi.

-Edvard-

Deflore@Myspace

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