giovedì, marzo 27, 2008

DEAD ELEPHANT




Eccoci qui, dopo la recensione del bellissimo Lowest Shared Descent era doveroso dare la parola alla band di Fossano, una delle rivelazioni assolute in campo rock made in italy degli ultimi anni...


Ciao ragazzi, innanzitutto complimenti per il vostro recente full-lenght, uno dei migliori debut che mi sia mai capitato di ascoltare, e non solo a livello nazionale; quali sono stati gli eventi trascorsi nel lungo periodo di tempo tra le registrazioni del disco e la sua pubblicazione?

Grazie mille per i tuoi complimenti.
La fase di mixaggio del disco è stato l’aspetto più difficile da affrontare. Anche per la nostra inesperienza nel rapportarci verso uno studio di registrazione. Volevamo che il disco suonasse molto diretto e naturale. Rock, in altri termini.
Non è stato affatto facile comprendere come muoverci ma alla fine abbiamo affidato il lavoro a David Lenci e siamo contenti della scelta che abbiamo fatto…Già durante la fase di mixaggio abbiamo iniziato a muovere i primi passi per trovare etichette interessate al lavoro ma soprattutto delle persone con cui ci faceva piacere collaborare. Tutto questo ha richiesto il suo tempo.

Come è nata la band e quali erano le vostre influenze agli esordi?

Dead Elephant è la naturale evoluzione di un altro gruppo chiamato Elephant Man attivo fin dal 2000. Tutto si è sempre sviluppato attorno alla nostra sala prove a fossano (CN).
Le nostre influenze musicali erano soprattutto noise: Unsane, Melvins, Cherubs, Jesus Lizard su tutti.
Successivamente in modo molto istintivo abbiamo iniziato ad introiettare all’interno del suono della band altri elementi. E’ stato un processo molto naturale avvenuto molto gradatamente.
Non ci abbiamo pensato di proposito, è accaduto perché né avevamo bisogno.

State attualmente cercando un nuovo batterista anche se fino alla fine del tour Sandro Serra dovrebbe rimanere con voi; quali caratteristiche deve avere il nuovo membro per poter essere parte integrante della band?

Innanzitutto deve essere umile, onesto e responsabile. Tre caratteristiche fondamentali per fare qualcosa insieme ad altre persone…

Lowest Shared Descent è stato pubblicato sotto varie etichette a seconda dei mercati e del formato, immagino sia stata una scelta obbligata per poter usufruire di un certo tipo di distribuzione….

Direi di si. E’ stato un lavoro che mi ha preso molto tempo ma sono contento del fatto che in questo modo riusciamo a far arrivare la nostra musica più lontano.

Come è stato accolto finora dalla stampa specializzata?

In modo assolutamente inaspettato per noi stanno trattando tutti il nostro disco in modo entusiastico. Come musicista credo che faccia piacere quando vedi che molte persone spendono buone parole per la tua musica, anche se non è quello il nocciolo della faccenda. La cosa più importante sono sempre i concerti, quando ti confronti con un pubblico.
Ci ha fatto piacere sicuramente di più il fatto che il tour in francia a gennaio è andato molto bene. Abbiamo ricevuto un ottima risposta alla nostra musica ai concerti e non vediamo l’ora di tornarci. Lowest Shared Descent ha ricevuto ottime recensioni anche li. Sul numero di aprile di Noise (un giornale musicale francese) sarà presente una nostra intervista perché una loro giornalista era presente al nostro concerto di Parigi. Questi sono tutti aspetti che non avevamo assolutamente previsto e c’è li viviamo più come un regalo. Cioè non ci aspettiamo nulla da nessuno. Non suoniamo affinché qualcuno ci dica “siete bravi” ma perché ci piace farlo…

Le influenze che stanno alla base del vostro sound sono molteplici: si va dal noise-rock di bands quali Unsane, Today Is The Day, Melvins e Jesus Lizard al post-core dei Neurosis, passando per il kraut-rock e la psichedelia dei 70’s, l’ambient e l’industrial; come riuscite a far convivere tutti questi elementi ed in particolare, qual è la filosofia del vosrtro sound ed in che modo si è evoluto nel corso degli anni?

Credo che sia un processo di apprendimento basato prima di tutto sugli ascolti e sulla pratica in sala prove.
La musica è un linguaggio e dopo più di 50 anni di rock di cose se né sono già dette, basta solo avere il tempo e la voglia di ascoltarle.
Credo che non abbiamo una filosofia ma quando scriviamo un pezzo la mia prerogativa è quella di non precludermi nessuna soluzione a priori, cercando di rimanere fedele al fatto che quello che eseguo deve prima di tutto emozionare me. E’ questo il momento che mi appaga di più come musicista. E’ stato sempre così già dagli elephant man.

Verso quale tipo di strumentazione vi siete orientati per ottenere al meglio il sound che cercate?

Abbiamo lavorato molto sul nostro suono e siamo contenti del risultato che abbiamo ottenuto.
Siamo molto affascinati dalla tecnologia musicale analogica e valvolare perché è quella che preferiamo di più in termini di suono.
Io suono una chitarra travis bean in una testata hiwatt da 100 w del ‘71. Utilizzo una cassa 4x12” della matchless + alcuni pedali analogici di vario tipo. Soprattutto distorsori.
Fulvio di solito suona con un fender Jazzbass e una testata costruita da un nostro amico che utilizza valvole per i televisori degli anni 50/60. Oltre ad una cassa ampeg 8x10” e ha volte una cassa hiwatt 4x10”.

Eugene Robinson degli Oxbow e Luca Mai degli Zu hanno dato il loro contributo rispettivamente su The Same Breath e Post Crucifixion; come sono nate queste collaborazioni e quale è stato il loro peso dal punto compositivo?

Queste collaborazioni sono nate prima di tutto perché siamo fan sia di Zu che di Oxbow da molti anni. Quando abbiamo terminato la scrittura del disco ci siamo resi conto che su post crucifixion sarebbe stato un esperimento interessante inserire un fiato e abbiamo pensato subito a Luca. Per The Same Breath invece avevo scritto il testo ma non mi convinceva molto ne la mia linea vocale né quello che dicevo. Allora ho mandato un email a Eugene chiedendogli se gli sarebbe piaciuto collaborare con noi cantando su quello che poi è diventata the same breath. Entrambi hanno accettato con piacere e hanno dato un ottimo contributo al pezzo. Siamo molto fieri del risultato di queste collaborazioni. Dal punto di vista compositivo tutti i pezzi di Lowest Shared Descent sono nati in modo indipendente da esse perché sono stati scritti prima.

Come siete invece entrati in contatto con Marco Corona, autore del bellissimo artwork?

Marco è un nostro amico da anni ed è davvero un grande disegnatore e scrittore di fumetti.
Abita anche lui in provincia di Cuneo, quando non è a Bogotà, e visto che viene volentieri ai concerti non è stato difficile conoscerlo. Senza contare che ha anche un suo progetto musicale i Nazigay.

All’interno del digipack è stato inserito un estratto dal Qohelet, libro ebraico contenuto nella Bibbia ove viene esposto un contradditorio tra il bene ed il male; quali sono quindi le tematiche di base dei pezzi e quanto l’artwork è legato ad esse?

Più che vederla legata alle tematiche dei brani la citazione di ecclesiaste (Qohelet ) ci piaceva molto perché identificava bene il punto di vista dalla quale credo sia stato scritto l’intero disco.
Il libro di Qohelet è molto controverso e affascinante ed è percorso dalla necessità di capire, di comprendere la realtà che vivono gli esseri umani per dargli un senso. E’ lo stesso bisogno con il quale abbiamo scritto le canzoni. L’artwork è assolutamente legato alle tematiche del disco ma non credo che sia così importante spiegare perché lo sono secondo me.
I pezzi parlano di solitudine, morti accidentali, malattie psichiatriche, amori andati a male.
Sono canzoni per i morti.

Come stanno procedendo queste prime date live successive alla pubblicazione dell’album?

Molto bene direi. Il tour in francia a gennaio come ti dicevo è stato molto positivo e le date in italia stanno andando altrettanto bene. Ci piacerebbe solo poter suonare di più…

Immagino che il clou del tour saranno delle future date negli USA, che rappresentano forse il vostro maggior bacino d’utenza…

Vedremo. Ci stiamo lavorando ma non c’è ancora nulla di sicuro…

Quali sono le vostre impressioni sulla scena italiana, sia per quanto riguarda le bands che l’audience, la stampa, i locali ed i promoters?

Noi venendo dalla provincia di cuneo abbiamo osservato sempre ciò che accadeva nelle città più grandi dall’esterno. Anche in città più vicine a noi come torino non è stato semplice integrarsi.
Il tutto poi si è complicato rispetto al fatto che la nostra musica non è facilmente assimilabile neppure nella scena hardcore legata al DIY.
Comunque ovunque ci sono persone appassionate e interessanti da conoscere se le cerchi.
Un esempio concreto sono i lucertulas. Un gruppo che sta portando avanti un discorso molto personale e interessante a livello musicale lontano da tutte le mode e i filoni facilmente classificabili. Però siccome non vengono da Providence ma da Vittorio Veneto c’è molto meno hype attorno alla loro musica. Di musiche interessanti c’è né basta cercarle.

Avete già in cantiere dei pezzi nuovi o cmq avete intenzione di iniziare a lavorarci il prima possibile appena finito il tour? In tal caso vi sono particolari novità stilistiche in vista?

Stiamo già lavorando su pezzi nuovi. Però non siamo in grado ancora di prevedere nulla su quale sarà il risultato finale. Inoltre l’ingresso di un altro componente nella band può cambiare molte cose.

Ok ragazzi abbiamo concluso, spero di vedervi presto dal vivo ed in bocca al lupo per tutto!

Grazie mille del supporto, ci si vede presto.


-Edvard-

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