martedì, ottobre 26, 2010

LUCERTULAS - The Brawl




Tracklist:
1. 8 hours
2. An old man
3. In this town
4. A wicked eel
5. Crowning
6. The boxer
7. The nun's pray
8. Carlo's nightmare
9. The widower




Tre anni non sono bastati per smaltire la sbornia di Tragol de Rova, e a questo giro i Lucertulas sono alle prese con i tragici postumi di quelle scorribande alcoliche, la sobrietà non è più un miraggio ma è ancora ben lontana dall’essere tangibile, il mal di testa è preponderante, e come in ogni fase di risacca che si rispetti, è difficile coniugare un’azione all’altra, pensare e agire contemporaneamente costa sforzi immani.
La sintesi di un dopo sbronza è anche la sintesi di the Brawl, che vede il trio nuovamente in azione, dopo mesi continui di esibizioni e collaborazioni (Christian dietro le pelli delle scorribande urbane dei Lago Morto) e il risultato è stato per i più inaspettato, spaccando in due le considerazioni di chi ripose più di una fiducia nel precedente disco.
In Tragol de Rova si poteva trovare la massima espressione dell’ebbrezza, suoni sregolati, slegati, scalmanati, tempi schizofrenici, grezzi, articolati, in una commistione letale tra caos e ordine se mai possa essercene una, dove le bordate noise andavano a braccetto con il blues e la psichedelica, con parentesi rumoriste ed efferatezze assortite, in the Brawl tutto questo non accade e pare che una cosa escluda l’altra, più che a braccetto si può dire che le componenti si diano la mano come a sostituirsi vicendevolmente. E’ questo il particolare che ha diviso, in un’analisi che proprio nella divisione dei compiti vede il suo fulcro.
Il suono dei Lucertulas si è fatto più fisico, più umano, è sceso da lande disperate e astratte per avvicinarsi a un approccio più umano, fatto di praticità e concretezza, aspetto che si può ben sentire con l’attacco isterico di 8 hours e continua a testa bassa fino a the Boxer, con un’attitudine nettamente più violenta rispetto al passato, dove le chitarre si fanno più ordinate e cercano meno l’arrotolarsi l’una sull’altra, dove ancora una volta il testamento portato è quello lasciato dai Cows.
Ma, come prima anticipato, è difficile nel dopo sbronza mettersi a fare due cose contemporaneamente, ed ecco che la parte più visionaria dei Lucertulas fa la sua comparsa all’improvviso e non molla la presa fino alla fine dell’album, the Boxer colpisce e colpisce duro, ma lo fa con una meccanicità che non era presente neanche in Tragol de Rova, cambia tempi e cambia metodica, ma ritorna a colpire sempre nello stesso punto con una serie di riff che divengono memorabili. The Nun’s Pray è il grido disperato di un’emicrania che stenta a diradarsi e si fa rumore sordo fino all’esplosione finale, sibilo nelle orecchie che prosegue fino alla pagina finale di the Widower, dove il suono quadrato e scarno fa venire in mente le parentesi più drammatiche degli Scratch Acid e l’alchimia dei Big Black, senza drum machine ma con la marcia in più del calore umano che si perde nel fondo del lavandino un finale conato.
The Brawl è un album che divide di per sé con la sua impostazione ed è questa una possibile chiave di approccio alla sua espressione musicale, ma il marchio Lucertulas continua a persistere grazie alla validità dei suoi contenuti e alle chitarre che fanno sempre sobbalzare dalla sedia; forse viene meno il carattere sorpresa, ma la qualità sopperisce anche questo. Non resta che vedere cosa faranno ora, se proseguire a mente lucida o accumulare nuovamente risacca. Intanto mandiamo giù un caffè e limone.

Neuros

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