giovedì, maggio 22, 2008
INFECTION CODE
Ad un anno dall'uscita della loro ultima prova in studio, l'eclettico e disturbante Intimacy abbiamo scambiato alcune impressioni con Gabriele, vocalist della band piemontese....
Ciao ragazzi, innanzitutto in cosa siete impegnati attualmente come band e come è stato accolto in generale il vostro ultimo album, “Intimacy”?
Ciao e grazie per averci dato l’opportunità di apparire su Neuroprison con questa chiacchierata.
“Intimacy” è usciti circa sei mesi fa ed in questo periodo ha avuto una grande esposizione mediatica grazie anche al lodevole lavoro della nostra label la Beyond prod che non si è risparmiata nel promuoverelo in modo capillare su tutti i principali magazines ed organi del settore.
L’album ha avuto responsi molto positivi a livello di critica ed anche dal punto di vista più prettamente commerciale sta avendo dei buoni riscontri di vendita. Considerando anche il momento non proprio roseo e favorevole che sta attraversando il mercato underground italiano.
A livello di band stiamo cercando degli spazi adeguati dove poter portare la nostra musica, cosa non sempre facile anzi. In parallelo stiamo pensando al prossimo passo, ovvero il nuovo album.
Abbiamo buttato le basi che vorremmo seguire , ma tra la teoria e la pratica c’è grande sacrificio di tempo, risorse, e la voglia di sperimentare ancora. Le premesse ci sono tutte . Vorremmo fare un album sulla falsariga di Intimacy sviluppando più la parte sperimentale e noise e mettendo un po’ in secondo piano la matrice prettamente metal, che ci contraddistingue e che sentiamo ancora nostra ma a cui vorremmo prendere le distanze. Vorremmo camminare da soli. Staccarci dalla generatrice estrema per fare esperienze in altri frangenti musicali.
Tra “Intimacy” appunto ed il precedente “Sterile” sono passati tre anni; ciò è dovuto ad una lunga gestazione compositiva oppure vi siete semplicemente presi una pausa di riflessione?
Semplicemente ne l’uno ne l’altro. Non è facile per una realtà underground fare dischi con cadenza regolare ogni due anni. Dal punto di vista squisitamente artistico , ci sentiamo di fare uscire un album quando abbiamo veramente focalizzato il punto. Quando abbiamo raggiunto lo scopo . Da Sterile a Intimacy ci sono voluti tre anni. Abbiamo cambiato molto. E’ stato un cambio radicale e radicato dentro le nostre convinzioni che sono maturate all’ interno di un contesto musicale che ci stava stretto. Una lunga riflessione, alcuni punti interrogativi che ci siamo posti per arrivar ad Intimacy. Tutto questo lasso di tempo ci sono stati anche numerosi concerti ed il tempo proprio materiale per comporre. Senza frenesia e senza correre. Un passo alla volta. Ma ben posato sulle nostre convinzioni artistiche e musicali.
Il nuovo album ha un sound davvero unico, con molto spazio lasciato all’elettronica e ad atmosfere malsane seppur di maggior respiro, senza per altro intaccare i trademark tipici della band; il risultato finale era proprio ciò che avevate in mente, oppure durante il processo creativo sono venuti fuori particolari che hanno contribuito a render il disco così fresco e distante dai clichè del genere?
Il nostro percorso sonoro si è sempre contraddistinto per la ricerca e la sperimentazione, dentro pochissimi parametri che abbiamo creato. Uno di questi forse il più spontaneo è quello di creare pezzi molto oscuri e malati. Poi il resto è venuto un po’ da se, mentre componevamo. Eravamo consapevoli che l’elettronica avrebbe avuto un ruolo fondamentale e non pi di contorno come è avvenuto nei precedenti album. A parte questo, come ti dicevo prima il resto è uscito così senza troppe paranoie e costrizioni. Ci sono state coordinate di base logicamente , come quella di cambiare e sperimentare. Mettersi alla prova. Riuscire a creare un album ancora malato ma un po’ lontano dalle stilistiche imperanti nel genere estremo come il metal. Penso che Intimacy a molti metallari conservatori non piaccia perché non viene capito. Non capiscono da dove arrivi, ma neanche da quali basi ed influenze parta.
Per quanto riguarda la produzione avete registrato sempre ai Nadir Studio, ma avvalendovi stavolta di Billy Anderson per quanto riguarda mixaggio e masterizzazione; quanto ciò ha influito sulla resa sonora, così disturbante e particolare?
Quando abbiamo avuto questa impedibile occasione non ci abbiamo pensato due volte. Billy Anderson ha prodotto album che hanno fatto la storia del noise rock e di un certo tipo di musica disturbante e pe(n)sante. Basti ricordare NEUROSIS, EYEHATEGOD SWANS tra le band che ha prodotto. Collaborare con un personaggio del genere è stato un sogno che diventava realtà. La particolarità del sound di Intimacy è dovuta alla sua grande esperienza e maestria nel rendere un gruppo personale senza snaturarlo troppo. Penso che con noi ci sia riuscito. Siamo molto soddisfatti di ciò che ha fatto e non escludo,se lui lo vorrà, che in un futuro la nostra collaborazione possa avere ulteriori sviluppi.
A mio avviso nei pezzi viene in mente il lavoro di Steve Austin con i suoi Today is the day, e questo sia per alcune caratteristiche stilistiche, sia per la scelta di una resa sonora ben diversa da quello che si ascolta solitamente in giro oggi…
Sarei un bugiardo ed un ipocrita se ti dicessi che abbiamo ascoltato molto le opere di Steve Austin e che magari ci abbiano anche un po’ influenzato, ma non vedo questa grande somiglianza sia a livello stilistico che sul piano sonoro. Molto più nelle atmosfere e nelle intenzioni. Su questo ci avviciniamo ai TITD. Mi viene comunque difficile , e non è spocchia o presunzione, accostare Intimacy a qualsiasi band od artista. Sicuramente nel mercato discografico è più un valore negativo ma dal punto di vista artistico è un enorme e non quantificabile soddisfazione , mai eguagliabile con mila e mila di copie vendute.
Sono rimasto sorpreso per la presenza di Heart-Shaped Box dei Nirvana, ma ho potuto constatare come non stoni affatto nel contesto della tracklist del platter; come mai la scelta è ricaduta proprio su questo pezzo?
Sono molto contento che ti sia piaciuta e come te molti altri ci hanno fatto i complimenti per questo pezzo. Siamo soddisfatti perché è stata una nostra scommessa ed un po’ un azzardo. Abbiamo scelto questo pezzo perché sapevamo che stravolgendola a nostro modo avrebbe acquisito quel mood malsano ed deviato presente un po’ su tutto il disco. E’ comunque una canzone che si presta molto. Ha già di per se un atmosfera molto particolare, non proprio allegra e spensierata. L’abbiamo provata alcune volte ed il risultato non ci ha deluso. Si lega anche a livello lirico. I testi di Intimay, sono basati principalmente sul dualismo e la trasformazione tra il binomio amore-odio. Visto, discusso ed enfatizzato in modo delicato, e intimistico. Heart Shaped box calzava a pennello, per le tematiche che ho affrontato a livello lirico.
Quale è invece, a vostro parere, il brano che rappresenta al meglio il sound ed il mood del disco?
Non è facile estrapolare una singola canzone, e poi è un fatto molto soggettivo. Sicuramente se faresti questa domanda anche agli altri ti direbbero tre titoli diversi. Questo perché anche se ha un ‘atmosfera oscura che pervade su tutte le canzoni, Intimacy è un opera cangiante e molto dinamica. Ci sono parti più elettriche ed aggressive, momenti raccolti intorno ad un unico suono o rumore più intimo e altre situazioni molto marcate e noise quasi apocalittiche. Senz’altro il nostro cammino futuro sarà segnato da pezzi come Sweet Taste of sickness” dove , senza volerlo,abbiamo raccolto quelle sensazioni che ti ho elencato prima. Sarà la prima pietra dove posare le altre per creare un ipotetico prossimo disco.
Di cosa trattano i testi di Intimacy? Vi è stata anche qui una evoluzione rispetto a Sterile?
Anche dal puinto di vista lirico abbiamo sempre amato sperimentare e cercare di non cadere nel banale e nell ‘ovvio.
I testi di Intimacy sono molto diversi da quelli dei nostri precedenti album. In Sterile parlavamo in modo molto artistico della diversità ed ambiguità di una malattia mentale generata dalla quotidianità nelle nostre vite. Le conseguenze che questa malattia puramente spirituale e non fisica ma neppure psicologica, hanno sull’ individuo , protagonista sconfitto e meramente inerme dinnanzi alla decadenza culturale e di valori che abbiamo sotto i nostri occhi, durante la nostra vita tutti i giorni. In Intimacy questa analisi si è andata a focalizzare su di un concetto molto più particolareggiato e più personale. Il dualismo che c’è tra l’amore e l’odio in un rapporto umano contestualizzato all’ interno appunto della nostra società, violenta, cinica, stressata e disillusa. Un binomio che esiste, è esistito ed esisterà sempre e che è il carburante di questo sporco mondo. Un bilanciamento ed assestamento continuo. L’uomo fa la guerra, e manda aiuti umanitari, l’uomo uccide, ma da anche la vita, l’uomo perdona , ma si vendica spietatamente.
Un scontro che è dentro ognuno di noi. Ed io da ultimo uomo della strada mi sono fermato un attimo ad analizzare la mia personale ed intima dualità. Da queste analisi sono nati i testi.
Le liriche sono influenzate esclusivamente da esperienze di vita o cinema e libri hanno rivestito un certo ruolo?
Chi fa arte ed ha la pulsione di creare, non può essere non influenzato. L’artista od artigiano ha bisogno di un continuo confronto con altri artisti ed artigiani. Uno scambio di idee, vedute. Questa è conoscenza. Può nascere consciamente o inconsciamente, ma se fai arte non puoi fare finta di quello che ti sta intorno. Saresti una pietra. Non avresti una tua identità artistica. Questa si forma con la voglia di confronto, e con la conoscenza. Noi ascoltiamo , leggiamo, guardiamo, osserviamo. Può essere un libro, un film un disco, il rumore di una turbina nucleare, il crepitio sussurato che c’è in un bosco o il violento urlo del traffico. Siamo influenzati da tutto . Sarebbe autorefenziale e molto disonesto intellettualmente affermare il contrario.Mi fanno sorridere quelle bands che dicono di non avere influenze o derivazioni. Poi ascolti le loro proposte e sono uguali a migliaia di altre. Secondo me è impossibile non essere influenzati. E’ una catena. Bisogna lavorare ed essere bravi a personalizzare queste influenze. Non si inventa nulla. Adesso.
Trenta quaranta anni fa forse.
Per il futuro cosa ci possiamo aspettare, ulteriori sorprese stilistiche oppure semplicemente una evoluzione del vostro sound attuale?
Già quando abbiamo finito le sessioni di Intimacy, ci siamo confrontati e ci siamo posti delle domande ben precise. Dove vogliamo andare? Quale sarà il prossimo passo per rendere più radicale il nostro sound? Non abbiamo le risposte definitive perché nel corso di un esistenza tutto può cambiare repentinamente e tutto può finire ma ci piacerebbe continuare con quanto fatto in modo forse un po’ embrionale ed acerbo con Intimacy, lasciando più spazio all’ elettronica, sperimentando molto di più con la chitarra e usando la voce quasi come fosse uno strumento, non musicale ma atto a generare rumore.
Sicuramente non sarà un disco metal o post qualcosa.
Cosa vi piace ascoltare attualmente? Quali erano le bands di cui eravate fan agli esordi e quali sono quelle che oggi stimate particolarmente?
Ascoltiamo un po’ di tutto. Anche se il tutto è praticamente impossibile da ascoltare in modo attento e personale perché veramente si è sommersi da tonnellate di dischi anche qualitativamente molto validi e purtroppo non si ha il tempo di assimilare. Per farti qualche nome tra roba vecchia e nuova in questo periodo seguiamo i Black Mountain, Genghis Tron, Portishead, CSI, l’ultimo album di Jarboe e Justin Broadrick,Neurosis, Meganoidi,Muse, Eyehategod, Moogwai, Hellacopters, Leviathan, Om, ed altri artisti.
Avete partecipato alla nostra compilation Neurosounds Vol.1 con il brano Sweet Taste Of Sickness; siete soddisfatti dell’esperienza e a tal proposto come giudicate il progetto e la scena italiana attuale?
Siamo estremamente soddisfatti di aver fatto parte di quella compilation. Non tanto per prendere parte alla compilation in sé, che è sempre e comunque un buon veicolo promozionale fatta intelligentemente come avete fatto voi, ma soprattutto per essere anche riconosciuti all’ interno di una scena e fare parte in larga misura e con le dovute differenze stilistiche di questa scena che in modo sapiente e con passione avete creato intorno al forum di Neuroprison. Un iniziativa molto valida dove ci si può confrontare, discutere e conoscere. Da fans quali siamo . Quando entro in Neuroprison a me non sembra di fare parte di un gruppo, ma ho la piacevole impressione che all’ interno prima si sia fans di musica e poi dopo si fa parte di una band. Questo è l’aspetto più bello ed interessante.
Per quanto riguarda l’aspetto live come vanno le cose? Si sta muovendo qualcosa in particolare per il futuro?
Come è normale e tristemente reale ottenere delle buone date, in un contesto artistico valido, corredato da professionalità e serietà è puramente un’ utopia ed una chimera. Suoniamo e come presumo suoneremo un po’ dove ci capita .Dove ci chiameranno o dove con infinità pazienza e stoica passione chiameremo allo sfinimento locali, centri sociali, festivals, agenzie e promoters.
Poi se ne avremo le forze ed ancora un briciolo di ispirazione ci piacerebbe dare un seguito ad Intimacy. Ma questa è un’ altra storia.
Ok abbiamo concluso, grazie per queste delucidazioni ed in bocca al lupo per tutto!
E’ stato un piacere.
Grazie a voi per lo spazio.
-Edvard-
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