martedì, maggio 13, 2008

THE SECRET



Dopo un disco di ritorno del calibro di Disintoxication non potevamo non approfondire l'argomento The Secret; la parola a Marco Coslovich (voce) e Mike Bertoldini (chitarra)...


Ciao ragazzi, "Disintoxication" esce dopo ben 4 anni dal debut "Luce"; ciò è da imputare ad una lunga gestazione compositiva o più che altro vi sono state diverse vicissitudini che hanno condizionato l’attività della band?

Effettivamente quattro anni non sono pochi ma posso dirti che da “Luce” ci è successo di tutto. Per iniziare abbiamo cambiato sette membri del gruppo, poi alcuni di noi per motivi personali sono caduti in depressione, per uscirne abbiamo cominciato a fare uso di psicofarmaci ma non ottenendo l'effetto descritto nel foglio illustrativo, abbiamo provato a mixarli con altro, raggiungendo risultati discutibili. Atti vandalici, arresti, tentati suicidi. Ad un certo punto abbiamo pensato che sarebbe stato interessante provare a chiuderci in sala prove per un po', per vedere cosa poteva uscirne. Diciamo che scrivere i pezzi di “Disintoxication” è stata la cosa più naturale che abbiamo affrontato da quando è uscito “Luce”.

La formazione ad una sola chitarra è stata una scelta ben precisa oppure vi siete forzatamente ritrovati a dover modificare il vostro sound?

Quando Daniele, ha inaspettattamente deciso di lasciare il gruppo, abbiamo voluto provare a suonare per un po' con una sola chitarra per vedere cosa potevamo fare, non avevamo escluso comunque di trovare un sostituto ma dopo poco ci siamo resi conto che dover inserire un altra persona avrebbe potuto danneggiare ancora di più il già precario equilibrio che avevamo.

(mike) Suonare con una chitarra è diverso e di sicuro ti preclude alcune soluzioni di interessanti ma per quanto mi riguarda mi da più soddisfazione. Essere in 4 velocizza molto la comunicazione e la scrittura dei pezzi oltre ad essere più stimolante a livello artistico.

La nuova line-up, con l’ingresso di Giacomo al basso e Christian alla batteria, sembra molto compatta e già ben affiatata; siete soddisfatti dell’equilibrio raggiunto?

Sembra la solita frase fatta, ma questa line up è la migliore di sempre. Sia io che Mike conoscevamo Chris già da parecchi anni quindi non abbiamo avuto problemi, ne per lo scrivere i pezzi ne sul lato umano. Lo stesso vale per Jaq, che abbiamo conosciuto un paio di anni fa ma ci siamo trovati bene da subito anche perchè condividiamo gli stessi interessi e non parlo solo di tatuaggi come qualche malalingua può affermare.

A giudicare dall’album non si avverte la mancanza di una seconda chitarra anzi, dal vivo siete riusciti a colmare questo vuoto? Mi riferisco in particolare al materiale più vecchio, dove il songwriting era fortemente incentrato sull’uso di due chitarre….

(Mike) Quando Daniele ha deciso di andarsene ho comprato una seconda testata e una seconda cassa appunto per cercare di di non perdere troppo a livello di impatto live. Con un po’ di lavoro penso di poter dire che almeno a livello di suono non si avverta la mancanza di un’altra chitarra. Parlando dei pezzi vecchi invece il discorso diventa più complesso perché appunto non è possibile riprodurli così come sono stati registrati. Inizialmente abbiamo provato a riarrangiare del materiale con una sola chitarra ma i risultati non ci hanno soddisfatto quindi ora come ora stiamo suonando solo pezzi nuovi. Non escludo di suonare di nuovo vecchio materiale in futuro, ma purtroppo non abbiamo ancora avuto il tempo di provare davvero a farlo suonare come i pezzi del nuovo album quindi se mai ricominceremo a suonare vecchie canzoni come minimo ci sarà da aspettare un po’.
Nel disco ho comunque cercato di limitare il più possibile le sovraincisioni per fare in modo che le canzoni suonassero il più simili possibili alle cassettine che registravamo in sala prove. Niente grossi lavori creativi in studio per quanto riguarda l’arrangiamento e la struttura vera e proprio dei pezzi.


Come è stato recepito per ora l’album a livello mediatico? Siete soddisfatti del lavoro svolto dalla Goodfellow?

Sinceramente non possiamo criticare il lavoro fatto dalla Goodfellow, sono persone oneste che lavorano per i loro gruppi e conoscendoli personalmente posso dirti che sono al 100% dentro a quello che fanno e questo fa di loro una mosca bianca in questo campo. Purtroppo noi stiamo dall'altra parte del mondo rispetto a loro, quindi a volte facciamo difficoltà a vedere i risultati reali. La Goodfellow è un ottima etichetta e siamo sicuri che se abitassimo in USA sarebbe molto diverso per noi ma attualmente abbiamo bisogno di un aiuto più concreto qui in Europa, purtroppo non siamo ancora riusciti a trovare qualcuno che non ci faccia offerte ridicole o redditizie solo per le loro tasche.
Comunque il disco sta andando bene, ci sono parecchie reviews in giro e tutti sembrano molto entusiasti del lavoro.


La produzione a cura di Magnus Lindberg mi è piaciuta davvero molto, ottenere dei suoni del genere non è facile; per altro la resa sonora è uno dei punti di forza del disco, riesce a valorizzare perfettamente l’atmosfera dei pezzi, siete d’accordo?

Assolutamente, infatti lavorare con una persona così talentuosa come Magnus è stata un esperienza entusiasmante. Non so come ma lui sapeva già quello che volevamo ottenere prima ancora che arrivassimo ad Umea, infatti non abbiamo discusso molto su suoni e cose del genere, noi volevamo solamente che il disco fosse oscuro, che suonasse come noi suoniamo dal vivo e soprattutto che non fosse catalogabile nel metal e su questo punto non ci sono stati problemi dato che la parola “metal” non rientra nel suo vocabolario.

Umea è il brano più atipico del lotto, dove il ritmo rallenta e si prende fiato, l’atmosfera rimane cupa ma meno ferale e più criptica rispetto al resto dell’album; come è nata l’idea di far suonare la batteria proprio a Magnus?

Mike aveva un riff di chitarra che non avevamo usato in nessun pezzo e ci dispiaceva non utilizzarlo quindi abbiamo chiesto a Magnus di staccarsi dal mixer e sedersi dietro la batteria, inaspettatamente ha accettato dicendoci “Figo. Let's do it, but guys, I dont play fast stuff”.


Sono variati i vostri ascolti musicali in questi ultimi anni e, in tal caso, quanto hanno influito sulle nuove composizioni? La prima cosa che si nota è un incremento della velocità e dell’impatto, oltre che un maggior uso di sonorità noise ed un’atmosfera generale molto più oscura che in passato, non troppo distante da un certo black metal scandinavo…

(Mike) Quando abbiamo cominciato a provare con Christian è stato un po’ come ripartire da zero. Dopo un paio di prove abbiamo visto che ci divertivamo a suonare cose più veloci e in poco tempo abbiamo composto il primo pezzo insieme che è stato Funeral Monolith. Di sicuro I nostri ascolti sono cambiati rispetto a quelli che avevamo mentre scrivavamo l’album precedente ma posso dire che non abbiamo voluto prendere modelli di riferimento e seguirne le orme. Per quanto mi riguarda, sono cresciuto ascoltando Black Sabbath e Led Zeppelin fin da piccolissimo poichè I miei genitori sono sempre sempre stati grandi fans dei due gruppi britannici, come lo sono io del resto. Alle scuole medie mi sono fatto prendere dalla prima ondata di black metal scandinavo (mayhem, immortal, burzum etc etc) e quell tipo di atmosfere mi sono sempre piaciute e probabilmente qualcosa traspare anche nei nostri pezzi.
Ognuno di noi ha comunque ascolti differenti anche se su tante cose ci troviamo daccordo.
Senza cominciare con la solita sfilza di nomi di bands che ci piacciono o non ci piacciono, posso dire con sicurezza che ci siamo tutti staccati da sonorità “artificiali”. Spero di aver reso l’idea.


L’artwork, a cura di Seldon Hunt, rispecchia alla perfezione l’atmosfera che traspira dai pezzi; avete dato delle indicazioni in base alle tematiche trattare o avete lasciato a lui carta bianca riguardo il tipo di concept visuale da eseguire?

Premettendo che la vendita di dischi è diminuita drasticamente negli ultimi anni abbiamo voluto offrire un disco che fosse anche visivamente interessante. Già da tempo pensavamo di chedergli di lavorare al nostro artwork, collaborando con il fotografo Rik Garrett e si è dimostrato da subito disponibilissimo. Le uniche indicazioni che gli abbiamo dato erano oscuro e cupo e a quanto pare ci ha preso alla lettera.


So che c’è stato un piccolo problema riguardo il logo, nel senso che più di una band ha usufruito dello stesso carattere grafico; immagino che la cosa vi abbia dato un po’ fastidio…

Sinceramente zero. E' un dettaglio che non ci ha creato problemi.


Quanto ai testi, anche qui si nota un’evoluzione rispetto a Luce: liriche forse meno “spirituali” e decisamente più mature e crude; sono il risultato di esperienze personali oppure vi sono stati anche input esterni?

C’è stato un periodo in cui ho scritto molto, ho cominciato ad accumulare testi da metà del 2005, senza rendermene conto “Disintoxication” stava già nascendo, pur essendo stato un periodo abbastanza decente. Con il peggiorare delle cose ho continuato a scrivere pur non avendone voglia ma probabilmente l’ho fatto per necessità. I testi parlano esclusivamente di frustrazioni, disprezzo, rancore, rifiuto, ansia, disperazione, sofferenza, solitudine, morte. Sono frutto di quello che ho incontrato nel periodo da metà 2005 a metà 2007, tutto quello che è venuto fuori dopo è fuga dalla realtà ma è ancora presto per parlarne.


Dal punto di vista della srtrumentazione utilizzata, avete cambiato qualcosa rispetto al passato?

(Mike) Si, sono cambiate un po’ di cose anche a livello di suoni rispetto al disco precedente. In studio abbiamo usato un po’ di tutto. Il Tonteknik disponeva di un sacco di vecchi amplificatori e non abbiamo perso l’occasione di sperimentare un po’anche da quel punto di vista. Magnus è stato molto bravo nel capire cosa usare nelle diverse canzoni per ottenere l’effetto che volevamo. Per i nerds: per le chitarre ho usato una testata Traynor, una vecchia Marshall JMP, una testata Orange e un Hiwatt. Tutto suonato con la mia Les Paul Custom. Per registrare il basso abbiamo usato una vecchissima testata Vox e una Sovtek per chitarra con casse Vox e Ampeg e il Fender di Jaq. Per gli effetti e pedali abbiamo usato alcuni echi a nastro Roland, dei delay digitali Line 6 e dei distorsori The Blues.Dal vivo al momento sto suonando con una Orange e una vecchia Marshall JCM 800 e Giacomo con una testata e cassa Ampeg. Di base abbiamo cercato di asciugare un po’ i suoni di chitarra ed enfatizzare un po’ il basso e soprattutto alzare i volumi il più possibile. Ora suonare live è un po’ più difficile perché con dei suoni meno gonfi ogni errore e sbavatura è più percettibile ma dopo un po’ il tutto diventa anche più divertente.


Come stanno andando le prime date del nuovo tour? L’audience sta rispondendo positivamente ai nuovi pezzi?

(mike) Siamo molto felici di come stanno andando le prime date dopo l’uscita del disco. La cosa che mi fa più piacere è che comunque le nuove cose sembrano piacere a persone diverse e con background e gusti musicali diversi. Rispetto al passato ci sentiamo tutti più a nostro agio sul palco e penso questo sia molto importante.


Avete in programma di suonare anche nel Nord America oltre che in Europa? Dove pensate la vostra proposta possa essere maggiormente apprezzata?

(mike) Ci stiamo organizzando per andare oltreoceano ad ottobre. Conosciamo alcune ottime bands con le quali sarebbe davvero fantastico andare in tour. Una band è già praticamente confermata mentre sulla seconda band la questione è ancora aperta. Teniamo le dita incrociate perchè potrebbe essere il tour dei nostri sogni.


Qual è la vosrtra opinione sulla scena italiana….ci sino delle bands che vi hanno favorevolmente impressionato in questi ultimi anni?

(mike) Penso ci siano delle ottime bands in Italia al momento. Il Teatro degli Orrori, Amia Venera Landscape, Slomotion Apocalypse, Vanessa Van Basten sono quelle che mi hanno impressionato di più live indipendentemente dal genere o dal tipo di proposta musicale. Penso ci sia ancora molta strada da fare per raggiungere I livelli di Stati Uniti e Regno unito ma non è un problema che si limita al nostro giro ma bensì all’intero panorama musicale italiano. Leggendo le riviste di settore però mi sento di poter essere positivo. Sarà la solita frase fatta ma ho l’impressione che alcune cose si stiano muovendo, spero il pubblico se ne accorga.


In conclusione, dopo il tour di Disintoxication inizierete subito a lavorare su del nuovo materiale? Spero non passino altri 4 anni per poter ascoltare un vostro nuovo disco…alla prossima ragazzi!

(mike) In realtà abbiamo già cominciato a lavorare su del nuovo materiale anche se tutto è molto work in progress e mi sta bene che sia così perchè vorrei evitare di fare un secondo Disintoxication e lasciar passare del tempo di sicuro può aiutarci. Lavorare con questa line up è molto più semplice perchè ognuno di noi sa esattamente cosa vuole fare e le distanze molto ridotte rispetto a quelle che avevamo in passato ci permettono di provare molto più di una volta.
Ti ringraziamo per l’interesse, spero di vedere un po’ delle persone che frequentano il vostro forum ai nostri concerti e magari farci due chiacchiere. Non importa se per dirci che siamo dei fighi o per dirci che siamo I figli di Bud Spencer. Basta comprino merch.

-Edvard-

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