lunedì, giugno 02, 2008
STORM{O}
Dopo aver recensito l'ottimo ep di debutto, ecco cosa ci dicono Giacomo e Luca, rispettivamente chitarrista e voce della band :
Ciao ragazzi! Innanzitutto i complimenti per il vostro omonimo ep di debutto. L’album è uscito da qualche mese ormai e pare aver riscontrato pareri positivi un po’ ovunque. Vi aspettavate tutto questo interesse al riguardo?
Giacomo: Grazie mille per i complimenti e comunque no, non ci aspettavamo molto interesse nei nostri confronti, sinceramente. Primo, perché dalle nostre parti non eravamo molto seguiti e nemmeno ora lo siamo tantissimo, e secondo, perché noi stessi eravamo incerti sul nostro lavoro.
Partiamo dal principio. Storm{O}, monicker alquanto curioso. Ha qualche significato in particolare?
G: Togliendo la “o” tra parentesi, si legge “storm”, che in inglese significa “tempesta”, “prendere d’assalto” e “urlare”, mentre se si tiene in considerazione anche la “o”, si legge “stormo”. L’unione dei due termini crea perfettamente l’immagine concettuale che noi vogliamo rappresentare, ossia uno stormo che, unito ad una tempesta, con gran rumore ed urla, devasta e rade al suolo ogni cosa. Le parentesi graffe rappresentano due uccelli, e quindi lo stormo, e la “O” al centro delle graffe rappresenta una goccia d’acqua, e quindi la tempesta. Tutto questo, dunque, rappresenta la causa dell’azione. Da ricordare però che uno zero tra parentesi indica l’insieme vuoto, che quindi rappresenta l’effetto dell’azione. In conclusione il nostro simbolo è la causa e l’effetto, il principio e la fine.
Siete una band giovanissima, ci potete parlare un po’ di voi, di come si è arrivati a formare la band?
G: Inizialmente, attorno al 2005, io (voce, chitarra), Simone (batteria) e Beatrice (basso), ci siamo formati suonando un post-rock/alternative-rock influenzato da Verdena e Deftones, sempre però con una certa propensione alla sperimentazione. Con l’andar del tempo abbiamo intensificato l’ascolto di gruppi più caotici e violenti (Dillinger Escape Plan?) e questo ci ha influenzato, volenti o nolenti. E’ nata quindi la necessità di uno screamer che si dedicasse solamente alle corde vocali perché io non riuscivo più, con le mie, a seguire la musica che componevo. Oltre a questo, ci sono stati tre cambi di formazione e quella attuale è: Luca (urla, voce), Simone (batteria), Giacomo [io] (chitarra, voce), Federico (basso).
Il vostro suono è nervoso e articolato, ricco di sfumature. Come avviene generalmente il processo compositivo?
G: In genere io costruisco la canzone partendo da uno/due riff di chitarra particolarmente ispirati, che diventeranno i “ritornelli”. Una volta completata la mia parte di chitarra e sistemata approssimativamente la struttura della canzone, presento il tutto agli altri membri del gruppo (in sala prove) e, discutendo, si stabilirà se sarà adatto ad entrare a far parte del nostro repertorio. Se il tutto funziona, si prosegue arrangiando le parti di batteria, di basso e di voce. Chiaramente la mia iniziale parte di chitarra è solo un punto di partenza, quindi subisce sempre numerose modifiche. In ogni caso, comunque, le nostre canzoni sono in continua evoluzione e pure quelle registrate hanno in seguito subìto parecchie variazioni.
Il primo particolare evidente dell’ep è l’ottima qualità sonora; è prodotto e mixato da Rizoma Produzioni. Siete soddisfatti di questo risultato?
G: Inizialmente eravamo tutti un po’ perplessi, non sapevamo nemmeno noi se il prodotto funzionasse o meno, forse perché troppo immersi nella registrazione (e poi nel mixaggio), forse perché nemmeno noi sapevamo cosa volevamo di preciso dalla nostra incisione. Partiti con l’idea di produrre una demo non troppo impegnativa, ne siamo usciti con qualcosa di più, che sicuramente ha superato le nostre aspettative e che ci ha più che soddisfatti, specialmente col senno di poi. Difatti io all’inizio temevo di non rendere allo stesso modo in concerto. Certo è che, comunque, nel nostro lavoro difetti ce ne sono, anche a causa del fatto che fosse la nostra prima registrazione professionale e che si sia svolta senza l’ausilio del metronomo. Da ricordare che Rizoma Produzioni è lo studio nel quale hanno registrato anche i Tears|Before, i Bogus Jail, i Bleeding Eyes (mixati poi da Steve Austin, presto in uscita) e gli Slowdown (mixati poi da Mike Hill, anch’essi presto in uscita); è quindi uno studio che lavora bene con un certo tipo di suoni e che senza dubbio consiglierei a chiunque, specie per la disponibilità dei due ragazzi che lo gestiscono e per i prezzi davvero modesti rispetto alla qualità che offrono.
“Disfonia” è un intro composto da Enrico, chitarrista degli Amia Venera Landscape. Come è nata questa collaborazione?
G: Con gli Amia Venera Landscape è nata fin da subito un’intesa, quando io e Simone li vedemmo ai Magazzini Prensili di spalla ai rimpianti Shoemaker Levy 9. All’epoca suonavano ancora senza voci e ci colpirono moltissimo. Nel corso del tempo abbiamo continuato a seguirli e a sentirci di tanto in tanto. Arrivato il momento delle registrazioni, io ho pensato di far comporre l’intro ad Enrico e di farlo eseguire ad una mia compagna di classe che suona l’arpa da 10 anni. Questa ragazza però non è riuscita ad arrangiare per l’arpa la parte composta da Enrico e quindi abbiamo scelto di utilizzare il computer.
Un'altra caratteristica che vi contraddistingue è il cantato in italiano. E’ stata una scelta voluta? E da cosa traggono ispirazione i testi?
G: No, non è stata proprio “voluta”, diciamo che quando Luca è entrato a far parte del gruppo, gli è venuto spontaneo cantare in italiano e ha dato per scontato che i testi rispettassero la nostra lingua madre, essendo lui influenzato dal punk-hc italiano e dalla musica cantautoriale, e noi naturalmente eravamo tutti d’accordo. I testi quindi sono scritti da Luca, ma a volte anche da me. Tutta la band invece collabora per la scelta dei titoli delle canzoni.
Luca: Scrivo i testi in italiano perché è una lingua che conosco molto meglio dell’inglese e con cui quindi ho più possibilità espressive. Scrivere in lingue diverse dall’italiano credo diventerebbe una limitazione perché avrei a disposizione un vocabolario molto più ristretto. Inoltre, come diceva Giacomo, io derivo dal punk italiano e quindi mi è venuto spontaneo fare una scelta di questo tipo. Per quanto riguarda i temi dei testi, essi trattano di un po’ di tutto, comunque argomenti sempre a carattere sociale. Diciamo che, quando scrivo, cerco di sintetizzare in versi tutto il mio pensiero su un determinato argomento, purtroppo questo a volte ha l’effetto di rendere i testi quasi incomprensibili, anche se non mi dispiace l’idea che ognuno trovi un suo senso personale a quello che scrivo.
Nelle canzoni si passa da furiosi assalti sonori a sfumature melodiche che spesso richiamano il jazz. Quali sono le band alle quali vi ispirate per questo?
G: Non ci confiniamo in determinati gruppi o generi, ascoltiamo tutto ciò che vale la pena di essere ascoltato, tutto ciò che è vero e sincero. Si va dai Verdena ai Botch, dagli Psychofagist ai Sigur Ros, passando per Morkobot e Mare.
Avete partecipato alla compilation “NeuroSounds Vol.1”, la prima riguardante la scena “post” dell’underground italiano. Quali sono i vostri pareri al riguardo e le band che vi partecipano?
G: Siamo molto soddisfatti di questa partecipazione e della maggiore visibilità che ci ha concesso. Tutto è stato curato molto bene, dalla grafica alla scelta dei gruppi. Non pensavamo nemmeno di essere stati selezionati, quindi è stata una grande gioia per noi essere affiancati a gruppi importanti, affermati nella scena e con molta più esperienza di noi. Questa compilation era necessaria secondo me, perché la scena post-core italiana è ricca di molte realtà diverse, varie, originali e interessanti che vanno scoperte, valorizzate e messe in evidenza, permettendone la maturazione. Troppo spesso passano del tutto inosservate e iniziative come questa certamente aiutano i gruppi validi ad emergere. Il bello è che “NeuroSounds Vol.1” incorpora solo una parte della scena post-core italiana… ci sono molte altre bands che non sono presenti e che sono altrettanto valide, come ad esempio i Cubre, gli Psychofagist, gli Inferno, gli A Flower Kollapsed, gli At The Soundawn, i Beyond The Storm, i Daphne, i Dead Elephant, gli Ephel Duath, gli Illogo, i Mondrian Oak, gli Slowdown, i The Secret. Alcune sono già note, altre quasi del tutto sconosciute e non aspettano altro che essere scoperte. Supporto totale quindi a queste iniziative, che fungono perfettamente da “catalogo dell’underground”, cosa molto utile e prolifica per la scena stessa.
Venite da Feltre, come è la scena musicale dalle vostre parti?
G: Per quanto riguarda l’hardcore ci sono delle realtà molto interessanti come gli Slowdown, i Tears|Before, i Wrath Prophecy e i CremaDiPorfido, ma in generale non c’è una scena molto coesa perché il classico metal e i gruppi cover dilagano e la politica dei locali di certo non aiuta. Pian piano comunque le cose stanno migliorando, anche grazie a festival come lo Stones From The Sky, organizzato dalla (noisecult) records, a centri sociali come i Magazzini Prensili, che sono più aperti a certe sonorità rispetto ai locali della zona e che ospitano gruppi anche dall’estero e che quindi portano un po’ d’aria fresca anche qui in questa valle dove l’aria circola difficilmente.
Avete programmato alcune date per i prossimi mesi, quali sono gli altri progetti per l’immediato futuro?
G: Abbiamo da poco diviso il palco con Viscera/// e Lento in un concerto (organizzato dalla Hypershape Records), a Piacenza, molto riuscito; abbiamo suonato con Daphne e Slowdown e nelle prossime settimane suoneremo a diversi festival (con gruppi italiani e stranieri) e concerti. Siamo anche stati selezionati per entrare a far parte di ben 4 nuove compilations: Mal The Core, Italia Violenta III (già uscita!), The Comp 2 (USA) e Rockbelluno Compilation. Stiamo inoltre pian piano costruendo le canzoni che faranno parte del nostro primo full-lenght.
E non resta altro che aspettare il primo full-lenght di questi giovani ragazzi...
Neuros.
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