lunedì, maggio 10, 2010
CORPOPARASSITA / DYSKINESIA - Split
Tracklist:
1. Concetto falsificato di dio (Corpoparassita)
2. Ipogeo (Dyskinesia)
3. Cruentatio (Corpoparassita)
4. La formica di Langton (Dyskinesia)
5. Purgare la roba infetta e sospetta (Corpoparassita)
La Frohike ti offre l’ aftermath di lusso: basterebbero queste poche semplici parole a sintetizzare la nuova uscita della label, che a questa tornata vede flirtare Dyskinesia e Corpoparassita.
Nonostante la proposta di entrambi sia differente anche se con alcuni punti di contatto, sono le intenzioni a essere gemelle, l’attitudine cinematografica di cui sono impregnate le note. Il duo Corpoparassita, capace di allargarsi all’occorrenza sia in studio che dal vivo, è ormai da anni che mette in scena musica difficilmente catalogabile, se non con le sterili definizioni di dark-ambient o noise, perché il risultato si spinge oltre, confezionando anche questa volta tre piccole colonne sonore orrorifiche, dalle sfumature in bilico tra le varie tonalità di grigio, dove textures di sottofondo si uniscono a clangori e silenzi, vuoti che influenzano l’immaginazione e portano lontano, nella cornice di un ipotetico Calvaire e nei suoi boschi, dove a stento la luce riesce filtrare.
Ed è proprio ai boschi, agli alberi, in particolar modo alle sugherete che è dedicato lo split, per sensibilizzare sul questo patrimonio verde a rischio in tutto il bacino del Mediterraneo, per l’evoluzione nevrotica dell’industria del tappo, ormai sempre più legata alla plastica, un fattore che porterebbe all’abbandono del raccolto stagionale e in meticoloso per porzioni di corteccia, cosicché gli ettari boschivi, ormai inutili, corrono il rischio di essere abbattuti e con loro tutto il microsistema; per questo motivo il supporto del disco è composto da un quadrato di sughero inciso a fuoco, abbinato a un quadrato di carta riciclata e uno di stoffa serigrafato dalle tinte grigio-viola a racchiudere il tutto: ancora una volta un grandissimo lavoro.
La scelta di alternare una traccia per gruppo si rivela vincente, e ci pensano i Dyskinesia a riempire i vuoti lasciati da Corpoparassita, calcando la mano sull’aspetto fisico della loro proposta come nel finale di Ipogeo, mantra noise-doom che li vede ormai tra i migliori in questa venefica combinazione, ma l’archibugio esaltante sono gli undici minuti de La Formica di Langton, dove fanno prepotentemente capolino richiami al jazz, imbastardito da feedback e predisposizioni da colonna sonora, spingendo un gradino oltre la loro già validissima proposta, confermandoli tra i migliori e originali act di casa nostra.
Tutto questo in un tondo che all’interno contiene rumore, cullato dentro un bozzolo di passione.
Neuros
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