giovedì, maggio 13, 2010

DEAD MEADOW @ Vinile 45 (Brescia)




08/05/2010

Il tour del trio statunitense campione dell'hard rock neo-psichedelico in supporto a “Three Kings", nuovo live album dalla band, conclude la sua calata in Italia con la data bresciana al Vinile 45, locale piccolo e raccolto che fa presagire (e l'impressione sarà rispettata) uno show molto intenso e coinvolgente. Le porte si aprono alle 23 (un pò tardi a dire il vero) con un gruppo locale di cui non ricordo il nome quasi pronto a scaldare l'ambiente....oddio scaldare è una parola grossa ma tutto sommato il tempo a loro disposizione non è stato così insopportabile e poi l'ingresso era gratuito sicchè.



Durante il cambio palco i nostri eroi iniziano a creare l'atmosfera sparando un bel pò di fumo in giro e noi di Neuroprison già pronti in prima fila lo respiriamo a pieni polmoni, olè. E' il bassista Steve Kille ad occuparsi di ciò, peccato (o per fortuna) che durante la loro performance non abbiano pensato ad un sostituto per tale compito dato che in combinazione con gli effetti luce avrebbe creato un'atmosfera ancor più psichedelica, vabbè tanto io mi sono tirato scemo nel seguire la luce stroboscopica posta nella cassa della batteria pestata a dovere da Stephen McCarty, la cui presenza scenica e performance valgono da sole la visione del concerto (spettacolare e d'altri tempi il suo stile ed il suo breve assolo sul finire dello show).
Per un'ora e quaranta abbondanti incluso bis la musica dei Dead Meadow in bilico tra stoner, folk, blues e psichedelia spinta rapisce il numeroso pubblico accolto, per altro molto partecipe alla festa che i nostri tre eroi hanno deciso di regalarci...Jason Simon, ragazzo timido ma dio della chitarra apprezza e ringrazia più volte ricordando che questa è l'ultima loro data in Italia a che qui da noi se la sono spassata, buon per loro.
La scaletta è ovviamente orientata sui pezzi di "Three Kings" pescando a piene mani nel repertorio migliore del gruppo, ed in particolare meritano citazione Everything’s Going’ On, Let It All Pass, I'm gone, la ballata folk elettrica At Her Open Door, l’hard blues solenne e possente di That Old Temple e la cavalcata di The Narrows.



Il livello di alchimia raggiunto dalla band è clamoroso, spesso i brani proposti diventano irriconoscibili tanto vengono dilatati ed uniti in jam session di raro gusto, passione e precisione esecutiva, si vede e si sente che è gente completamente immersa nella propria musica... la buona acustica del locale poi aiuta non poco nel rendere giustizia al suono dei valvolari Orange, noti per il calore e la ricchezza timbrica.
Peccato davvero per chi non ha potuto presenziare, in una parola...totali.

Edvard

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