sabato, aprile 10, 2010
THREE STEPS TO THE OCEAN
Ciao ragazzi, partiamo parlando dei passi che vi hanno portato alla realizzazione di "until today becomes yesterday". Siete soddisfatti del risultato finale?
Sì, siamo molto soddisfatti. Ma la nostra soddisfazione è contestualizzata al periodo in cui l’abbiamo registrato, Marzo e Aprile del 2009. Oggi sicuramente lo rifaremmo diverso. Tra un anno ne avremmo una nuova ulteriore variante.
Come siete entrati in contatto con James Plotkin, autore del mastering del disco? Ci ha messo molto del suo oppure è stato semplicemente un lavoro di rifinitura data che i pezzi avevano già una resa e delle dinamiche ben definite?
La label americana che ci aveva prodotto il nostro primo EP in vinile ci ha consigliato di rivolgerci a lui per il mastering del disco. L’abbiamo contattato e si è subito reso disponibile, prestando la sua professionalità, rispettando scadenze e nostre volontà. Il nostro budget per il mastering era piuttosto limitato ed inoltre non volevamo stravolgere con compressioni eccessive e snaturanti le dinamiche che avevamo cercato di curare nei dettagli in fase di registrazione e mix. Il disco non suona fortissimo, ma che diavolo, ogni lettore ha un dispositivo per alzare il volume, mi pare.
James ha rispettato ognuno di questi aspetti, direi che c’è anche una sua impronta nell’album, seppur non così definita o profonda come ci si potrebbe aspettare.
Com'è avvenuto il contatto con la Frohike Records e a che punto stanno le cose per quanto riguarda la Forgotten Empire?
Con Forgotten Empire è morto ogni rapporto. Avessimo aspettato loro, l’album non sarebbe ancora uscito e saremmo ancora qui col master in mano. Tergiversare è uno sport che non ci piace ed avere a che fare con persone che tergiversano idem.
Riguardo Frohike, tutto il contrario. Poche parole chiare e schiette. Un giorno ci ha scritto un’email Marta chiedendoci di spedire loro delle copie dell’EP per la loro distro. Quando ho scoperto che abitavano a 5 km da casa mia gli ho detto che potevano venire a prendersele. Ci siamo conosciuti così. Speriamo di fare qualcosa con loro anche nel futuro.
Rispetto all'ep siete maturati moltissimo sotto ogni punto di vista, raggiungendo una perfetta alchimia sonora tra i vari elementi in gioco, immagino che il processo di songwriting dei pezzi sia stato molto lungo e minuzioso...
Più che altro, direi che è stato frammentato. Il disco nasce in due anni in cui abbiamo fatto un sacco di concerti, in cui ci siamo trovati due volte senza sala prove e in cui non siamo quasi mai riusciti ad avere una certa continuità nel provare. Noi quattro avvertiamo chiaramente questa frammentarietà nel disco, non sappiamo se lo stesso avvenga per l’ascoltatore.
L’alchimia sonora di cui parli deriva invece da un nostro approccio compositivo direi quasi “democratico” da un lato e ficcanaso dall’altro. Democratico perché ci dà reciprocamente fastidio che dei suoni primeggino a caso su degli altri, ci piace la compattezza timbrica (che non è necessariamente sinonimo di pesantezza). Ficcanaso perché ci ascoltiamo molto e siamo sempre pronti a romperci le palle vicendevolmente su quello che suoniamo. Non siamo un gruppo che impiega due prove a scrivere un pezzo, ecco.
Anche dal punto di vista dei suoni utilizzati i progressi sono molto evidenti, avete cambiato radicalmente strumentazione vero?
Sì, è cambiata quasi per intero. Sono cambiati ampli, casse, pedali, il basso. Un po’ di tutto insomma. Ci abbiamo speso parecchio tempo e parecchi soldi, ponendoci sempre l’obiettivo di un suono diretto, grosso, ma sempre chiaro e pieno sia sui puliti che sui distorti. La ricerca del suono giusto è comunque appena incominciata e continuerà a lungo. La G.A.S. è ancora solo in incubazione.
Particolare attenzione è stata rivolta alla componente elettronica, decisamente più presente e decisiva nell'economia del vostro sound rispetto al passato ma allo stesso tempo mai invadente o fuori posto....
Abbiamo sempre riservato all’elettronica uguale dignità e importanza rispetto a quella che diamo a chitarra e basso, complice l’equilibrio timbrico che cerchiamo sempre di avere. Aggiungiamoci anche quel nostro metodo compositivo “democratico” di cui parlavamo sopra. Il risultato è che l’elettronica si sente sempre forte e chiara. Talvolta diventa addirittura struttura portante di un pezzo (“Il Quinto Giorno” o “It’s a minute, maybe more, since I could see”). Le possibilità di utilizzo di un computer e un paio di synth sono davvero infinite. Stiamo cercando strade nuove con la strumentazione che al momento possiamo permetterci.
Veniamo all'interessante concept che si cela dietro le trame sonore del disco, fatecene pure un riassunto e quanto ciò ha influenzato la stesura dei brani?
Non ha influenzato in alcun modo la stesura dei brani, in realtà. E’ un percorso “letterario” (mi si passi il termine altisonante) che è stato portato avanti quasi parallelamente a quello musicale.
All’interno del digipack si parla di un personaggio dai tratti incerti che si muove, fisicamente e col pensiero, a cavallo della linea del cambio di data: le isole Diomede, per l’appunto, sono un piccolo arcipelago le cui isole maggiori (una americana, l’altra russa) sono separate da questa linea effettivamente immaginaria ma che scandisce il ritmo dei giorni di ciascuno di noi. Questo personaggio, ferito e isolato, dall’isola est vuole tornare all’isola ovest, cercando quindi paradossalmente di tornare a ieri, varcando il confine temporale ma anche spaziale e culturale.
Siete una band strumentale dal notevole potenziale espressivo, pensate che questa sia la vostra dimensione più consona o vi è anche solo una remota possibilità che in futuro possiate sentire la necessità di aggiungere delle parti vocali o magari dei campionamenti?
C’è sicuramente la possibilità di mettere in futuro delle parti vocali. Finora non ne abbiamo semplicemente sentito la necessità. Ma non c’è nessuna preclusione aprioristica sull’utilizzo di un cantante, potrebbe benissimo succedere. Tendiamo ad escludere invece campionamenti vari, per il momento.
Il piacere di essere strumentali rimane comunque forte e credo che se decidessimo mai di introdurre un cantante sarebbe una bella mazzata per quello che al momento è il nostro metodo compositivo.
Siete appena tornati dal vostro tour europeo, come è stata la risposta del pubblico e quali sono le vostre sensazioni al riguardo?
Per quella che è la nostra esperienza, suonare all’estero è mediamente più bello rispetto a suonare in Italia. E’ una litania che si sente spesso, ma è davvero così, almeno per noi. Più bello vuol dire che c’è più attenzione, più interesse, più voglia di starsene lì in piedi a sentire ciò che viene fatto sul palco. Il live non è un momento marginale di una serata il cui fulcro è un djset. E’ il momento centrale della serata di un locale/centro sociale/centro giovanile/etc, quello per cui si esce di casa.
La risposta è sempre stata ottima, anche ai concerti del lunedì sera con 20 persone. E come musicista, sei (quasi – ovviamente esistono eccezioni negative) sempre trattato con dignità e rispetto. Sembra che si debba andare oltreconfine per veder cambiare il mondo.
Cosa vi riserva il futuro, in particolare per quanto riguarda nuove composizioni?
E’ ancora presto per poterlo dire. Non perché vogliamo tenere segreti, ma più che altro perché abbiamo ancora troppo poco materiale nuovo per spiegare a parole quale potrebbe essere una qualsiasi direzione. Quel che è certo, è che qualsiasi cosa nuova non sarà il clone né dell’EP né di “Until today becomes yesterday”.
Riguardo tutto il resto, stiamo cercando di suonare live il più possibile. Abbiamo un po’ di date tra Aprile e Maggio, in Lombardia e non solo. Più avanti ci piacerebbe anche mettere l’album su vinile.
E' tutto, grazie mille per il tempo a noi dedicato ed un saluto da tutto lo staff di Neuroprison!
Grazie a voi, complimenti per la quantità abnorme di informazioni che il forum contiene.
-Edvard-
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