lunedì, febbraio 25, 2008

LENTO - Earthen



Anno: 2007 Etichetta: SupernaturalCat

Line-up:
Giuseppe Caputo: guitars
Lorenzo Stecconi: guitars and production
Donato Loia: guitars
Emanuele Massa: bass
Federico Colella: drums and live samples

Tracklist:
1. Hadrons
2. Need
3. Subterrestrial
4. Currents
5. Emersion of the islands
6. Earth
7. Leave


Che in Italia le acque si stiano muovendo è cosa nota. Un’orda di band validissime che dall’underground spingono per arrivare in superficie. Non si può rimanere indifferenti dopo le prove di band come Ufomammut, Vanessa Van Basten, Morkobot. C’è una scena, un movimento che può dare grosse soddisfazioni agli ascoltatori più attenti. Un movimento, o forse meglio parlare di attitudine, poiché spesso le sonorità differiscono, ma l’animo di fondo che spinge il tutto è lo stesso.
Un nuovo modo di intendere la musica pesante da parte di molte band, plasmarla, renderla liquida, sofisticata, per questo molti si sono azzardati a definirla musica pe(n)sante. I Lento fanno parte di queste.
Dopo essere passati sotto l’ala protettiva della Supernatural Cat e aver sfornato un monolite sonoro [Supernaturals Record One] insieme ai compagni di label Ufomammut, ecco che i cinque ragazzi romani posso finalmente camminare soli e la prova di ciò risponde al nome di Earthen.
Un titolo che richiama al pianeta, che afferma in maniera convinte le proprie radici.
Tre chitarre allora, per imbastire un muro sonoro impenetrabile come il suolo, dove gli spiragli di luce risultano paradossalmente accecanti, ma fuggevoli.
Ed ecco allora che la corposità di Hadrons e Need sono il lasciapassare verso l’intero album, una sorta di prova per testare l’udito; potente, una forza che risiede negli strati sonori che si percepiscono, chitarre pachidermiche ma in sottofondo una melodia onnipresente, con una sezione ritmica pulsante, viva.
Pare di trovarsi di fronte a una colata lavica, che lenta e solenne scorre a valle, come il finale della seconda canzone, che dilatato all’inverosimile porta all’altra faccia della medaglia: Subterrestrial.
I precedenti sentori di trame ambient trovano conferma in questa traccia, etera, profondissima, quasi a voler penetrare quella stessa terra sulla quale poggia. Un viaggio, un’esperienza che forse non vede focalizzati i suoi sforzi verso un’entità fisica, quanto spirituale, dentro noi stessi ad esempio.
E finalmente i duoi aspetti della band convergono evidenti in Currents. Potente, oppressiva, un vortice sonoro che non lascia incolumi, poggiante sopra eco lontane, che compaiono e spariscono in perfetta simbiosi con il moto della canzone, come se i Pelican di Australasia incontrassero i Pan American, dando vita a un mosaico sonoro ipnotico, di rara bellezza.
Come band strumentale il peso emotivo è evidente, l’importanza data ai titoli delle canzoni è fondamentale per ricalcare le movenze dei suoni, ed ecco che Emersion Of The Islands incarna alla perfezione questo legame, liquida, abissale in lontananza, ma con una silenziosa voglia di emergere, lentamente, senza fretta alcuna, un affascinante sabba marino da contemplare a capo chino e in religioso silenzio, per non interrompere il corso degli eventi.
E se Earth riprende le sonorità possenti delle prime due canzoni, il finale in crescendo è affidato alla traccia più lunga dellìalbum: Leave.
Quasi dieci minuti dove tutte le precedenti influenze si uniscono e indossano una veste ancora più solenne,le sfumature vengono dilatate, si fanno impercettibili, minuti di post-rock atmosferico al quale seguono fino alla fine trame ambient dronate che si perdono nei meandri della mente.
Earthen si chiude in maniera opposta rispetto all’inizio, e nel mezzo una gamma e qualità di suoni davvero stupende, merito anche della produzione ad opera dello stesso Lorenzo.
A livello grafico, il bellissimo artwork ad opera della Malleus chiude il cerchio; impazienti già di sentire il successore godiamoci questo primo passo.

Neuros

Lento @Myspace

1 commento:

Boniz ha detto...

Curiosissimo di vederli dal vivo!