giovedì, febbraio 21, 2008

LENTO



Eccovi qui una densa intervista con Giuseppe e Lorenzo dei Lento, band che con il debut per SupernaturalCat "Earthen" si è affacciata autorevolmente sul panorama internazionale attento alle sonorità del post-core, in particolare quelle più legate all'ambient ed alla psichedelia. Buona lettura...


Ciao ragazzi, innanzitutto complimenti per il vostro debut album "Earthen", tra le cose migliori mai uscite in Italia per quanto riguarda certe sonorità…Il disco è in circolazione da un mese circa, quali sono stati i primi riscontri dalla stampa specializzata?

G: Ci sembra che qualcuno abbia compreso fino in fondo quali fossero le nostre intenzioni, e la direzione del messaggio, di questo siamo molto contenti.

Pensate possa essere meglio recepito in Italia oppure all'estero, in generale?

G: Le date che qui in Italia hanno seguito l' uscita di "Earthen" hanno suscitato un discreto interesse, ci piace pensare che non ci sia troppa differenza con quello che potrebbe essere per noi far base in Nord America o nel Nord dell' Europa.

Come vi trovate sotto Supernatural Cat, e come sono avvenuti i primi contatti tra di voi?

G: La SupernaturalCat ci ha contattato prima del' uscita di "Mostro" dei nostri compagni Morkobot, avevano sentito "Hadrons" su Myspace e ne erano rimasti entusiasti.

Quando abbiamo ultimato la prima stesura del disco abbiamo spedito il materiale a Tortona e abbiamo cominciato a parlare dell' uscita. In effetti la vera forza di SCAT è la coesione ed il rispetto che si sono instaurati tra le band che partecipano al progetto.

Del resto pare proprio ci sia una certa sintonia tra voi e Ufomammut; prima la collaborazione a livello compositivo per l'ottimo project Supernaturals (lavoro ricco di spunti davvero interessanti), poi la notizia che Lorenzo sarà ingegnere del suono nelle prime sessioni di registrazione del nuovo parto proprio a firma Ufomammut…

L: Come ti diceva prima Giuseppe, tra noi e loro si è subito instaurata una forte amicizia già prima delle registrazioni di Record one. Ci siamo trovati subito in sintonia, sia su questioni compositive e legate al puro approccio, che su quelle più "tecniche", in studio, e dopo gli ottimi risultati sonori di Supernaturals mi hanno chiesto subito di registrare il nuovo disco Ufomammut. In questi giorni sto preparando il master definitivo, direi che siamo in dirittura d'arrivo... sono molto contento di lavorare con Ufomammut, non capita spesso di registrare e missare una band che stimi profondamente.

Tornando ad "Earthen", ciò che colpisce è l'impatto per lo più essenziale e senza troppi fronzoli dei pezzi, sebbene ad un ascolto più attento si noti il notevole lavoro svolto dalle 3 chitarre nella stratificazione del tessuto sonoro…

G: "Earthen" è il risultato di un duro lavoro. l' organizzazione delle tre chitarre ha richiesto uno notevole sforzo in termini di definizione degli spazi e dei suoni.

Da un punto di vista esclusivamente compositivo abbiamo optato per la linearità nelle parti più "corpose"; il contrasto e la sovrapposizione dei temi sono stati confinati alle tracce più aperte all'' interpretazione personale, dove quello che è stato costruito tende ad essere messo in discussione e, come a rappresentare un ciclo ascensionale, la forma che si assume è il frutto del decadimento di quello che si è perso.

Personalmente sono rimasto sorpreso dal peso che la parti più atmosferiche e psichedeliche, davvero pregevoli tra l'altro, hanno nel disco; in particolare il fatto che vanno a rappresentare quasi il fulcro del lavoro, la parte più sentita e profonda, sebbene non siano certo un punto di arrivo ma tutt'altro…

G: Tecnicamente parlando rappresentano la parte più "sperimentale" del disco, il momento di maggiore libertà e forse la parte più sentita e profonda di "Earthen".

L: C'è da dire che il 90% delle parti più sperimentali sono nate direttamente in studio, quando abbiamo cominciato a registrare le prime session avevamo un'idea di fondo del disco molto meno unitaria rispetto a quello che poi è stato. La possibilità di avere uno studio a disposizione ci ha permesso di rendere il tutto più omogeneo, ma ha anche comportato terribili ritardi nei tempi di uscita...

Il titolo scelto per l'album rispecchia perfettamente il contenuto strumentale: la vostra è musica estremamente umorale e descrittiva; il fatto di essere una band totalmente strumentale è una scelta ben precisa oppure avete seguito semplicemente il mood che i pezzi richiedevano?

G: Niente di più naturale per quello che siamo stati finora. Non siamo riusciti a conciliare quella ricerca di intimismo e di origine e quel livello di apertura che volevamo dare ai brani con l' idea di un intervento così diretto come quello di una voce; non che fosse un obiettivo.

Siete soddisfatti di come suona il disco? Credo rappresenti una perfetta sintesi tra impatto e suggestioni paesaggistiche…

L: Decisamente, avendo curato io in prima persona gran parte delle registrazioni e dei missaggi definitivi devo dire che è un ottimo risultato. In studio siamo sempre stati perseguitati dalla ricerca di un suono il più personale e unitario possibile. I missaggi dei brani ambient ad esempio sono in realtà quasi tutti dei "rough mix", perché durante la stesura di quei brani eravamo così concentrati sull' unitarietà che la fase di missaggio e di arrangiamento si sono sovrapposte, quindi una volta terminate le parti i missaggi erano pressochè perfetti...

Parlateci un po' dell'artwork, visto che in casa Supernatural Cat esso riveste particolare importanza….

G: Bisognerebbe girare la domanda a Malleus… abbiamo comunque seguito lo sviluppo del concept dalle prime bozze e siamo rimasti particolarmente colpiti dall' idea degli elementi. Credo che il lavoro riesca a comunicare perfettamente l' idea di atemporalità che si cela dietro la nostra musica.

L'aspetto live è certamente ciò che consacra e definisce una band: a tal proposito voi siete universalmente riconociuti come un gruppo che dal vivo dà il meglio di sé, raggiungendo vortici sonori che un cd in studio non è in grado di trasmettere…. Sempre parlando dell'aspetto live, come state programmando di promuovere il disco?

G: La dimensione live è forse quella che meglio può rappresentare la nostra attitudine musicale e il nostro modo di concepire una band. Suonare dal vivo è il nostro modo di esorcizzare le tensioni che si vengono a creare in sala, mentre componiamo oppure mentre registriamo. Tentiamo di studiare il set evitando soluzioni di continuità, nei minimi dettagli, cercando di riproporre lo stesso concept del disco.

L: Stiamo cercando di spingerci al di fuori dell'italia per la promozione del disco, ma purtroppo richiede un grande apporto organizzativo visto che quasi tutti noi lavoriamo a tempo pieno.

Di solito siete una band che privilegia il suonare più possibile, sempre e cmq, oppure la vostra filosofia è quella di poche date ma ben programmate, senza il pericolo di trovarsi in situazioni poco piacevoli?

G: Poche date, ben programmate. Come diceva Lorenzo prima purtroppo dobbiamo fare i conti anche con i nostri impegni lavorativi.

Sapete che gli utenti di NeuroPrison sono molto curiosi riguardo la strumentazione usata dalle bands…potete in sintesi parlarci della vostra, di cosa cercate e come ottenete il vostro sound?

L: Il nostro sound proviene fondamentalmente dalle nostre testate. La nostra ricerca di suono è stata quella di cercare di evidenziare le tre chitarre con dei suoni ben distinti.

Quindi abbiamo cercato degli ampli che suonassero puliti ad alto volume: personalmente non ho mai trovato un ampli che potesse competere in distorsione con un semplice pedale, almeno secondo i miei gusti. La nostra scelta è di ottenere un suono il più pulito possibile in partenza dall'ampli e poi distorcere successivamente, ovviamente nei limiti possibili, è chiaro che non potrei mai suonare con un jazz chorus o un twin reverb!

Alla fine la scelta è stata due testate Fender (una Bassman 100 e una Bandmaster reverb, entrambe silverface) e una Marshall Jtm45. Per il basso abbiamo una vecchia testata a transistor fuori produzione, mentre Federico usa una Tamburo con fusti leggermente "oversized" rispetto al solito, più dei campionatori per mandare dei sample dal vivo.

Restando su temi a noi cari, insieme ai vostri compagni d'etichetta Morkobot avete partecipato alla compilation "NeuroSounds Vol.1: Stones from the Sky"; come avete trovato il livello medio delle bands in essa incluse e cosa pensate dell'underground italiano in campo post-core e dintorni?

L: Se devo essere sincero non ho ancora ascoltato attentamente la compilation. Da un primo ascolto (e dai gruppi che conoscevo già) mi sembra che ci siano molte proposte valide. Personalmente amo il lavoro di Larva, sicuramente una delle promesse italiane in campo più sperimentale.

Pensate che un vostro "successo" a livello internazionale possa dare una mano alla scena nostrana, a mio avviso ricca di talento ma davvero poco considerata?

G: Il successo di una band può comportare un miglioramento generale del livello di esposizione di una scena, ma la diminuzione del livello di esterofilia di un paese può infondere maggiore fiducia e autonomia creativa al substrato culturale e conseguentemente facilitare la produzione delle idee.

Come sono stati i vostri esordi, quali i passi e gli avvenimenti che hanno portato alla fondazione dei Lento?

L: Fondamentalmente siamo buoni amici da lungo tempo, e suoniamo insieme da svariati anni, con le formazioni più disparate. Le due svolte principali sono state la scelta di diventare strumentali e l'entrata nella band di Donato; di lento in effetti si può parlare solamente a partire dal suo ingresso nella band.

Le vostre influenze come si sono evolute nel corso degli anni? Quali sono principalmente i vostri ascolti attuali?

L: Ci siamo evoluti molto negli ultimi anni. Fino a qualche anno fa, durante la prima formazione dei lento, eravamo molto più legati alla scena postrock di Louisville, a nomi come Slint, Shipping news, June of 44. Tutti quanti noi fagocitiamo parecchia musica comunque, attualmente per quanto mi riguarda Residents, Guapo, Tim Hecker.

G: Ultimamente Kayo Dot, Buried Inside, Ocean.

Ora siete in tour per la promozione di "Earthen", ci sono cmq dei progetti futuri in cantiere, tipo delle date all'estero?

L: Stiamo cercando di organizzare delle date in Europa nel prossimo futuro, e se possibile vorremmo arrivare agli States entro la fine dell'anno.

Avete già un'idea di come potrà suonare il vostro prossimo lavoro in studio?

L: Se ne parlava appunto in questi giorni in furgone. Per il momento non so anticiparti nulla, posso assicurarti comunque che avrà poco a che vedere con Earthen.

Ok ragazzi abbiamo concluso, grazie mille per la vostra disponibilità ed in bocca al lupo per tutto….ci si vede on stage!

L: Grazie a voi, un caloroso saluto a tutti, siete riusciti a creare un'ottima comunità di scambio, non se ne vedevano così da parecchio.

In bocca al lupo per tutto,
Lorenzo e Giuseppe.

-Edvard-

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