giovedì, dicembre 11, 2008

Gemine:Muse 2008 - "WALLS AS OPEN DOORS"






20 dicembre 2008 - Palazzo Cittanova, Cremona - ore 21.45

a cura di Marco Verdi
scritto da Zero Wait EnSemble
[con membri di: Zero Wait State, Xu(e), Big Eyes Trance]

suonato da:
Omar Martani (chitarra elettrica, chitarra acustica, tastiere, effetti)
Giuseppe Toninelli (laptop / elettronica)
Nicola Fornasari (laptop / elettronica)
Andrea Poli (laptop / elettronica)
Giovanni Prarolo (contrabbasso, basso elettrico)
Roberto Polledri (chitarra elettrica)
Stefano Uggeri (batteria)
Matteo Nodari (pianoforte)
Alberto Napoli (violino)
Benedetta Zucconi (viola)



Undici mesi dalle prime idee di progetto all'opera finale. E' un percorso articolato quello che ci condurrà la sera del 20 dicembre nella sala maggiore del Palazzo Cittanova. Timori ed entusiasmi si sono susseguiti senza sosta durante le infinite fasi di creazione, composizione e rifinitura di una performance che da subito non si è voluta limitare alla sfera musicale, proponendo una lettura esaustiva dei temi affrontati attraverso i linguaggi multimediali. Musica, dunque, con il supporto imprescindibile di elementi grafici ricorrenti organizzati in una video-installazione di forte impatto e caratterizzazione emotiva.
Contrapposizione, compenetrazione, scontro, reciprocità: sono le dicotomie stravolte su cui si reggono i concetti stessi di arte e musica. Rumore e melodia, antico e moderno, acustico ed elettronico, ovvero le suggestioni di un dialogo tra elementi che abbiamo voluto approfondire inserendoci nel contesto artistico di Gemine:Muse. Pretesto inevitabile, la parete calata nella città: il fascino medievale di Cremona e il suo binomio vecchio/nuovo, il simbolico Palazzo Cittanova con la sua storia di indipendenza alternativa al potere convenzionale. “La Parete Desnuda” è stata da subito spogliata del suo significato meramente fisico e trasposta nella dimensione impalpabile e sottile dell'interiorità. Una parete divisoria; l'intuizione e la visione moderna del concetto di città come luogo confinato da molti accessi senza nessuna uscita, l'idea plasmata sulla limitazione mentale dell'auto-confinamento (protezione o differenziazione?).
Tre atti, distinti ed equamente distribuiti in un'ora e trenta di durata complessiva. Tre letture differenti identificate dal titolo, emblematico, dell'opera: “Walls As Open Doors”. Tre approcci stilistici che guerreggiano in quello scontro tra opposti capace di far scaturire le emozioni più profonde. La materia è fornita dai linguaggi artistici marginali e d'avanguardia dell'ultimo mezzo secolo: la musica elettronica, il concretismo, l'arte digitale; e poi, gli spartiti classici e l'estetica jazz, rivisitati alla luce dell'eredità penetrante dell'ultimo post-rock. Contaminazioni reciproche attraversate da variazioni e crescendo circolari, mediante un linguaggio fortemente ibrido ed eterogeneo, diviso nell'utilizzo di elementi classici (pianoforte, contrabbasso, archi, chitarra acustica) e strumenti più tipicamente rock (batteria, basso e chitarra elettrica), ma inaspettatamente sostenuto dal minimalismo elettronico d'avanguardia. Tappeti di glitch corrotti da oscure fascinazioni post-industriali, forme pure alterate da inserti ambientali e rumoristici, fantasie immerse in arpeggi liquidi e remoti, rincorsi da trame avant-jazz o armonizzati da un pianoforte etereo.
L'orchestra è in realtà un'ensemble atipica costituita da una formazione fissa di quattro musicisti con interventi di supporto. Ma la performance non vuole essere a tutti i costi inaccessibile, difficile o limitante: confidiamo bensì che qualunque orecchio amante della (buona) musica possa trovare elementi di riflessione e vivo interesse.


(Marco Verdi)



Nessun commento: