mercoledì, febbraio 11, 2009

DONKEY BREEDER





Da più parti considerati come la rivelazione della seconda edizione del NeuroFest, dopo la recensione dell'ottimo Ergot, abbiamo contattato i Donkey Breeder, ecco cosa ci dicono Valerio e Alessio, rispettivamente bassista e chitarrista della band modenese:

Benvenuti su NeuroPrison ragazzi; per cominciare che ne dite di raccontarci un po’ come è nata la band?

Valerio: Direi che la prima domanda è per te, Ale...io intanto stappo una birra!
Alessio: Allora, Donkey Breeder era il nome del mio progetto solista (all'epoca suonavo con Valerio nei Pleasure Drowns Desire e nel tempo libero mi dilettavo a comporre musica con il computer e con l'aiuto di Foglia alla voce). Per scommessa, alcuni pezzi finirono in una selezione per partecipare all' Arezzo Wave; quello che non avevo calcolato è che potessero essere scelti e di li a poco mi arrivò la telefonata con la data della prima esibizione...avevano dato per scontato che Donkey Breeder fosse un gruppo!!!! Panico! L'unica soluzione era quella di recarsi nell'ospedale psichiatrico più vicino e trovare tre matti che accettassero questa follia, insegnargli i pezzi per poi buttarsi nell'arena a meno di un mese dalla prima prova insieme. Come incipit è abbastanza traumatico eh?!?!

Perché Donkey Breeder?

Alessio: A dire il vero, era una delle unità di Settlers 2, un videogioco dei tempi delle superiori.

La scelta di suonare interamente strumentali era dichiarata o è stata frutto di qualche situazione particolare?

Alessio: Dopo il primo concerto, il nostro cantante (il mitico Foglia) aveva espresso delle perplessità sul minestrone sonoro che, ancora acerbo, iniziava a delinearsi...e del resto, come dargli torto. Purtroppo, il secondo live era lì a sole tre settimane e la voglia di suonare tantissima, non c'era neanche il tempo sufficiente per bestemmiare e allora per l'ennesima volta, al grido di “Rock'n'Roll”, siamo saliti su quel palco in quattro e così siamo rimasti.

Qualche mese fa è uscito Ergot, vostro primo disco, prodotto agli Studio 73 di Paso. Come è stata questa vostra prima esperienza in studio?

Valerio: Quello trascorso allo Studio73, è stato senza ombra di dubbio il momento più formativo ed intenso che abbiamo vissuto sia come band che singolarmente come appassionati di musica.
Ogni volta che riceviamo un complimento, ci sembra doveroso condividerlo con il Paso e con i suoi collaboratori, perchè, oltre ad essere delle persone fantastiche, sono incredibilmente capaci e professionali.

Il vostro album può essere descritto come “rock strumentale, matematico, progressivo e psichedelico”; quale di questi aggettivi calza meglio secondo voi e quale pensate possa essere il punto di forza del vostro suono?

Valerio: Per citare un nostro carissimo amico, direi "un dito ar culo con la sabbia", ahahah! Anzi, "quattro cazzi in padella" conditi con un'attitidine punk e una spruzzata di anarchia compositiva...in altre parole... non si capisce un cazzo e noi non siamo da meno.

Yorkshire e Kala-azar pongono bene in evidenza il ponte musicale che rappresentate, unendo rock tipicamente “passato” a intemperanze moderne e soprattutto pare che tutti inizi dai Led Zeppelin, siete d’accordo?

Valerio e Alessio: Il tutto parte dalla nostra voglia di esprimerci attraverso la musica. Ognuno di noi, entrando in sala prove, vuole sentirsi libero di far suonare il proprio linguaggio e le proprie idee senza pensare ai contenitori o ai vestiti più indicati da far indossare al pezzo in questione, poi sta alla band trovare il lubrificante che amalgami il tutto. Le influenze ereditate "dal passato"? Beh, sono lampanti ma vengono scopiazz...ehm...reinterpretate con il disincanto di chi suona soltanto per suonare senza pensare all'eco che causerà.

In Empty Cores addirittura fanno capolino delle chitarre vicine a certe cavalcate heavy-metal o sbaglio?

Guarda, a Vale e a Samu il metal “CI PIACE MOLTISSIMO”, a Tommy e ad Alessio meno...cioè a Tommy forse, boh! Cmq, dicevamo? A proposito, ma chi sta parlando di noi?

A nome di chi scrive Unexpected Waterfall Effects è la traccia migliore del disco, dove accade davvero di tutto, come un circo se mi passate il termine. Come nasce una vostra canzone e soprattutto quest’ultima, che è anche quella con il minutaggio più elevato?

Valerio: Innanzitutto, ti ringraziamo per l'appellativo "circense" perchè calza a pennello con i componenti della band. Per quanto riguarda la genesi dei pezzi, vale quanto detto poc'anzi:
birra birra birra birra birra birrrrrrrrrrrra....e whiskey.

Per parlare di Ergot ho scomodato Don Caballero, Russian Circles e Keelhaul (in chiave vintage), anche se si potrebbero fare altri mille nomi; potete citarne altri che apprezzate particolarmente e ritente importanti per il suono Donkey Breeder?

Alessio: Kee???
Valerio: Dai, Ale, cazzo non farmi fare la figura dell'ignorante...i Keelhaul!
Alessio: Whops! Confesso di non conoscerli. Cioè, di nome sì ma non di vista. Meheh.. Mi aggiornerò, promesso.
In ogni caso, The Mars Volta e Porcupine Tree hanno rappresentato una grande fonte di ispirazione, soprattutto nella fase primordiale della band. Poi, singolarmente, oltre ai gruppi da te citati, ascoltiamo Opeth, Mahavishnu Orchestra, Melvins e Dillinger Escape Plan, solo per citarne alcuni.
Valerio: Ehi ehi ehi, Ale! non dimentichi qualcuno?
Alessio: Ah, è vero! Il grande Mino Reitano, da poco scomparso. Vabbè, dai, a parte scherzi...mitico Mino, massimo rispetto da tutti noi.
Valerio: E Al Bano?? Cazzo Al Bano è per sempre!

Essendo una band strumentale è obbligatorio parlare di artwork e testi. Perché dare come titolo il nome di parassita di graminacee?

Valerio: Già già già, eheh! Nasce semplicemente dalla nostra simpatia per i parassiti delle graminacee, soprattutto per quelli che secernono divertenti alcaloidi come l'acido lisergico! Whops!

Alcuni titoli dei vostri brani paiono rispecchiare l’andamento delle canzoni e la loro struttura, come sono stati scelti?

Valerio: Di solito, i titoli dei brani vengono scelti ispirandosi o ad avvenimenti che ci accadono nel periodo in cui scriviamo il pezzo, o a seguito di cazzate mastodontiche sparate in sala prove.

Come è nato l’artwork del disco?

Valerio: ta ta ta taaaaaa! (sinfonia n.5) In una parola? Un travaglio.
Alessio: Per quanto ci sia, fra noi, grande accordo musicale, lo stesso non può dirsi dell'aspetto grafico e sessuale. Ma, in fondo, chissenefrega.

Dall’ascolto del disco traspare una minuziosa ricerca sonora, lo confermate? Quanto siete maniaci della strumentazione?

Alessio e vale in coro:
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAAHHAAHAH!
Alessio e Vale in coro: (e senza pentimento) AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!
Alessio: Eheh!
Valerio: Ohoh!
Alessio: Ma che cazzo c'è da ridere?
Valerio: Mi sono pisciato sotto.

Venite da Modena, vera e propria “dispensa” di ottimi gruppi; potete parlarci di come vanno le cose dalle vostre parti?

Alessio: E' vero, a Modena esistono ottime band e, a dirla tutta, è una città che offre diverse occasioni per esibirsi. Basta non chiedere soldi, pubblico che sia disposto ad ascoltarti e alcool gratis.

Tasto dolente : suonare dal vivo. Riscontrate anche voi i problemi presenti dalle altre parti d’Italia di questi tempi?

Alessio e Valerio: Affatto, perché, come già detto, suoniamo con la vasella sempre portata di m...ano.

Avete partecipato di recente alla seconda edizione del NeuroFest, che esperienza è stata?

Valerio: Una grandissima esperienza, forse la nostra prima a certi livelli ed è inutile sottolineare la gratitudine per tale opportunità.

Di Ergot se ne sente parlare da membri At the Soundawn, dai ToMyDeepestEgo, dei Last Minute to Jaffna, da un po’ tutto l’ambiente che circola intorno a certe sonorità…ancora nessuno ha bussato alla vostra porta? E voi come vi state muovendo al riguardo?

Valerio: Chi??? At th..Tomy ..to Jafna che? Ma chi cazzo sono? ahahahahah! Guarda permettimi di fare il serio almeno per un istante: suonare in giro ci ha permesso, nell'ultimo anno, di conoscere persone davvero fantastiche, al di là dell'aspetto puramente musicale. Hai citato delle band che stimiamo e alle quasi siamo molto affezionati,anche da un mero e cinico punto di vista sessuale e il fatto che parlino bene di noi ci lusinga. A proposito non è affatto carino chiedere se qualcuno busserà alla porta di quattro poveracci che vivono sotto a un ponte, me ne ricorderò!

Bene ragazzi, prima di chiudere, quali sono i progetti futuri?

Valerio: Birra?
Alessio: Un quartetto blues!


Neuros

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