Ciao ragazzi, innanzitutto parliamo del disco che ormai è uscito da circa 4 mesi; pare sia stato accolto e recensito molto bene ovunque, vi aspettavate un riscontro del genere?
Giulio: Ciao a voi… Direi che più che aspettarcelo, un po ci speravamo… nel senso che abbiamo lavorato duro, per due anni, e alla fine un po’ di risultati ci sono. Ben vengano!
Pensate che possa dare una scossa al panorama alternativo italiano, rappresentare una sorta di nuovo corso non solo nel modo di suonare ma soprattutto nel modo in cui i media e gli addetti ai lavori si approcciano alla musica?
Giulio: dare una scossa…perché? No direi che il panorama italiano ha quel che si merita. Di certo noi non vogliamo essere i capostipiti di niente, anche perché non facciamo nulla di realmente nuovo, solo musica un po più cattiva della media, ma cantata e pensata nella nostra lingua… Dubito che le sorti del rock o del panorama italiano cambieranno perché ci siamo noi… L’unico obbiettivo che abbiamo è che la gente “senta” la nostra onestà… Non inventiamo nulla, suoniamo solo quello che ci piace, e cerchiamo di farlo col cuore… e con la testa. Siamo ben lontani da certi media, e siamo ben diversi da certi addetti ai lavori, hahaha!
Siete ormai costantemente in giro a suonare da quando è uscito il disco… quante date avete fatto finora all’incirca?
Giulio: Da Aprile, una quarantina credo. Ci sarebbe piaciuto farne di più, ma non facendo esattamente “pop” è un po difficile…
In linea generale come vi è parsa la partecipazione e la reazione del pubblico ai vostri concerti?
Giulio: Beh… Man mano che si va avanti, si vedono gli effetti desiderati, ovvero: la gente conosce le canzoni e le canta con noi... questo è molto bello, anche perché l’italiano rende tutto molto immediato… si comunica sul serio, subito. All’inizio il pubblico sembrava un po’ impaurito, o sembrava non capire: forse si fa un po’ di fatica a mandar giù la nostra musica al primo impatto; bisogna digerirla, e dopo credo si capiscano meglio le intenzioni e di conseguenza il concerto… in ogni caso direi che da un paio di mesi a questa parte c’è un’ottima risposta.
Qualche data in particolare che vi è rimasta impressa per qualche motivo?
Giulio: In genere io apprezzo molto le date nei luoghi piccoli e bui, in cui la gente ti alita in faccia, in cui c’è un quasi-scontro fisico, e ne abbiam fatte un paio di date così, in cui ci siamo proprio divertiti anche se non si capiva niente… Però alla fine abbiamo fatto più festival che altro…di queste all’aperto, una bella data è stata il Miami, che ci ha dato la possibilità di suonare di fronte a 5000 persone, forse di più…non siamo in giro da molto, ed è stato un bel privilegio, e un buon concerto, anche se mancavano all’impianto una ventina di migliaia di watt…
Dal vivo avete un impatto ed una intensità sonora davvero notevole, le parti di chitarra in particolare sono decisamente più sporche e rumorose rispetto al disco……
Giulio: Il live è volutamente più sporco, anzi direi “zozzo”! Ci si lascia andare e si cerca di seguire il filo logico dei pezzi, che però su un palco hanno una vita tutta loro. Pensa che ci piacerebbe essere ancora più estremi, meno lineari. Vedremo… in ogni caso, ci scusiamo se qualche volta non si capisce bene quello che succede: “it’s only ROCHENROL!”
Comunque questo non impedisce ai brani più melodici come “La Canzone di Tom” e “Lezione di Musica” di rendere molto bene, perdendo davvero poca atmosfera rispetto alle versioni da studio…
Giulio: Anche secondo noi vengono bene..sono forse le più intime, per cui si cerca di impegnarsi di più.. insomma in definitva noi ce la mettiamo tutta: ogni tanto si sente, ogni tanto no…
Dal punto di vista lirico-vocale penso che la dimensione live non faccia che esaltare ancor di più questa caratteristica del vostro sound, i testi dissacranti, l’approccio teatrale ed a volte improvvisato…..
Pierpaolo: Non credo che i miei testi siano dissacranti. Il semplice fatto che siano in italiano li rende più efficaci.
Avete in programma ancora molte date o ancora nulla di preciso?
Giulio: Diciamo il più possibile fino a gennaio.
L’anno prossimo vi fermerete per scrivere del nuovo materiale o per il momento preferite non farvi fretta e concentrarvi sul far conoscere “Dell’ Impero delle Tenebre”?
Giulio: “Dell’ Impero delle Tenebre” avrà un suo degno successore l’anno prossimo, probabilmente in Autunno. Nel frattempo, oltre a scrivere i pezzi nuovi, assolveremo gli impegni che ognuno di noi ha con gli altri gruppi.
In ogni caso pensate di muovervi sulle stesse coordinate del debutto oppure di cercare di sperimentare soluzioni nuove?
Giulio: Entrambe le cose. Ci piacerebbe esplorare ambienti nuovi, ma bisogna trovare il modo giusto per farlo, e non è sempre facile. Comunque in cantiere ci sono un bel po di cosette, anche se non ti nascondo che mi piacerebbe fare un disco completamente diverso da questo…chissà…
Alcuni vi definiscono troppo ancorati al sound di Jesus Lizard e Melvins, a voi la replica…..
Giulio: Troppo? E’ possibile… assieme a qualche altro milione di gruppi. Non vedo il problema, anzi..lo prendo come un comlimento: c’è chi ci sente i Melvins, chi i Jesus Lizard, chi Tenco, chi Jannacci… Diciamo che non ne facciamo un vanto, ma non lo consideriamo un difetto… Chi ha voglia di novità, cerchi altrove. Sia con One Dimensional Man, che con il Teatro, non abbiamo mai nascosto il fatto che sono gruppi che ci hanno ispirato, e che rispettiamo, ammiriamo, e per attitudine, imitiamo. Ed è comunque meglio assomigliare a loro che a molte altre cose che si sentono in giro in questi giorni. Tutto quello che posso dirti è che cerchiamo di essere il più genuini e onesti possibile, e questo forse può dar fastidio, ma anche molte soddisfazioni. Ultima cosa: io e Pierpaolo conosciamo a memoria quasi tutti i dischi dei gruppi succitati, e sarebbe interessante, trovare tutte queste analogie, forse in realtà ce ne sono meno di quanto sembri…a voi la replica ;-)
Pierpaolo: Di ciò che dicono i nostri detrattori non me ne frega niente. Essere simili a Jesus Lizard, gruppo che Steve Albini definì il miglio gruppo rock del pianeta, mi fa solo piacere. Comunque, ai Jesus Lizard ho sempre preferito Scratch Acid.
Avete nel frattempo girato anche un video per Compagna Teresa, come mai la scelta è ricaduta proprio su questo pezzo?
Pierpaolo: E’ una canzone in cui dietro ad una storia d’amore si nasconde la tragedia: l’assassinio di una partigiana. E’ il pezzo più compiutamente politico, e ci sembrava giusto farne il singolo del disco.
Pensate che i video siano un mezzo utile per una band indie?
Giulio: Penso lo sarebbe se ci fosse un equo sistema di trasmissione. In realtà non è così: c’è sempre qualcuno che decide se un video è buono o meno, abbastanza commerciabile o meno, attuale o meno…infischiandosene alla grande delle scelte stilistiche dell’artista, e creando di fatto un ambiente elitario, in cui passi solo se hai determinate caratteristiche. Questo per quanto riguarda la tv…per fortuna la tv stà perdendo potenza (anche se noi italiani ne siamo pressoché schiavi), a favore di internet, sistema anch’esso controllabile, ma anche più democratico e, di sicuro, un po’ più libero. La televisione sta avendo quel che si merita: il nulla.
Possiamo ritenere il progetto One Dimensional Man un capitolo chiuso?
Giulio: No. Anzi.
Cantare in italiano direi che è una scelta coraggiosa, ma allo stesso tempo quasi obbligata, dato l'approccio lirico. Secondo voi oggi è comunque più un vantaggio o uno svantaggio?
Pierpaolo: E’ nell’ordine delle cose che l’Italiano sia commercialmente più spendibile. Siamo in Italia, i fruitori sono italiani.
Giulio: cantare in italiano comincia ad essere un pò obbligatorio secondo me: dopo così tanti anni di egemonia anglofona, c’è bisogno di credere che la musica indipendente possa essere apprezzabile anche nella nostra lingua. A noi spesso viene fatto notare che l’italiano sembra non accostarsi volentieri a quel che facciamo…secondo noi invece ci stà di brutto. È un po riduttivo pensare che il rock, anche quello più estremo, siano legati al suono dell’inglese, e che comunque l’italiano vada bene solo per Gigi D’alessio o Vasco: ricordo con piacere gruppi punk e hardcore degl’anni ottanta che cantavano in italiano, come ByAllMeans, Negazione o Impact. Forse è facile nascondersi dietro una lingua che non è la propria, e forse, spesso, troppo spesso, non si ha niente da dire.
Quali sono i vostri ascolti attuali, ed in particolare chi o cosa vi ha colpito maggiormente in questi ultimi anni?
Giulio: mmm…poco…i classici, da sempre e di sempre: NomeansNo, King Crimson, TheEx, Neurosis, Melvins, Paolo Conte, Jannacci…le cose più nuove che scopro spesso vengono da lontano, nel tempo e nei luoghi..dall’africa, dall’india o dal sud america..ci son più cose interessanti nella musica etnica tibetana o etiope, che su Myspace. Ultimamente sto ascoltando un bel po di musica sinfonica contemporanea, tipo la musica spettrale di Gerard Grisey o cose simili..diciamo che sono più interessato al concetto che alla materia armonica… Ogni tanto si scopre qualcosa di piacevole comunque, ma non certo di nuovo (anche perché comunque il “nuovo” non lo cerco nemmeno)… ascolto molto la radio: mi piace sentire le persone che parlano…oppure le frequenze che trasmettono i fili dell’alta tensione sulle autoradio, in AM tra i 150 e 180 Khz.. Ormai c’è musica ovunque… Col lavoro che faccio poi, faccio sempre più fatica a metteremi ad “ascoltare”…cerco ancora di “sentire”
Pierpalo: Negli ultimi anni mi sono piaciuti solo i dischi di Radiohead e Blur. Per il resto, Tom Waits e il cantautorato italiano degli anni 70.
Ok ragazzi, siamo alla fine, intanto vi ringraziamo moltissimo per questa intervista ed ovviamemte ci si vede on the road.....avete qualcosa d'altro da aggiungere?
Giulio: Dio non esiste. Grazie
Pierpaolo: Dio esiste. Ed è molto arrabbiato.
-Edvard-
1 commento:
ciao sto costruendo il primo fansite non ufficiale dei teatro degli orrori e volevo chiederti se era possibile prelevare questa preziosa intervista per metterla sul sito (con relativi accrediti all’autore)..
grazie mille!!!
andrea
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