giovedì, giugno 03, 2010

LEVIATANI E ZANZARE 4 @ Locomotiv Club




E' fine maggio, e nella bassa bolognese l'aria è già afosa, crogiuolo ideale per zanzare e leviatani: i giorni 22-23 sono a loro dedicati, la cornice è il Locomotiv Club, che segue le giornate di giovedì e venerdì presso lo Scalo San Donato.

L'accoppiata aereo+treno non mi permette di assistere alle prove di Storm{o} (già apprezzati comunque alla seconda edizione del Barone del Male Fest), Icon of Hyemes e Jagannah.
Salgono sul palco gli Stoner Kebab e trainati dal loro goliardico nome sfoderano una grande prestazione, ironica e massiccia, con quel modo infetto di fondere vintage e moderno, sludge/doom e atmosfere dark, e questo grazie al'ingresso stabile delle keyboards che riescono a dare una marcia più svirgolata e oscura a un suono già di per sè ingombrante come l' Eyjafjallajökull.

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E già tempo di ospiti internazionali, forti della nuovissima uscita di Ausserwelt arrivano gli Year of No Light, un vortice che inghiotte e sputa fuori polvere, il tutto praticamente in un unica canzone/movimento che ha visto alternarsi un pò tutti dietro le keys e gran bel lavoro della doppia batteria, tutt'altro che un escamotage per alzare semplicemente i volumi: soundcheck certosino ma ne è valsa la pena, hanno bisogno di un suono bello pulito per far emergere ogni sfumatura e, nonostante in questi contesti dilatati la voce sia spesso ininfluente, qualche intervento non avrebbe guastato.

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L'atmosfera si fa cada e opprimente, l'aria emana riverberi fetidi, è tempo dei Ramesses: una betoniera di letame in slow-motion, come altro descriverli? Iper-doom, suoni deflagranti, voce sguaiatissima; una prova che spazza via i dubbi derivati dai loro dischi, si rimane impantanate e ci si compiace dello schifo. Come si fa a non amarli? Il marchio di 2 ex Electric Wizard si fa sentire, i muri tremano e le orecchie sanguinano.

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Per gli Orthodox, cari amici, le parole sono davvero una gabbia per descriverne la prestazione, tra i gruppi contemporanei sono sicuramente tra i preferiti del sottoscritto, ma sono riusciti a spiazzare me e tutti: abbandonata la catarsi mistica folk-doom per far emergere tutto il loro lato più sregolato, jazz, ferale, incanalato in jam sbrodolisissime e di rara bellezza, come gli OM suonati dai Dazzling Killmen, roba fuori da ogni immaginazione. Noise-jazz-doom, e qua ci si spiegamo gli omaggi in tessuto a Black Flag, Coroner e Hawkwind. A questo punto non si può far altro che aspettare il nuovo ep.

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La curiosità per Ben Frost era molta, perchè sul disco mi ha convinto nel tempo, peccato che le condizioni psico-fisiche abbiano avuto la meglio, comunque quello che ho sentito mal si amalgamava con le atmosfere doom dalle quali tutti eravamo appena risorti, sicuramente in un altro contesto la sua elettronica cristallina e glaciale avrebbe reso sicuramente meglio.
La doomenica è tutta italiana, bravi i Layser Geyser e il rock anfetaminico, peccato aver suonato davanti a cinque persone e grandissima la prova dei Lady Tornado, un vortice dove l'hardcore si getta in un'orgia di rock'n'roll e grind, capace di scatenare immediatamente il pogo tra i presenti, una voce di carta vetrata e una batteria che non da tregua, mentre il basso sfiora il pavimento per opprimere i suoni, è il delirio.
La nota che non ti aspetti della serata sono i Vanessa Van Basten, molti momenti di stanca, bella comunque la nuova traccia, anche se avrebbe giovato un pezzo come Tutto avanti all'indietro, canzone tratta dall'ultimo ep Psygnosis soprattutto movimentata e capace di staccarsi dalla loro monolitica leggiadria, forse è solamente la ruggine dopo tanto tempo di inattività, speriamo di poterne rigodere al più presto.

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Capitolo Dead Elephant. Per il sottoscritto sono un feticcio e ogni qual volta ne parli si sfiora il radicolo, ma maledizione: fantastici!. Hanno crepato ogni cosa. Inizio con una Clopixol cubica, spanata, granitica, ossessiva, si prosegue con Post-Crucifixion ed è il delirio, si rallenta nuovamente con the Worst and the Best e si finisce con con una Black Coffee Breakfast che sfiora il quarto d'ora, dove la parentesi tempeliana prende il sopravvento e stordisce, droga in musica. Qualcosa di assolutamente irripetibile: l'elefante morto è tornato, e già tra poco tempo entrerà in studio per il suo nuovo barrito venefico - con Luca Mai degli Zu in pianta stabile-, da queste parti non si aspetta altro.

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Peccato per le presenze, un evento, un'organizzazione, una location e un'atmosfera del genere avrebbero meritato affluenza ben maggiore; le variabili da considerare sono molte e il discorso spesso sfiora l'arcano, ce ne teniamo in questa sede fuori per non macchiare quanto di bello fatto dagli organizzatori e dalle band.
Speriamo che l'anno prossimo le zanzare e i laviatani continuino a molestarci di questa maniera, mai puntura è stata meglio accolta.

Un ringraziamento per le foto a Michele Giorgi e Francesco Comellini.

Neuros

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