venerdì, agosto 01, 2008

VALERIAN SWING - Draining Planning for Ears Reflectors



Anno: 2008

Etichetta:
Rising Works

Line-up:
Stefano (chitarra)
Davìd (batteria)
Alan (Basso e campionamenti)
Raffo (voce)


Tracklist:
1. The little prince finally explodes
2. Never ending accusative - storm in a space loo
3. Mr. “I never laugh” laughs
4. It is difficult for us to explain our way of decontextualizing music, expecially because of a conundrum: what if skin suddenly gets permeable?
5. Alsosuperheroesendparttwo.A.P.
6. Shitty pudding pearl
7. Fracassius and his way of copying and pasting
8. Terror from the apple side once more


I Valerian Swing sono una giovane promessa di Correggio: il quartetto, costituito da Stefano (chitarra), Davìd (batteria), Alan (Basso e campionamenti) e Raffo (voce), da vita a “Draining Planning for Ears Reflectors” che è valso loro il contratto per Rising Works Records e la registrazione dell’album a Lucca sotto la supervisione di Frank Andiver (Labirynth, Atman e Ossidian tra i nomi prodotti).

Il sound della band è un pastone musical/sperimentale davvero variegato che non sempre però, è bene dire, centra il punto e risulta efficace: un esempio pratico in tal senso può essere la parte iniziale di “The Little Prince Finally Explodes”, l’open track, dove i fraseggi chitarristici disorientano l’ascoltatore fino quando la voce attacca per imbastire una piacevole melodia intervallata da campionamenti e riffing di matrice math.

Questo l’andazzo dell’intero disco, tra Dillinger Escape Plan, melodie suadenti e ficcanti e segmenti disciolti e allungati, tra post rock, psichedelia e una sorta d’ambient: “Never ending – Storm in a space too” e “Mr i never Laughs Laughs”, seguono lo schema sopra elencato e faranno la gioia delle sonorità in questione, mentre per i più critici le cose saranno complicate proprio dai momenti più dilatati, dove non sempre il gruppo ha ben preciso “dove si sta dirigendo”, l’impressione pare quella, e non convince pienamente.

Rimane accettabile il lavoro della sezione ritmica, tecnica e “potente” quanto basta per emergere con forza, e le melodie della chitarra, che ben accompagnano una voce istrionica (che con l’esperienza potrà divenire ancora più carismatica e “decisiva” nell’economia musicale dei Valerian Swing) che passa tranquillamente in mezzo ad urla hardcorizzate e melodie da classifica, come succede negli undici minuti di “It’s difficult for us to explain..”, la canzone numero quattro, prolissa ma ancor più convincente rispetto al precedente operato..

I Valerian Swing dispongono di un ottimo arsenale ma non sanno ancora come “disporlo in campo”, la dimostrazione è “Fracassius and his way..”, dove il minutaggio diminuisce e non compare marcato come in altre occasioni quella spiacevole sensazione di disorientamento. La band può fregiarsi di avere un sound personale che deve ancora essere “limato” e migliorato affinché sia completo al cento per cento.

Ampia sufficienza in ogni caso.

Sephiroth.

Valerian Swing @Myspace

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