giovedì, novembre 11, 2010

RUGGINE (Intervista)




Francesco Rossi (basso), Simone Rossi (chitarra e voce), Paolo Scalabrino (basso) e Davide Olivero (batteria) sono i Ruggine, vengono dalla provincia di Cuneo e sono autori di un disco-bomba dal titolo che è tutto un programma, Estrazione Matematica Di Cellule.
L’intervista che segue ci dà la possibilità di approfondire con tre di loro alcuni aspetti inerenti alla loro musica e al loro modo di intendere le cose…


Ciao ragazzi, benvenuti su Neuroprison. Per prima cosa vorrei sapere qualcosa di più sul monicker: perché proprio “Ruggine”?

Davide: Non ha un significato particolare…Anni fa ci siamo trovati a dover cercare urgentemente un nome al gruppo in vista di un concerto e "Ruggine" aveva un suono che ci piaceva. Sicuramente era migliore di altre soluzioni che avevamo trovato, con il tempo abbiamo iniziato a farci l'abitudine e non abbiamo più voluto cambiarlo. L'idea era venuta dal nome di un disco dei Gea (gruppo bergamasco), c'era la foto della copertina su un giornale di musica e ci piaceva la scritta "Ruggine", non so perchè ma ci aveva colpito.

Simone: Ruggine è stata una scelta dettata dall' esigenza di possedere un nome. Non ha un senso specifico ma ci piace per il "suono " che crea, oltre che alle sensazioni legate al tipo di musica che facciamo. Al giorno d' oggi non potrebbe esistre un altro nome per noi, RUGGINE e basta!


Estrazione Matematica Di Cellule è un debutto di una maturità e di una coesione notevoli. Siete riusciti ad ottenere un bilanciamento perfetto tra la complessità strumentale del rock matematico, la ferocia dell’hardcore e la spietatezza del noise-rock, senza mai perdere di vista le emozioni. Brani come "Cadillac", "Mangio Il Sole Con Gli Occhi", "Fujiko" e "Thallium III" sono ferite aperte che fanno male, chiodi conficcati nella pelle, il suono della provincia malata. Penso siate ampiamente soddisfatti del risultato ottenuto…

Davide: Ti ringraziamo, forse quello che hai detto non lo pensiamo neanche noi…
Quello che volevamo all'inizio era fare un bel disco tenendo conto anche dei tempi che avevamo a disposizione e della disponibilità economica che avevamo (poca). A lavoro finito possiamo dire di essere soddisfatti. Il risultato finale ci piace e quello che volevamo trasmettere penso si possa cogliere. E' la cosa più importante e non è affatto scontata.

Paolo: Siamo ampiamente soddisfatti del disco, e siamo ancora più soddisfatti di quello che siamo riusciti a creare in questi anni. Estrazione Matematica Di Cellule, il nostro primo disco a tutti gli effetti, è stato solo il culmine di un lavoro che racchiude in sè un bel pezzo della nostra storia. Penso sia come aver chiuso un cerchio dal quale eravamo partiti quasi per caso. L’aver registrato un disco è stato un “traguardo” che ci ha dato fiducia, ci ha fatto rendere conto delle nostre potenzialità.

Simone: Estrazione Matematca Di Cellule è stato il risultato di anni di ascolti, concerti ed esperienze che hanno forgiato una certa nostra personalità. Sono contento perchè, i nostri pezzi, hanno sempre avuto una linea ed una tematica costante nel corso degli anni. Quando riesci a crearti un suono ed una personalità musicale, crei un punto di riferimento in quell'ambito; in questo caso associabile ai Ruggine.


In sede di recensione ho scritto che la vostra musica è “costantemente in bilico tra rumore e melodia, tensione e raffinatezza, urgenza comunicativa e cerebralità”. Condividete questa analisi? Come nasce un brano dei Ruggine?

Davide: Il problema è che non lo sappiamo neanche noi di preciso. A volte i pezzi saltano fuori quasi per caso e li terminiamo in fretta. Nella maggior parte dei casi però il processo è piuttosto lungo, ci lavoriamo per molto tempo e facciamo diverse modifiche fino a trovare la soluzione che secondo noi è la migliore. Spesso l'afghano ci da una mano.

Simone: Un brano dei Ruggine nasce, il più delle volte, da situazioni inaspettate dove tutti e quattro riusciamo a creare un riff quasi immediato rispetto alla colonna portante del pezzo. Ci sono pezzi che nascono e terminano in un lasso di tempo relativamente breve, mentre invece per altri è già successo che ci andasse molto di più.

Paolo: Condivido la tua analisi, come condivido la risposta di Davide e Simone.
La stesura dei brani non è mai un processo “matematico”. Ci sono volte in cui sei alle prove e il tutto fila liscio come l’olio, i pezzi nascono in maniera naturale. Altre volte invece ci si dilunga e ci si perde dentro ad un riff senza riuscire a far quadrare il brano.


La produzione di Manuel Volpe presso il Redhouse Recordings di Senigallia è stata importantissima per la riuscita del disco. A livello strettamente sonoro, ad esempio, la differenza tra il full length e il precedente Ep omonimo (recensione) è notevole. Credo che Manuel abbia fotografato fedelmente ciò che sono i Ruggine oggi: una band potente, chirurgica e dall’ impatto tremendamente live. Com’è stato lavorare con lui? Vorreste rinnovare questo sodalizio in futuro?

Davide: E' stata sicuramente un'esperienza molto bella e formativa. Per l'aver lavorato con lui e per aver avuto la possibilità di farlo al Redhouse. Manuel è una persona che già avevamo conosciuto prima di registrare, avevamo fatto dei concerti con il gruppo con cui suona, i Bhava, e quindi era stato più facile lavorare poi con lui in studio. Soprattutto per il discorso dell'impatto live: è una cosa a cui noi tenevamo molto e Manuel è stato bravissimo in questo.

Paolo: Penso che Manuel abbia vissuto molto intensamente e seriamente i giorni delle registrazioni, come i giorni che la precedevano. Il suo interesse nei nostri confronti è sempre stato forte, tanto da proporci di registrare con lui al Redhouse.
Tutto questo è stato solo un vantaggio per noi, visto che avevamo voglia di registrare i brani nuovi ed allo stesso tempo registrare nuovamente i brani a cui più tenevamo dell’Ep. Prima di pensare a una nuova collaborazione dobbiamo mettere insieme i pezzi che andranno a comporre un nuovo disco, cosa sulla quale ci stiamo concentrando maggiormente.

Simone: Stiamo parlando di uno studio di registrazione professionale, che valorizza tutto ciò che riguarda il gruppo. Siamo stati fortunati ed entusiasti di lavorare con Manuel, in quanto lui ha colto in pieno il senso e quello che volevamo ottenere. Sicuramente in futuro, se ci sarà la possibilità, saremo lieti di poter lavorare ancora con lui.


Ai più attenti osservatori dell’underground italico non sarà sfuggita la vostra provenienza, la zona di Cuneo. Sembra proprio che quella provincia sia diventata l’epicentro del nuovo “noise-rock made in Italy”. Cosa sta succedendo lì? A cosa di deve tutto questo fermento?

Davide: Non saprei dirti, ci conosciamo tutti ed in generale ciò che ci accomuna è che ci crediamo davvero, indipendentemente da quello che facciamo. E' vero, ci sono tanti gruppi validi nella provincia di Cuneo. Penso ai Fuh, il gruppo al quale più di ogni altro ci sentiamo legati, agli Io Monade Stanca, ai Treehorn, ai Dogs For Breakfast, ai Fagetz, ai Three Light Noise.
In ambito meno "rumoroso" e più cantautoriale ci sono La Moncada e Matteo Castellano (una delle cose più belle che mi sia capitata di ascoltare in assoluto). Presto si faranno conoscere anche i La Malora e gli HuB.
Ed infine ci sono i Cani Sciorrì ed i Dead Elephant, i gruppi dai quali in provincia è partito un pò tutto. Sì, alla fine siamo giusto in due o tre.

Paolo: Questa domanda non può che farmi davvero piacere. A mio avviso è molto importante che al di fuori della “granda”ci sia gente davvero interessata a quello che succede qui, è davvero gratificante.
In realtà qui in provincia, a parte i gruppi, non c’è un gran fermento “musicale”. I locali dove suonare sono davvero pochi, ma in particolare è la gente il più grande assente di questo momento. Sembra quasi svanito l’interesse per la musica live, non per le cover band o le orchestre liscio ovviamente, ma per i gruppi che vanno avanti da anni cercando di lasciare qualcosa di proprio, un qualcosa che viene espresso tramite una canzone oppure ad un concerto per esempio.
Forse tutti questi gruppi sono nati anche in contrapposizione ai limiti della provincia, riuscire a farsi apprezzare da persone che vivono a centinaia di chilometri di distanza da noi non può essere che uno stimolo a fare sempre meglio.

Simone: Per quanto riguarda la scena di Cuneo, tutto è nato dall' avvento degli Elephant Man che hanno gettato il sassolino nello stagno dando il via a tante nuove situazioni e realtà. Qui se ne sentiva il bisogno; ed a oggi sono contento che si sia creato tutto questo. Ci tenevo a sottolineare che tra tutti vi è una grossa collaborazione, in quanto si è cresciuti insieme condividendo tante esperienze...


Siete nati come terzetto (chitarra, basso, batteria) ma successivamente avete ampliato la line-up con l’ingresso di un secondo bassista. Durante l’ascolto di Estrazione…mi sono reso conto che la presenza dei due bassi e le tessiture da essi create concorrono a dare un dinamismo ritmico e armonico molto particolare ai brani del disco…

Davide: E' un pò quello che volevamo ottenere. L'idea di avere due bassi è una cosa che a noi piace molto, che in qualche modo ti permette di avere un impatto particolare, soprattutto dal vivo. E' anche un modo per poterci distaccare da altri gruppi ed avere maggiori stimoli per rendere più personale ciò che facciamo. Non è sempre semplicissimo, ma è comunque sempre meglio che pulire il bagno di Camerana (chi vuole capire, capisca).

Paolo: La scelta dei due bassi è stata tanto fortuita quanto interessante.
Nel corso degli anni io e Francesco siamo riusciti ad ottenere ognuno il proprio suono, senza coprirsi l’uno con l’altro.
Abbiamo trovato la giusta “miscela” di suono per rendere tutto il meno banale possibile. Francesco ha un suono molto più impuntato sulle basse, io sulle frequenze medio alte mentre Simone ricopre tutta la parte di alte mancanti. In questo maniera riusciamo a coesistere molto bene. Anche se mi sento di dire che siamo la rovina di ogni fonico.

Simone: L' idea dei due bassi, per quanto fosse strana, ci ha subito intrigato e soddisfatto musicalmente. Volevamo fare qualcosa di nuovo, anche se all'inizio non è stato perchè si trattava di farli risaltare e fare in modo di creare due suoni ben differenziati con una ben definita personalità sonora. Tutto questo lavoro si sente, come sottolineavi tu, in Estrazione Matematica Di Cellule, ci piace!


Parliamo dell’aspetto puramente lirico della vostra musica. Chi si occupa della scrittura dei testi e cosa vi ispira maggiormente nella vita di tutti i giorni?

Paolo: I testi delle canzoni li scriviamo principalmente io e Simone.
Chi si sente più ispirato a scrivere un testo per un particolare pezzo lo fa, poi insieme ci troviamo per inserirlo nella canzone, oppure per valutare eventuali arrangiamenti. Credo sia un buon metodo lavorare a due in questa parte della composizione.
Per quel che riguarda il contenuto dei testi, si entra in un campo minato. Quando scrivo non penso mai particolarmente ad un tema, scrivo quello che sento, quello che vivo, domande e tutto quello che più mi colpisce nella vita di tutti i giorni. Tutto questo comprende momenti di spensieratezza a momenti di semplice voglia di gridare un qualcuno, un qualcosa. Penso che tutto ciò emerga platealmente nel disco, c'è un bisogno reale di smuovere qualcosa, e soprattutto il bisogno di poter raccontare le proprie sensazioni che crescono.


Fra le vostre influenze principali citerei band come Don Caballero, Dazzling Killmen, Uzeda, Sottopressione e Massimo Volume. Siete d’accordo? Avanti con i dieci dischi da isola deserta…

Questi sono sicuramente tutti gruppi che ci hanno dato tantissimo. Alcuni probabilmente sono tra i nostri gruppi preferiti e quindi è innegabile che ci abbiano influenzato. Chi più, chi meno. Sta roba dei dieci dischi è difficilissima.
Questa può andar bene:

ANGELI - Voglio Di Più
BURIAL - Untrue
DEFTONES - White Pony
DON CABALLERO - What Burns Never Returns
GONG - Angel's Egg
KING CRIMSON - Red
MASSIMO VOLUME - Lungo I Bordi
ISIS - Panopticon
SHELLAC - At Action Park
TORTOISE - Tnt


Estrazione Matematica Di Cellule è scaricabile gratuitamente dal sito della Escape From Today. Sarebbe interessante conoscere il vostro punto di vista sulle moderne pratiche di fruizione della musica (streaming, download, You Tube, MySpace, etc.)…

Simone: Per chi come noi, suona live e cerca di fare dischi, sicuramente è un grande appiglio il fatto di poter proporre i propri pezzi e molto altro. Mi fa piacere che, quando si è in giro a suonare, c'è qualcuno che ci dice che ha già scaricato i pezzi, ma vuole comunque comprarti il disco. Questa è la prova che se piaci a qualcuno, questo non si limita a scaricare i tuoi pezzi, cerca qualcosa di concreto ed è questo che ci fa amare questa avventura....

Davide: Come tutte le cose dipende sempre dall'uso che se ne fa. Per noi che i dischi li vendiamo principalmente durante i concerti, è una cosa positiva che qualche persona possa conoscerci in altri modi, magari anche attraverso internet. Se poi dopo si comprano anche il disco diventa come aggiungere la mozzarella al kebab. Fantastico.


Come procede la vostra attività live? Avete già intrapreso un tour per supportare il disco?

Davide: Qualcosa è uscito, poi nel frattempo c'è stata l'estate di mezzo e come sempre purtroppo siamo rimasti fermi un pò.
Abbiamo da poco suonato ad Arona, ora Saluzzo, Milano e poi sicuramente Torino. A breve speriamo di suonare in altre parti d'Italia e di fare un mini tour anche all'estero, assolutamente.

Paolo: Un tour vero e proprio non siamo riusciti a farlo, abbiamo fatto delle date sì, ma ci piacerebbe riuscire a presentare il disco in più parti d’Italia. Visto che cantiamo in italiano (e non sono molti i gruppi che lo fanno) dovremmo provare a sfruttare al massimo questa cosa cercando di muoverci il più possibile nel nostro paese. Poi logicamente se c’è da suonare all’estero ancora meglio, ma penso che questa possa essere un po’ la nostra strada.
La più grande difficoltà ora resta il tempo che si riesce a dedicare alla ricerca di posti dove suonare. Tutto ciò non è affatto facile dal mio punto di vista, il suonare non ci mantiene anzi, spesso ci si rimette pur di suonare fuori dalla nostra zona. Le cose sembrano andare così: o hai un’agenzia che si occupa interamente nella ricerca dei tuoi live, della promozione eccetera, oppure tutta quella parte rientra nell’autogestione della band che non sempre si riesce a seguire al meglio.


Viviamo in un’epoca di riciclaggi impietosi e revivalismi vari, in cui essere originali è un’impresa ardua e spesso ciò che più conta è l’hype che si è creato intorno a una band più che la qualità effettiva della sua proposta. Domanda da 100 milioni di dollari: quale pensate possa essere il futuro della musica?

Davide: Questa è una frase che qualcuno di noi ha messo sul MySpace della Canalese*Noise Records:
" I tecnici del suono sono scoraggiati. Hanno passato la maggior parte del ventesimo secolo a sviluppare splendidi suoni stereofonici e adesso si trovano a dover lavorare con un atroce sistema di compressione del suono chiamato "file". La convenienza è uno schifo."
Thurston Moore

Paolo: Credo che finche ci sarà la vita umana su questo pianeta ci sarà gente che avrà bisogno di esprimere le proprie idee attraverso ogni forma d‘arte, poi che ci sia qualcuno disposto a farle proprie è un’altra storia.
L’importante è non perdere mai i propri punti di vista, senza farsi addormentare.

Simone: Sicuramente il fatto che si stanno creando realtà come quella nostra di Cuneo, insieme a tante altre, si può associare al fatto che si è arrivati ad un punto in cui la gente ha ceduto ed ha bisogno di qualcosa di diverso. Nonostante questo, in Italia, sono sempre meno i posti che fanno suonare o che propongono qualcosa di interessante. Ci sono band bravissime ed originali che trovano spazio e consensi all'estero e non qui. Vedo questo cammino ancora lungo e tortuoso, ma penso che qualcosa cambierà perchè deve cambiare!


In passato avete condiviso il palco con Il Teatro Degli Orrori, una band che non ha certo bisogno di presentazioni. C’è chi sostiene che si siano ormai “venduti”, c’è chi invece continua ancora ad apprezzarli incondizionatamente. Fate parte anche voi di uno di questi due schieramenti?

Davide: Noi non siamo mai stati dei "fan" accaniti del Teatro Degli Orrori; alcuni di noi li ascoltano, altri meno.
E' secondo noi un gruppo che merita rispetto e sicuramente il termine "venduti" accostato ad un gruppo come il loro mi suona un pò fuori luogo.

Paolo: Quando abbiamo suonato insieme non mi hanno affatto dato l’impressione di essersi venduti. Ho visto una band che quando è salita sul palco ha fatto il suo show, ha proposto un live davvero “teatrale” e soprattutto con un impatto potente e compatto. Poi sono una band che viene da una cosa chiamata “One Dimensional Man”, penso sia gente che ha lasciato il segno, e sia stato e continua ad essere motivo di orgoglio, del panorama “rock” nazionale.


Siamo arrivati in dirittura d’arrivo, grazie mille per la disponibilità e per il tempo che ci avete concesso. Vi rinnovo i complimenti per il disco e…concludete come meglio preferite.

Grazie mille a te/voi per l'intervista e ancora grazie per i complimenti al disco.
A presto.


Marcello Semeraro

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