lunedì, agosto 24, 2009

DYSKINESIA - S/t

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Tracklist:
1. L’ultimo giorno
2. Giorno zero
3. Il primo giorno
4. Il secondo giorno
5. Adesione al principio di conservazione della materia



A due anni dall’uscita di “Live In Prypiat”, ep uscito sotto Varjot Prod., e dopo un rinnovamento di line-up, l’ogre a nome Dyskinesia è tornato a camminare lungo la sottile linea musicale che divide la delizia dal supplizio, e mai come in questo caso sta interamente all’ascoltatore scegliere da che parte stare, perché il gruppo non offre aiuto alcuno nella scelta.
Primo disco in studio della formazione piacentina, coproduzione Frohike Rec.-Cold Current Prod.-Creative Field Rec., mostra come i germogli di talento mostrati in precedenza siano ormai maturati in velenosi frutti, segno di una crescita costante sotto ogni aspetto. Il suono ha cambiato forma, si è liberato dagli standard che lo volevano imbrigliato in un pantano costantemente in bilico tra lo sludge, doom e ricami ambientali ma riesce comunque a mantenere un filo conduttore con gli episodi passati, come i quindici minuti di Napoleone Sottovuoto, visionaria e malsana, archetipo per l’instabilità sonora raggiunta in questo nuovo album.
Addentrarsi nelle cinque tracce è una processione dolorosa attraverso una sinapsi deviata, e quanto imbastisce in un istante L’Ultimo Giorno è un buio impenetrabile, congestionato dalla fisicità estrema figlia dei Neurosis della seconda metà dei ’90, con un robotico ritmo che può ricordare i Godflesh di Streetcleaner, un singhiozzo di note che stentano a venire in superficie, dimenandosi in uno strato di viscoso nero; nulla può l’inganno di quiete che arriva nel finale, trascinato da una coda tra il rumore e la psichedelica che porta solo ulteriore alienazione.
A prova che i Dyskinesia siano un progetto totalizzante vi è la galleria degli orrori di Giorno Zero, che ben si addice all’artwork del disco: confezione da 7” con all’interno il cd, dove le tonalità del grigio rappresentano paesaggi urbani, mentre la copertina è affidata a un luna park in disuso che grida desolazione. Tra pareti drone si muovono fruscii acuti e versi in lontananza, un sottofondo alieno che si muove perpendicolare al suono di chitarra e forma angoli tetri.
Il Primo Giorno presenta i connotati di quello precedente, ma con il trascorrere dei minuti comincia a trasparire un tenue bagliore di melodia incastrata tra ricordi new-wave, chiave di volta per la venuta de Il Secondo Giorno, tirata allo spasmo e in modo tutto suo addirittura orecchiabile con quelle voci eteree in perenne scontro con il muro di chitarre, una battaglia per non essere sommerse, una qualità che è accostabile a quella dei The Angelic Process, una costante ricerca di luce al limite dell’utopia, sicuramente uno dei punti più alti del disco.
Adesione Al Principio di Conservazione della Materia è l’epilogo, il boccone desiderato nonostante il ventre pieno, voluto unicamente per gola, e con i sue cinque minuti di pieni e di vuoti che si protraggono in un crescendo rareffato potrebbe essere un’indicazione per il futuro, abbastanza prossimo se si considera che queste canzoni risalgano a circa un anno fa.
Il presente intanto ci testimonia come i Dyskinesia sappiano districarsi tra le diverse sfumature di nero, risultando esaltanti nel loro personale modo di trovare un’uscita dagli incubi.

Neuros

Dyskinesia @Myspace

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