venerdì, gennaio 16, 2009

BACHI DA PIETRA - Tarlo Terzo

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Tracklist:
1. Servo
2. Mestiere che paghi per fare
3. Tarlo della sete
4. I suoi brillanti anni ottanta
5. Lina
6. Seme nero
7. Lui verrà
8. Andata
9. F.b.d. (Fosforo bianco democratico)
10. Dal nulla nel nulla
11. Per la scala del solaio



Tarlo : [zoologia] nome di varie specie di insetti che rodono il legno; [in senso figurato] si dice di pena segreta che rode l'animo. Terzo: [aggettivo numerale ordinale] che in una serie occupa il posto numero tre; la terza persona diversa da chi parla e da chi ascolta
Scavando nei meandri della memoria, si può trovare il ricordo di un bambino in balìa della curiosità, si chiede ai più grandi, si chiede agli amichetti..i più voraci si armano di dizionario.
Partire dall’etimologia delle parole adottate nel titolo può apparire come una mossa furbesca, semplicistica, ma anche gli scettici non possono che prostrarsi alla purezza di casa nelle cose semplici.
Tarlo Terzo (Wallace Records) potrebbe essere tutto quì, in queste due brevi parole, un connubio di intenti e di biografia. Lavoro numero tre per il duo Giovanni Succi (ex Madrigali Magri) e Bruno Dorella (OvO, Ronin), che dall’esordio “Tornare alla Terra” sono riusciti come pochi altri a scavare sotto la pelle dell’ascoltatore, che tra estasiato passivismo o rabbioso stupore si è visto divorato dalla loro musica. La musica quindi, un flusso inesauribile che proviene dal disco d’esordio e passa per "Non Io", inarrestabile, serafico, dannato, eterno (privilegio per pochi); difficile descrivere con accuratezza il tappeto sonoro creato dai due, in uno scenario dove la musica pare immutabile ma così non è, poiché a velocità quasi nulla ma costante ogni canzone ha vita propria, ha una propria coscienza che parla attraverso le parole di Giovanni, menestrello perennamente in bilico tra scorci di vita impastati e narrazione avvolgente, un mix difficile di rustico e urbano, difficile da comprendere anche dopo svariate attenzioni, e allora invece di concentrarsi sul totale è preferibile focalizzare i particolari, lasciando che la libera interpretazione faccia il resto.
Quei particolari evidenziano una sempre meno velata esposizione della realtà sociale italiana, delle sue contraddizioni e delle sue verità (Mestiere che Paghi per Fare), solitudine e disillusione (Per La Scala del Solaio); parole che poggiano sopra un tappeto chitarristico scarno e minimale come da consuetudine, un blues acido e spoglio, in perenne lotta come, d'autunno, sugli alberi, le foglie.
Il tutto scandito dai rintocchi di Dorella, paziente metronomo, possente accompagnatore, perfetto nel creare beat ipnotici, a metà strada tra tentazioni trip-hop e scorie post-industriali, un incedere soffocante nella sua leggiadrìa (Dal Nulla nel Nulla), elementare battito di un suono disperato.
Clangori metallici e porte che cigolano, legno che stride e vetri rotti, rami spezzati e arpeggi dissonanti : più che un blues, il suono di Tarlo Terzo è l’incubo post-nucleare in una cascina persa nella campagna piemontese. Lo strisciante scarcasmo di Lui Verrà è manifesto dell’inquietudine che si porta dietro il disco, fatto deflagrare da F.b.d. (Fosforo Bianco Democratico), e come il temibile residuo bellico, con mille scie e riempire il cielo e solcare il sistema nervoso, fa terra bruciata dietro sé; insomma, gli altri inseguono, ancora una volta. Possono venire in mente i Neronoia per approccio lirico/vocale e per atmosfere decadenti, nonostante l'humus musicale differente.
Un disco che è il momento di lucidità di chi ha preso una sbornia solenne, e chiedendo un altro bicchiere si danna dei mali del mondo.

Neuros

Bachi Da Pietra@Myspace

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