martedì, novembre 04, 2008

SLAIVER - Why Brothers?



Line-up
Enrico Grosso : voice-guitar
Fabio Oliva : bass-voice
Andrea Peracchia : drums
Paolo Oliva :guitar


Tracklist:
1.I'd Like to Pay
2.Nola
3.Spit
4.Lover Tell Me it's Over
5.Shut Up Now (demo)

Una storia lunga e travagliata quella dei piemontesi Slaiver, la cui origine risale alla metà degli anni ’90 dall’amicizia tra Enrico Grosso e Andrea Peracchia, i quali costituiscono ancora oggi lo zoccolo duro della band. Una lunga lista di ep e demo in più di dieci anni di carriera e una fama sempre maggiore perseguita nell’underground italico, ma pare che solo nel 2007 il combo sia riuscito finalmente a squarciare il velo che li nascondeva ai più e sicuramente il merito di questo risiede nei venti minuti di “Why Brothers?”.
Sì, perché se il precedente “L'Indifferenza Di Me Verso Le Cose” si presentava come un buon disco ma con ancora ampi margini di miglioramento, questo nuovo ep cancella ogni insicurezza e ogni dubbio sullo status della band; in sole cinque canzoni la band mette sul tavolo le sue carte migliori e il risultato è quanto di più avvincente si possa sentire al giorno d’oggi, in Italia e non.
Gli Slaiver non hanno mai nascosto la paternità del loro suono, figlio dell’hardcore degli ’80, ma non paghi di ciò sono andati oltre, ricoprendo le solide pareti musicali di arabeschi moderni. I’d Like to Pay è una chiara manifestazione di intenti e sorretta da ritmiche punk/hc riesce a innestare chitarre metalliche, riportando alla mente quanto fatto anni fa dai mai troppo compianti Deadguy; notevole la prestazione di Andrea, con un drumming serrato e preciso sicuramente sugli scudi. Nola non ha la minima intenzione di far calare la tensione e dopo un attacco che potrebbe ricordare i Mastodon si assesta su binari veloci e sconnessi, dove le due chitarre si inseguono e si mordono vicendevolmente; una fuoriosa scorribanda tinta di noise-rock e metal che non lascia prigionieri.
La produzione del disco affidata a Giulio Favero mette in risalto tutta la bontà del prodotto e permette di assaporare ogni sfumatura sonora, senza che ciò intacchi minimamente la violenza sprigionata dalla band. Spit è summa di questo, dove sopra un tappeto Breach-iano si inseriscono gli angoli cari a Duane Denison, il tutto sotto il severo controllo degli Slaiver, capaci anche in quest’ambito di donare la giusta dose di melodia a ogni componimento rendendolo un prodotto di pregiata fattura.
Non vi è un attimo di stanca, ciò dovuto anche anche al pochissimo tempo che intercorre tra una canzone e l’altra, donando l’effetto di un macigno che rotola verso le orecchie dell’ascoltatore, macigno che a questo giro prende il nome di Lover Tell Me It's Over; in questo caso all’assalto tipico della band si affiancano sinistre dissonanze, conferendo un’aura malsana al tutto, con il basso di Fabio in evidenza a scandire i tempi.
Il finale della canzone è impreziosito da frequenze radio in sequenza, disturbate come giusto che sia nel loro caso, portando alla traccia di chiusura del disco, l’asfissiante Shut Up Now, dai suoni saturi, dalla rabbia incontrollata e come da titolo non si può far altro che rimanere silenziosi e annichiliti davanti a cotanta urgenza espressiva.
Si è già arrivati alla fine, e allora non rimane che augurarsi un immediato seguito a questo lavoro, davvero fresco ed esaltante, perché se questi sono i presupposti allora si può pensare davvero in grande.
In copertina anche Edith Piaf pare sconvolta, forse perché convintasi a premere per l'ennesima volta il tasto play.

Neuros

Slaiver @Myspace

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