venerdì, gennaio 27, 2012

Blood, Sweat + Vinyl: DIY in the 21st Century / Report + Intervista




Quanto segue non ha la presunzione di essere ne un live report ne un’intervista di quelle che si leggono comunemente sulle riviste o sui siti di settore. Vuole essere solo un contributo portato all’attenzione di lettori italiani su una gran bella realta’ che chi scrive ha conosciuto durante un soggiorno in California, nella citta’ di San Francisco. Non essendo un giornalista e non avendo mai fatto un lavoro del genere, mi limito a raccontare brevemente un concerto e a trascrivere parola per parola quanto emerso da una lunga chiacchierata con il regista di questo splendido documentario.


Il 15 Ottobre 2011 ero all’Oakland Metro Operahouse, a due passi da San Francisco per la premiere del documentario realizzato da Kenneth Thomas intitolato “Blood, sweat + vinyl: the DIY in the 21st Century”. Mi presento al locale con largo anticipo dal momento che la protesta “Occupy Oakland” mi aveva fatto allontanare da downtown con una certa rapidita’. Dopo un’oretta di chiacchiere con dei ragazzi provenienti dall’Oregon, entriamo e ci troviamo davanti il merch desk piu’ ricco e appetitoso che abbia mai visto! Le tre etichette coinvolte nel documentario (Neurot, Hydea Head e Costellation) mettevano in mostra tutti i loro lavori piu’ belli e interessanti, perdersi in quel mare di dischi non e’ stato assolutamente difficile.
Aprono la serata gli Ides of Gemini, freschi di firma per Neurot recordings. Tempi dilatatissimi, voce etera femminile, atmosfere rarefatte per un set davvero molto intenso e coinvolgente.



Seconda band: Oxbow. Autori di un set acustico al centro del locale prima di un concerto memorabile, me li avevano sempre descritti come una live band di altissimo livello, ma mai mi sarei aspettato una cosa del genere. La loro idea di musica, trasmessa dal vivo, e’ qualcosa di unico e indescrivibile. La serata si conclude con il set dei canadesi Evangelista che purtroppo non sono riuscito a vedere data l’ora tarda e la necessita’ di trovare un mezzo per poter tornare a casa.



Fra una band e l’altra, proiezione di ognuna delle tre parti del documentario. Tutti seduti in silenzio ad ascoltare interviste, report e stralci di concerti di band che hanno segnato (e stanno segnando) un epoca.
Nei giorni successivi ho incontrato Kenneth in citta’ e ci siamo fermati a parlare a lungo del suo progetto, quanto segue e’ cio’ che e’ emerso dalla chiacchierata.



Ciao Kenneth, parlami del progetto. Di chi e’ stata l’idea, quando e’ saltata fuori, quante persone ci hanno lavorato e se e’ stato difficile reperire tutto quel materiale e mettere tutto insieme.

L’idea e’ stata mia, mi e’ venuta perche’ soprattutto fra gli anni 2000 e 2005 c’erano un sacco di documentari musicali fatti soprattutto sulle band del passato, mi riferisco da un lato a quei gruppi che suonavano punk rock, e dall’altro a tutti i documentari basati su band degli anni settanta e ottanta come Black Flag, Ramones e a tutto il movimento che ruotava loro attorno. Ci tengo a precisare che quel periodo e’ stato di grande ispirazione per me ma nessuno ai tempi si immaginava di quanto quel movimento avrebbe ispirato altre realta’ esistenti oggi. L’idea prettamente punk di avviare una tua etichetta, senza ambizioni di arrivare a firmare per una major e fare tutto per conto proprio (altrimenti non si chiamerebbe DIY, Do It Yourself, ndr) la ritroviamo oggi in band quali Neurosis, Isis o Godspeed you, Black Emperor!
Io sentivo che qualcuno doveva fare qualcosa per parlare in maniera accurata di cosa sta accadendo oggi a quegli ideali DIY. Credo che band come Neurosis, Isis and Godspeed you, Black Emperor! e tutte le band sotto le tre rispettive etichette, siano importanti per l’evoluzione musicale cosi come lo sono stati Black Flag e Circle Jerks. Di quelle band ormai passate, se ne e’ sentito parlare tantissime volte, era l’ora che qualcuno facesse la stessa cosa per tutto il movimento nato attorno a queste tre etichette. Quel qualcuno sono io (risate…)!! Le cose cambiano molto velocemente e detesto l’idea che le persone si possano velocemente dimenticare di tutte queste incredibili band.

L’idea mi e’ venuta nel 2005, stavo guardando i miei dischi che mi sono detto “Wow, ho un sacco di dischi provenienti da tre etichette, Neurot, Hydra Head e Constellation!” Ognuna di queste etichette ha un’estetica propria e un “look” riconoscibile. Ci sono moltissime differenze fra di esse sia a livello di grafiche che musicale, ma tutte e tre sono accomunate dal fatto di operare sotto la stessa filosofia.

Il tutto ebbe inizio una sera, quando ancora vivevo a Los Angeles e i Pelican suonavano in citta’. Arrivai in questo localino pieno di fumo, piccolo e buio, chiamato The Mountain Bar in Downtown e incontrai Larry, il batterista. Senza sperare in chissa’ cosa gli buttai li l’idea del documentario, e lui mi rispose che Aaron Turner era li con loro. Ebbi cosi’ la possibilita’ di parlare direttamente con lui. Qualche giorno dopo gli spedii via mail l’idea e la sua risposta fu: “Great!” Gli proposi di filmare un loro concerto (degli Isis, ndr) a Los Angeles la settimana successiva e lui accetto’. Gli dissi: “Facciamo cosi: io filmo il vostro concerto il prossimo 5 Novembre 2005 con 3 videocamere e un registratore e voi accettate di farvi fare un’intervista”. Rispose di si. A quel punto gli Isis usarono le riprese per un DVD che usci’ l’anno successivo intitolato “Clearing the Eye”, e io utilizzai le riprese come punto di partenza per il mio lavoro.


Il sottotitolo del documentario e’ “Il DIY nel ventunesimo secolo”. Sappiamo che queste tre etichette che portano avanti la loro attivita’ sotto una filosofia DIY, sono diventate dei punti di riferimento per questo genere di musica. Come riescono a combinare questi due aspetti e come si sono comportate nei tuoi confronti?

Ogni persona che ho incontrato e’ stata estremamente disponibile nei miei confronti. Credo soprattutto perche’ queste tre etichette si relazionano a comunita’ molto vicine fra loro e c’e’ un alto grado di fiducia e rispetto fra di essi. Una volta intervistato Aaron Turner degli Isis fui in grado di contattare i membri dei Cave In dal momento che sarebbero venuti a suonare in citta’ qualche mese dopo, e proprio grazie al fatto che avevo intervistato Aaron mi dissero: “Si, certo, abbiamo gia’ sentito parlare di questo progetto, vogliamo assolutamente farne parte!” Una volta fatto cio’ fui in grado di contattare i Pelican e da loro arrivai via email fino a Steve Von Till perche’ appunto avevo gia’ intervistato persone che lui conosceva e ripsettava. Devo dire che sono tutte persone molto simpatiche, e’ solo che hanno sempre un sacco di impegni, cosi’ decisi di mandare loro dei sample di video e interviste, giusto per descrivere meglio la mia idea. Volevo sembrare seriamente intenzionato a portarla in fondo e quelle erano prove inconfutabili delle mie intenzioni. D’altronde avevo cercato di effettuare ogni singola ripresa nel modo piu’ professionale possibile facendo appello a tutta la mia esperienza accumulata fino a quel momento. Capii subito di avere a che fare con tutte persone “vere” e leali, non ho incontrato “prime donne” (“What you see is what you get” parole sue). La mia filosofia era: “Questo e’ il mio documentario ma questa e’ la vostra musica, quindi, indipendentemente da chi ha realizzato il lavoro, ognuno usi questo materiale per fare qualsiasi cosa voglia”. Questo modo di pormi ha sicuramente giovato alla creazione di un rapporto di mutuo rispetto e fiducia reciproca fra me e loro e io ho sempre cercato di tenerli informati man mano che il progetto andava avanti. Volevo essere sicuro che tutto andasse per il verso giusto, ho quindi trattato il tutto come se fosse il risultato di uno sforzo comune, anche perche’ altrimenti non avrei mai avuto accesso a informazioni esclusive come invece mi e’ stato permesso. Intervistai Steve Von Till in Idaho dove vive adesso. Entrai nel suo studio proprio mentre lui stava suonando nuovo materiale di Harvest Man e lascio’ che lo riprendessi. Fu una figata perche’ quel materiale era ancora inedito, usci’ poi nel disco “In the dark toungue”, ero davvero felicissimo!

Continuando a parlare di DIY…

E’ interessante notare che tantissime band che hanno deciso di vivere la filosofia DIY non fanno della musica la loro unica occupazione, come attivita’ lavorativa. I membri di queste band hanno tutti altri lavori oltre all’attivita’ da musicista, Stve Von Till nel documentario dice che la cosa piu’ importante per loro e’ cercare di lasciare un’eredita’ di quello che e’ stato il progetto musicale. Io penso che l’idea dietro a progetti che hanno come obiettivo principale quello di acquisire fama sia ben differente da cio’ di cui stiamo parlando, magari l’idea proviene addirittura da qualcun altro, da qualche industria che opera nel campo musicale e che sa quali sono i pezzi che finiranno in radio. Ma se l’intento principale e’ quello di potersi guardare indietro un giorno e dire “Wow, sono riuscito a realizzare qualcosa che mi rappresenta veramente, senza compromettere la mia integrita’ morale”, e’ difficile immaginare persone che sono partite dal solo scopo di fare musica da vendere alle radio per fare soldi e successo. C’e’ comunque una cosa che mi confonde in tutto questo: abbiamo esempi di band come Flaming Lips, Tool e Mastodon che pur essendo sotto una major riescono a mantenere il pieno controllo artistico del progetto anche se poi non sentiamo le loro canzoni alla radio perche’ sono troppo lunghe o non abbastanza commerciali. Quello che non capisco e’ come le major non riescano ad accorgersi che, lasciando a una band un po’ piu’ di liberta’ di controllare il proprio progetto, in maniera autonoma, ne trarrebbe un beneficio non solo la band ma anche la major stessa. Purtroppo pero’ queste case discografiche di solito operano con l’idea che la formula che propongono alle band sia l’unica valida nel mondo della musica, e continuano a mettere sotto contratto band che, secondo quella formula, venderanno dischi e permetteranno alla major di fare soldi.

Ho notato che all’interno dell’edizione limitata ci sono un sacco di oggetti oltre ai due DVD. C’e’ qualche ragione particolare o qualche curiosita’ a riguardo?

Buon aparte di questo documentario e’ stato girato all’interno di locali e rock clubs, volevo dare a chi compra l’edizione limitata qualche gadget speciale che possa ricordare il banco del merchandise che puoi trovare ai concerti. Quando vai a vedere concerti di Pelican, Isis o Neurosis e ti avvicini al merch table e trovi oltre ai dischi e alle magliette anche altri tipi di merch meno convenzionali, veramente belli e rari perche’ non si trovano a tutti i concerti. Questo era cio’ che volevo riprodurre io: prendere quell’idea e metterla all’interno dell’edizione limitata cosi’ che chi la compra possa avere qualcosa che solo lui ha. E’ come un vinile, ci sono sempre serie con colori limitati, e proprio perche’ stiamo comunque parlando di musica, volevamo riprodurre quell’idea.

Avete ancora avuto possibilita’ di proiettare il documentario in Europa? Come stanno andando i primi appuntamenti qi negli States? Avete in programma di venire in Italia per promuovere il documentario?

Abbiamo uno screening fissato in Portogallo la prossima settimana (Ottobre 2011, ndr..), il promoter del festival e’ veramente molto contento dell’idea quindi spero verra’ fuori qualcosa di interessante. E’ stato trasmesso al Supersonic festival (UK) la scorsa settimana, sfortunatamente non ho potuto essere la’, ma a leggere dai Tweet di diverse persone sembra sia andata alla grande. Il festival che abbiamo appena fatto a Oakland e’ stato molto pubblicizzato, posters, cartoline in ogni bar e coffee shop frequentato da ascoltatori del genere, abbiamo anche fatto un’intervista su un quotidiano che esce in East Bay ed ha aiutato molto. La gente e’ venuta al festival si per vedere le band Ides of Gemini, Evangelista e Oxbow, ma anche per vedere il documentario. Io volevo che la gente venisse a godersi il concerto e sarei stato molto felice se avesse prestato attenzione anche al film, mi sono stupito molto di vedere quel silenzio e quell’attenzione in tutto il locale quando veniva proiettato e li ho capito che probabilmente quello e’ il modo migliore per presentare una cosa come la mia, in un rock club con rock band che hanno ispirato il film. Speriamo di riuscire a venire in Europa per un tour promozionale la prossima primavera (2012 ndr…) che coinvolga un po’ di citta’ fra Francia, Germania e speriamo di riuscire a mostrare il nostro lavoro anche in Italia. Stiamo lavorando soprattutto con la Francia, avremmo l’idea di proporlo come abbiamo fatto a Oakland, ma sarebbe stupendo anche poterlo proiettare direttamente in qualche cinema. Basta che ci sia qualche fan di questa musica che vuole vederlo, magari in Italia se qualcuno fosse interessato ci piacerebbe molto organizzare qualcosa.


Alessio Corsini

lunedì, gennaio 23, 2012

NEUROPRISON AWARDS 2011




MIGLIOR DISCO [TOP 20]


1. Tim Hecker – Ravedeath, 1972
2. Altar Of Plagues - Mammal
3. Barn Owl – Lost In The Glare
4. Bon Iver – s/t
5. Wolves In The Throne Room - Celestial Lineage
6. Tenhi - Saivo
7. Esoteric - Paragon Of Dissonance
8. Gang Gang Dance – Eye Contact
9. Raein - Sulla linea d'orizzonte tra questa mia vita e quella di tutti
10. The Psychic Paramount - II
11. Deaf Center - Owl Splinter
12. Low – C’mon
13. Terra Tenebrosa - The Tunnels
14. Blut Aus Nord - 777 The Desanctification
15. Robedoor - Too Down To Die
16. Crash Of Rhinos - Distal
17. Implodes - Black Earth
18. Earth - Angels Of Darkness, Demons Of Light vol. 1
19. Andy Stott - Passed Me By
20. The Field - Looping State Of Mind


MIGLIOR DISCO ITALIANO [TOP 5]

1. Raein - Sulla linea d'orizzonte tra questa mia vita e quella di tutti
2. Dead Elephant - Thanatology
3. Dyskinesia - Dalla Nascita
4. Butcher Mind Collapse – Night Dress
5. Gottesmorder - S/t

MIGLIOR EP [TOP 5]

1. Barn Owl - Shadowland
2. Andy Stott - We Stay Together
3. Pontiak – Comecrudos
4. Gottesmorder – S/t
5. Fennesz - Seven Stars


MIGLIOR CANZONE [TOP 5]

1. Tenhi – Paluu Joelle
2. Crash Of Rhinos - Big Sea
3. Gang Gang Dance - Glass Jar
4. Robedoor - Parallel Wanderer
5. Wolves In The Throne Room - Astral Blood


MIGLIOR ESORDIO [TOP 3]

1. Implodes – Black Earth
2. Crash of Rhinos - Distal
3. Terra Tenebrosa - Tunnels


MIGLIOR VIDEOCLIP [TOP 3]

1. Low - Especially Me
2. Tim Hecker - The Piano Drop
3. J Mascis - Not Enough


DELUSIONE DELL'ANNO [TOP 3]

1. Ulver - Wars Of The Roses
2. Today Is The Day – Pain Is A Warning
3. Mastodon - The Hunter


COPERTINA DELL'ANNO [TOP 3]

cover

1. Implodes - Black Earth
2. Sepalcure - S/t
3. Tim Hecker - Ravedeath, 1972


CONCERTO DELL'ANNO [TOP 3]

1. Neurosis @ Spaziale Festival, Torino
2. Swans
3. Sunn O)))


UTENTE DELL'ANNO [TOP 3]

1. er T. alias Uao!
2. This is forever
3. Birsa

mercoledì, gennaio 18, 2012

Blood, Sweat + Vinyl: DIY in the 21st Century / Report + Interview



Quanto segue non ha la presunzione di essere ne un live report ne un’intervista di quelle che si leggono comunemente sulle riviste o sui siti di settore. Vuole essere solo un contributo portato all’attenzione di lettori italiani su una gran bella realta’ che chi scrive ha conosciuto durante un soggiorno in California, nella citta’ di San Francisco. Non essendo un giornalista e non avendo mai fatto un lavoro del genere, mi limito a raccontare brevemente un concerto e a trascrivere parola per parola quanto emerso da una lunga chiacchierata con il regista di questo splendido documentario

Il 15 Ottobre 2011 ero all’Oakland Metro Operahouse, a due passi da San Francisco per la premiere del documentario realizzato da Kenneth Thomas intitolato “Blood, sweat + vinyl: the DIY in the 21st Century”. Mi presento al locale con largo anticipo dal momento che la protesta “Occupy Oakland” mi aveva fatto allontanare da downtown con una certa rapidita’. Dopo un’oretta di chiacchiere con dei ragazzi provenienti dall’Oregon, entriamo e ci troviamo davanti il merch desk piu’ ricco e appetitoso che abbia mai visto! Le tre etichette coinvolte nel documentario (Neurot, Hydea Head e Costellation) mettevano in mostra tutti i loro lavori piu’ belli e interessanti, perdersi in quel mare di dischi non e’ stato assolutamente difficile.

Aprono la serata gli Ides of Gemini, freschi di firma per Neurot recordings. Tempi dilatatissimi, voce etera femminile, atmosfere rarefatte per un set davvero molto intenso e coinvolgente. Seconda band: Oxbow. Autori di un set acustico al centro del locale prima di un concerto memorabile, me li avevano sempre descritti come una live band di altissimo livello, ma mai mi sarei aspettato una cosa del genere. La loro idea di musica, trasmessa dal vivo, e’ qualcosa di unico e indescrivibile. La serata si conclude con il set dei canadesi Evangelista che purtroppo non sono riuscito a vedere data l’ora tarda e la necessita’ di trovare un mezzo per poter tornare a casa.

Fra una band e l’altra, proiezione di ognuna delle tre parti del documentario. Tutti seduti in silenzio ad ascoltare interviste, report e stralci di concerti di band che hanno segnato (e stanno segnando) un epoca.
Nei giorni successivi ho incontrato Kenneth in citta’ e ci siamo fermata a parlare a lungo del suo progetto, quanto segue e’ cio’ che e’ emerso dalla chiacchierata....


Hi Kenneth! Whose was the idea of this project, how many people are involved into. How much time did it take you to have all these interviews and how long was to put everything together.

Basically I came out with the idea, it came to me because between 2000 and 2005 there were a lot of music documentaries being made mostly about music of the past like Punk rock music, or film about music from the seventies or the eighties made for band such as Black Flag, Ramones and about al the people involved in that kind of movements, and for me it’s very inspirational but at the same time nobody in the documentary was talking about how they had inspired people today. This punk rock idea of starting your own record label and not trying to be signed by a major label basically doing everything yourself otherwise is not called DIY people like Neurosis stuck doing that, people like Isis were doing that, people like Godspeed you, Black Emperor! are doing that and I basically felt like something needed to be made to talk about what was happening today with those punk and DIY ideals. In my opinion bands like Neurosis, Isis and Godspeed you black Emperor! and the bands under their labels are just as important to the evolution of the music as band such as Black Flag and Circle Jerks, all these bands of the past of which have talked about, left and right, and now it was time that someone talks about Neurosis and the others, I should be the one to do it! (laughts...) Things change and I hate the idea that people forget about all these awesome bands.
I got the idea in October 2005, I was looking at my records and I thought “Wow I have so many releases of Neurot, Hydrahead and Costellation.” Each of these three labels has his specific aesthetic, look, and there are a lot of differences as far as like the music that they put out, but they all operate under the same sort of philosophy. It just happened to be that the band Pelican was playing in Los Angeles that night and I was living in LA too. I run down to this tiny, dark, smoky little bar called The Mountain Bar in Downtown Los Angeles and I met Larry, the drummer of Pelican and I just pitched the idea of the documentary, and he answered me that Aaron Turner was there, so I could talk directly to him, I mailed him the idea and he reply me “Great!” I purposes him to shoot a footage of the Isis concert in Los Angeles the week later, and he agreed. I told him: “I will film your next show on November 5th 2005 with 3 cameras and a soundboard recording and you guys can use the footage for whatever you want as long as I’ll use it for the documentary and you agree to an interview. And he said “Yes”. Then Isis used that footage for a DVD released the next year called Clearing the eye which is basically a bunch of concert footage, and then I sat down with Aaron and the whole thing started from there.

The subtitle of your documentary is “The DIY in the 21st century”. We all know that these three labels keep their jobs under the DIY philosophy but we know that they became landmarks for this kind of music in the latest years as well. How can they combine these two aspects and how did they relate themselves to you?

Everybody was extremely accommodating and I think part of it is because these labels are very tight communities, there’s a high degree of trust and integrity and once I interviewed Aaron Turner from Isis then I was able to contact the guys from the band Cave In, because they were in town a couple of months after I interviewed Aaron and because I interviewed Aaron they said “Oh, well we heard about this thing, we’re cool with that!” Once I did that, I was able to contact Pelican and they remembered, and from there I was able to contact Steve Von Till just through email but because I’d already interviewed people who he knew personally and respected. They’re all really nice but they all have very busy schedules and I was able to show them some video samples and some interview samples as a way of saying this is my idea. I’m really serious about it and this is my proof; look at this samples there is Aaron Turner talking there is Isis play, shots of Pelican play. It was important for me to shoot everything as professional as possible just because my background is being a documentary camera person in general, so that’s just how I shoot and so I think that what I was doing was gonna be professional. Moreover because I had already talked to people that they respected and so it was easier for them basically to give me a chance and everyone makes very heavy and intense music. They’re all very nice and accommodating and there’s no ultimate personalities, so what you see is what you get, they’re not trying to hide anything. Because my philosophy was: “This is my documentary but this is your music so as far as who owns the footage I say we both can use the footage for whatever we want”, so letting them know that is what I felt about the project from the beginning developed a mutual respect and trust and I also let them know every step of the way what was going on. I wanted to make sure that everything was alright and I treated it as a cooperative effort; the whole way through and because of that I was able to get some exclusive access to things I wouldn’t have gotten otherwise. I interviewed Steve Von Till up in Idaho where he lives, got to go inside his recording studio, he plays some Harvest Man stuff and he let me just videotape, it was cool because it was stuff that will soon be on the album “In the dark tongue” so that was really exciting.

Keep talking about DIY…

It’s interesting because a lot of these bands who choose to live and play under the DIY philosophy who make this choice basically don’t make a full living at this kind of work. All these bands have to have other jobs besides the musicians and there’s a Steve Von Till quote in the documentary where he says that the most important thing for them is the legacy they leave behind and I think that is the common idea behind people who subscribe to the DIY philosophy is because if you wanted to make music that became popular you’d be operating under a different idea of how to create music and that different idea would be somebody else’s idea like that would be a decision coming from a corporate media head saying this is the type of music that sells records this is the type of music that you’ll hear on the radio and if you are concerned with looking back at your life when you get older and saying “Wow, I really made something worthwhile” it’s hard to imagine people who made music specifically to be popular and specifically to be on the radio looking back and saying “Wow I did something that really had a lot of integrity and really came from my soul” and I think as Steve Von Till said the most important thing is the legacy. The thing that was confusing to me is that there are bands like Flaming Lips and bands like Tool and Mastodon that are very rare because they’re bands that are pretty much in full control of their artistic direction and whatever music they want to make and their music is not played on popular radio because their songs are too long or too weird but for some reasons they’re on major labels. What I don’t understand is how can more major labels don’t see that Mastodon Tool and Flaming Lips sell a shit load of albums, if major labels give the artists a little more freedom to control and with these examples it can totally benefit the labels but for some reasons major labels still operate under the idea this is the music formula that works, these are the bands that we want to sign because they’ll write the music that will sell records, make us money.

I noticed that there is a lot of stuff inside the box set for the limited edition. There’s some particular reason? Why did you decide to put everything together?

So much of this documentary was made inside live music venues, inside rock clubs and I wanted to give people who bought the limited edition box set some special items that reminded them of the merchandise table at the rock club because when you go to see a band like Pelican or Neurosis or Isis you go to their merchandise table they’ve got t-shirts and goodies but Isis for a while had a limited edition toy, Neurosis had … all these bands had weird little items that they sell that are really cool and really rare because you don’t see it all the time and I wanted to do that: take that idea and put it into the limited edition box set so when it sells out and then more are made you still have the CDs and probably the booklet and the other stuff was specific for the limited edition. It’s like vinyl, there’s always a limited of colored records. We wanted to do the same thing for here because this is all about the music.

Have you already had any European screening yet? How are the first screening going here in US? Any plans to come to Italy to promote your documentary?

Portugal is happening a week from now (October ndr…) but the promoter of that festival is really excited about showing this movie so I’m assuming that it’s gonna be great and Supersonic (UK) happened last night and unfortunately I could not make it but I saw a couple of Twitter feeds where people were really excited about it which is the response I was looking for that people see it as something important that needed to be made. The festival that we just did in Oakland we did a lot of advertising, a lot of posters all over town, postcards, every bar and coffee shop that we could think of where people who like this kind of music would go, we got an interview in the East Bay express which is a local newspaper and that all helped a lot and people were there to see the bands, which were Evangelista, Ides of Gemini and Oxbow but they were also there equally to see the film. I wanted people to come and see the music and it’d be great if they paid attention to the film but when we played the film everybody was dead quite and was paying a lot of close attention and I was very excited about that because I realized that was the best way to show the film, in a rock venue with other bands that inspired the making of this film, and everyone was appreciating the bands and the film at the same time. So we’re hoping to continue that next spring. In April we’re planning on doing a tour that involves multiple cities in France, in Germany, and we’re hoping to get to Italy, we’re working on that as well so like I said what we’re planning in France is similar to what we’ve done here, but it’ll also be great to see the movie screened in cinemas and as long as the fans of this music know that this movie has been made I think that people will really dig seeing it so we’re gonna be in the neighborhood, so if people in Italy want to see it we can set something up.

-Alessio Corsini