lunedì, luglio 20, 2009
TREEHORN
Dopo l'uscita dell'album di debutto Amine abbiamo contattato i Treehorn per farci il punto della situazione e sentire cosa bolle in pentola per l'immediato futuro:
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di NeuroPrison, come prima cosa volete presentare la band ai nostri lettori?
I Treehorn sono un trio nato nel 2004 a Foss Angeles (Cuneo). Eravamo 3 bei ragazzotti che giocavano al pallone assieme. Poi si è deciso che fare musica era mentalmente più salutare.
Chitarra e basso suonavano già assieme in una formazione punk di merda, la batteria picchiava e picchia tutt’ora anche nei Ruggine.
Dal 2009 è entrato in formazione anche Super Goat Man in qualità di fonico. Siamo un 3+1 insomma.
Qualche mese fa è uscito il vostro primo disco “Amine”, album davvero notevole, quanto è durato e come si è svolto il processo compositivo?
Raccoglie buona parte di ciò che abbiamo prodotto nei nostri primi 2 anni di esistenza. Diciamo che può essere interpretato come un “best of” dei Treehorn dalla nascita ai primi passi.
A mio parere uno dei punti forti del disco è sicuramente la qualità e la tipologia di suono, soprattutto quello delle chitarre che riesce a mantenersi pesante e affilato contemporaneamente. Quanto lavorate su questo particolare e cosa cercate voi nel suono Treehorn?
Effettivamente ci lavoriamo parecchio, la ricerca di un suono personale è un processo che continua ad evolversi tutt’ora. Puntiamo molto ad avere un certo impatto sonoro, soprattutto per quanto riguarda i live; è una caratteristica che riteniamo fondamentale, che ci valorizza, e che paghiamo anche in quanto ci preclude a una serie di locali o situazioni non adatte o non attrezzate.
Come è stato il processo di registrazione dell’album?
Il disco è stato registrato in 2 giorni, al Borgomale Studios da Francesco “Frankie” Groppo, tecnico del suono che ha lavorato con una numerosa parte dei gruppi di Cuneo (Cani Sciorrì, Fuh, Elephant Man, Io Monade Stanca, The Fagetz e Matteo Castellano tra gli altri).
Una registrazione molto casalinga ricordo. Divisa tra garage, tavernetta, camere da letto, cessi e teglie di polenta. Tutte le tracce sono state registrate in presa diretta, quello che puntavamo ad ottenere era un disco il più possibile vicino all’esibizione live.
Nonostante il nucleo principale della vostra musica sia molto fisico, alcune parti del disco mostrano alcuni esperimenti più rilassati, ad esempio l’intro di 400 Mornings con il suo andamento simil kraut-rock o la parentesi ambient della traccia sei. Come sono nate queste idee?
“Amine” contiene tutti pezzi fortemente influenzati dal post/hc, ci sembrava opportuno dare la possibilità all’ascoltatore di prendere fiato ogni tanto con un paio di intervalli ambient.
In futuro pensate di puntare maggiormente su questi esperimenti?
Non vedo perché no. I nostri ascolti musicali sono decisamente vasti. Il post/hc rappresenta solo una piccola fetta di questi. Ascoltiamo di tutto, e ci piace sperimentare. Ultimamente ci stiamo rivolgendo verso aspetti più stoner, doom e anche blues.
Credo sia un processo spontaneo, non c’è nulla di premeditato. Suoniamo e vediamo che cosa succede.
La traccia ha mandato in crisi molti recensori, perché la scelta di non dare un titolo?
Il motivo è molto semplice in realtà. Non sapevamo come chiamarla, così abbiamo deciso: “Non chiamiamola e basta”.
Chiedo scusa alla categoria dei recensori.
Da dove traete ispirazione per quello che suonate? Sia a livello musicale che non..
Musicalmente c’è una solida base ispirativa composta da Black Sabbath, Melvins, Jesus Lizard, Keelhaul, Harkonen, Botch, Deftones e Don Caballero. Allo stesso piano penso che siamo influenzati dall’ottima scena musicale cuneese, Canalese*Noise Records in primis. Ci sono poi tutti quei generi musicali non propriamente affini ma che ascoltiamo in gran quantità, a partire dai King Crimson, fino ai Tortoise, passando per Wilco e Radiohead, credo che in alcune sfumature o nella composizione dei testi, se ne possano trovare tracce sparse qua e là.
A livello personale ci ispiriamo a ciò che viviamo ogni giorno, situazioni a volte sfigate, altre esaltanti. In un territorio ormai militarizzato, triste e bigotto come la provincia di Cuneo, è inevitabile che il più delle volte a prevalere sia un sentimento di rabbia.
Nella recensione vi ho definito come complementari ai vostri vicini Dead Elephant, vi vedete in questa definizione?
Ci conosciamo bene, e a livello musicale non può che farci piacere, dal momento che abbiamo sempre avuto una stima enorme degli Elefanti.
Non è nemmeno la prima volta che ci accomunano. Penso sia dovuto al fatto che abbiamo ascolti musicali simili, e per i nostri inizi loro sono sicuramente stati un punto di riferimento.
Il cuneese è da un po’ di tempo fucina di grandi dischi e con un trademark ben definito. Dall’interno come vedete la scena e soprattutto è davvero sempre così rosea la situazione nonostante la gran quantità di band?
Penso sinceramente che un livello qualitativo delle band così alto sia difficile trovarlo altrove. Il paradosso è che materialmente i posti per suonare sono pochissimi (mi riferisco a locali per band che non fanno cover di Ligabue), mentre molte band dei dintorni meriterebbero più attenzione, anche di fuori della nostra provincia. Ma qui entra in gioco un altro paradosso, quello tutto italiano, secondo il quale per suonare in giro è meglio avere le giuste conoscenze, che essere bravi e spaccare il culo.
Come si inserisce la Canalese Noise Records in questo contesto?
La Canalese*Noise accomuna buona parte della scena cuneese, quella più rock’n’roll e sperimentale direi. Sono stati i nostri amichetti di Canale, i Fuh, a fondarla e ben presto si sono uniti Ruggine, Io Monade Stanca, Cani Sciorrì, The Fagetz, La Moncada. Più i vercellesi ETB. E noi.
Cerchiamo di darci una mano l’un l’altro, e da 2 anni organizziamo una 2 giorni estiva, l’OK Fest, come vetrina per le band che più ci piacciono. Organizziamo anche delle serate durante l’anno, chiamate OK Party in cui abbiniamo una band della zona con un’altra più affermata.
Si fa quel che si può. Col cuore.
Avete suonato alcune volte in Francia, com’è la situazione oltralpe in confronto all’Italia?
È decisamente migliore. Per prima cosa la gente viene ai concerti e ascolta per davvero. Stanno tutti molto attenti, non si sente volare una mosca tra un pezzo e l’altro, ti scrutano, stanno fino alla fine e poi ti vengono a dire il loro parere, buono o meno che sia. Una bella lezione.
In più, la maggior parte dei locali ha serate organizzate da diverse associazioni. La trovo una cosa fantastica, che permette di creare un certo fermento tra i gruppi, dando l’effettiva possibilità di scambi date e di conoscere nuove realtà musicali.
A ottobre torneremo per un tour di una decina di giorni nella Francia del Sud, assieme ai Royal McBee Corporation, un duo noise basso-batteria di Parigi con cui abbiamo già avuto il piacere di condividere un paio di serate sia in Francia che in Italia.
Quali sono i progetti nell’immediato futuro? State già scrivendo nuovo materiale?
Abbiamo già in buona parte pronti i pezzi per il prossimo disco, penso che ne scriveremo ancora un paio e poi andremo a registrare. Denaro permettendo. Non vediamo l’ora.
Bene ragazzi, siamo arrivati alla fine, a nome di NeuroPrison complimenti ancora per quanto fatto e speriamo di risentirci presto. Lasciate pure i vostri contatti e a voi il compito di chiudere l’intervista.
Un’intervista davvero lunga. Complimenti a te che sei riuscito a trovare 14 domande interessanti.
Per avere il nostro Ep, ma soprattutto per farci suonare a casa vostra, i contatti sono:
www.myspace.com/treehornrock, treehorn@hotmail.it ed il cell +39 3398296055 (Davide).
Fatene buon uso.
Rock’n’roll.
Neuros
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
vorrei complimentarmi con lo staff di neuroprison, continuate così:)
Posta un commento