sabato, agosto 07, 2010
CONVERGE @ Circolo Magnolia (Milano)
4 Agosto,
Il ritorno in Italia dei Converge per promuovere l'ultimo album Axe to Fall è stato un evento. La riprova è data dai numerosissimi spettatori (poco meno di un migliaio?) accorsi per la data milanese al Magnolia di Segrate e che Neuroprison è lieta di raccontarvi in queste righe.
Per chi scrive appena il tempo di accaparrarsi una copia del mini On my Shield (che per chi non lo sapesse la band di Bannon e compagni ha reso disponibile solo al banco del merch durante le date di questo tour) che sul palco è arrivato il momento dei Kvelertak, formazione norvegese pimpante ed eclettica: per rappresentarli a parole credo che la definizione death n' roll sia la più esauriente; di tanto infatti sono stati capaci, un mix ben assortito di Hellacopters ed Entombed, tutto rigorosamente in lingua madre. Insomma divertenti e sicuramente funzionali nell'avvicinare con curiosità i presenti (e probabilmente poco altro).
Quando arriva il momento dei Gaza la calca sotto lo stage si farà via via sempre più grande. Anche io li aspettavo al varco per capire le potenzialità di questa band americana e sono rimasto interdetto. La prima parte del set non mi ha colpito favorevolmente, il tutto sembrava strisciare sotto un dozzinale post-hardcore senza particolari soluzioni personali. La seconda parte invece, sul finire in particolar modo, ci ha regalato canzoni non male con un cantante che per movenze e anche per qualcosa nel suo registro vocale ha ricordato il Kidman meshughiano. A tutto ciò inevitabilmente hanno contribuito anche una sezione ritmica diventata “incontrollabile” e assassina. In sintesi , come già gli ascolti in cuffia avevano suggerito, meglio i pezzi tratti dall'esordio I Don't Care Where I Go When I Die che dall'ultimo album He Is Never Coming Back. Promossi a metà, mi piacerebbe rivederli per confutarne le capacità.
Capacità che anche per quanto riguarda i Kylesa destano ancora qualche dubbio. Quello che rimane sicuro è che con la formazione al completo il gruppo spicca un volo in sede live che più li avvicina alle espressioni rappresentate sui dischi (l'ultima volta visti da me, di spalle ai Coalesce mancava il chitarrista-cantante e lo show pur non essendo stato squallido non è stato certamente memorabile). Rimangono i dubbi e il divario sul risultato finale registrato e quello raggiunto in sede live. Divario “solcato” dalle batterie, con fraseggi probabilmente riarrangiati in maniera troppo semplice, e per le voci, non memorabili né tanto meno piacevoli. Nonostante pezzi come Unknowon Awarness e Where the Horizon Unfolds abbiano il loro fascino e il lavoro delle chitarre sia quello “giusto”, il quid che manca non rende l'amalgama vincente come accade invece in sede d'incisione.
In tarda serata, con un cielo che va annuvolandosi e che non promette altro che pioggia, i presenti ricevono quello per il quale sono venuti. I Converge ci assaltano e per un'ora intensa e infuocata non avremo neanche il tempo di respirare. Concubine è esattamente come te la sei immaginata se non li hai mai visti dal vivo oppure il grido di battaglia che non vedevi l'ora di riascoltare se Ballou e gli altri non sono una novità in sede live. Lo stage è tutto di un Bannon tarantolato, che gioca con il microfono lanciandolo per aria e in mezzo al pubblico, gesticola infuriato e osserva tutti, corre forsennatamente e quando parla tra una canzone e l'altra biascica e ci piace anche per quello. Si susseguono senza sosta pezzi tra i quali Lonewolves, No Heroes e Dark Horse , ma sono quelli tratti da Jane Doe a scatenare gli astanti (leggasi su tutte The Broken Vow e Homewrecker) Ben Koller alla batteria è preciso e voglioso di gloria almeno quanto Newton e gli altri, in palla, convinti e convincenti per tutta la durata (poca, il difetto immancabile) del concerto. Grande dimostrazione di affetto reciproca si evince quando Jacob a fine concerto scende dal palco per stringere le mani di chi è stato là sotto per tutto il tempo ringraziando per essere venuti. Un finale ottimo per una serata più che buona e che non lascia scampo: i Converge meritano più di un plauso. E in quel momento avrebbe potuto anche cominciare a piovere...
Sephi
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