mercoledì, marzo 02, 2011

Stearica + Acid Mothers Temple & Melting Paraiso U.F.O



Tracklist:
01 - Vulture Chiama Fujiyama
02 - Queen Kong
03 - Warp Lag
04 - Noodles + Peperoncino
05 - I Nani
06 - Inan I
07 - 7 Alieni al di sopra di ogni Sospetto


Ritornano per la benemerita Homepathic records i torinesi Stearica, trio basso-chitarra-batteria che è già una garanzia, grazie ad una solida (ed ormai decennale) attività live nonché all'eccellente debutto discografico, Oltre.
Il sopracitato dischetto (che è bene recuperare prima di subito) già conteneva collaborazioni di un certo calibro: Amy Deino, Jessica Lurie, Nick Storring e Dalek (che insieme agli Stearica hanno realizzato uno dei loro brani più incredibili, secondo chi scrive).
E per il loro secondo appuntamento discografico i nostri non si sono fatti mancare niente.
Questo disco infatti è una collaborazione ad ampio spettro con gli Acid Mothers Temple & Melting Paraiso U.F.O., collettivo giapponese non bisognoso di presentazioni, con un'attività discografica e live monolitica ed una personalità decisamente sopra le righe, innestata su una psichedelia ed un folk assolutamente freak sposati a colossali ambizioni rumoriste.

Il disco documenta con precisione una jam session di meno di un'ora tra le due compagini. La musica scorre in libertà senza imporsi nessuna codifica, nessun marchio di genere o di stile; è semplicemente (si fa per dire) la personalità delle due band a miscelarsi e sincronizzarsi in un meraviglioso elogio alla pura qualità e goduria sonica.

Terminato un inizio esplicativo-medico-rituale, il disco inizia subito senza indugi in un'irrompenza sonora impetuosa, capace di divellere le orecchie e alzare immediatamente il livello d'attenzione.
Benché tanto Stearica e AMT possano dirsi delle band di rock psichedelico (almeno in partenza), qualcosa di totalmente nuovo scaturisce dalle loro combinate visioni musicali, arrivando ad una marzialità quasi industriale per poi muoversi in territori che si direbbero quasi jazz, andando poi ad esplorare texture ambientali e/o rumoriste, che pur senza tante sofisticazioni colpiscono dritte all'orecchio, la mente, il cuore.

Si consiglia vivamente di ritagliarsi quarantadue minuti di tempo per assaporare dall'inizio alla fine questo disco, compiuto, solido e oserei dire perfetto, nonostante la caratteristica improvvisata ed autogenerata di ciò che si ascolta.

Pensando alle definizioni musicali, ai "generi", alla classificazione in musica, sono sempre arrivato alla domanda: è davvero impossibile suonare veramente Liberi? Questo disco ci dimostra che potrà anche essere difficile, ma di sicuro impossibile non è.


-Godspeed you!-

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