giovedì, aprile 23, 2009

ZU




Temevamo che gli Zu si fossero un po’ montati la testa ma per fortuna non è assolutamente così, sono persone simpatiche e disponibili; anche dopo l’intervista è continuato un piacevole discorso, di musica e non solo. Li incontriamo poco prima del concerto al Norman di Perugia, visibilmente provati dal tour americano da poco concluso ma ancora disposti a parlare apertamente di loro.


BARONE DEL MALE: Io sono tra quelli che non è mai riuscito ad ascoltare un vostro disco dall'inizio alla fine (JACOPO: a chi lo dici...), ma quando ho potuto vi ho sempre seguito live. Carboniferous però ha un impatto diverso, è più fruibile, c'è più urgenza espressiva e come composizioni mi sembra un po' "semplificato". Questa evoluzione è stata una scelta oppure vi è venuta naturale?


JACOPO: tutte e due le cose, è normale che un gruppo dopo dieci anni di attività tende a non fare la stessa cosa, sia per il pubblico che per noi.

MASSIMO: cerchiamo sempre di proporre qualcosa di diverso, facendo sempre questo è normale che dobbiamo tenerlo fresco, per noi stessi in primo luogo.

JACOPO: il disco in realtà per noi è già una cosa superata, come è stato concepito, arrangiato, è una cosa che appartiene al passato; questi pezzi qua ormai li portiamo dal vivo da tre anni, noi siamo proiettati verso il futuro. Certo, sicuramente sono state fatte delle scelte sulla produzione, su come registrare: la differenza l'ha fatta soprattutto avere un budget questa volta, ed è una differenza non da poco insomma. Quando hai qualcuno che investe su di te e non devi essere tu, che non hai una lira, a farti il disco da solo, cambia un po' l'approccio.

LUCA: c'è stato anche in questi anni il fatto di aver conosciuto Giulio Favero che ci ha seguito per parecchie date dal vivo e ha capito l'evoluzione, sia dei pezzi che del suono, creando così la sua idea del suono dentro lo studio. Finalmente ne abbiamo parlato, senza entrare in sala, suonare, registrare, mixare e via; c'è stato un lungo processo anche grazie a lui.

JACOPO: mi sto preoccupando perché già si parla di più della produzione, in Italia è così, come se il disco fosse diventato di King Buzzo, Mike Patton e Giulio Favero: spicca la figura del produttore ma il disco e i suoni sono degli Zu, chi ci segue live sa che è una questione di attitudine, non di nomi.

MASSIMO: poi pensa al disco precedente: nel frattempo abbiamo registrato cose improvvisate low budget e fatto circa 800 live, arriva Carboniferous e per forza dipende molto da queste tappe intermedie. E' normale che ti ritrovi un gruppo che quando scrive, compone e si riunisce in sala è proprio un'altra cosa, e non è come abbiamo letto in alcune recensioni che ad un certo punto abbiamo deciso "ok, da ora facciamo questo".

JACOPO: ecco, ad esempio non si può dire "ora questi hanno fatto il disco per Ipecac, sono diventati metal", questo disco lo suoniamo da tre anni, ben prima di sapere che sarebbe uscito per Ipecac o che ci sarebbero state queste collaborazioni.

MASSIMO: si, poi abbiamo avuto un budget che ci ha permesso di entrare in studio e starci venti giorni invece di mezza giornata. Poi a livello compositivo è un'evoluzione nostra: come nella vita impari a dire una cosa senza troppi giri di parole, la stessa cosa è con gli strumenti, dopo molti anni se vuoi dire quella cosa la sai dire anche in modo più diretto, sintetico, se vogliamo più brutale. La brutalità e l'efferatezza del gruppo è cresciuta spontaneamente, non abbiamo mai deciso a tavolino; tutt'al più possiamo governarle certe forze, però compaiono completamente da sole.


BDM: è difficile concepire Carboniferous come un disco di pezzi a sè stanti, c'è un unico fluire ed è come se un brano iniziasse come finisce quello precedente: parlando in questi termini, siamo di fronte ad una sorta di concept?


JACOPO: personalmente la prima volta che ho ascoltato il disco per intero ho avvertito questa cosa, però non era voluta .In realtà è stato anche un concatenarsi di una serie di cose: la scelta della scaletta all'interno del disco e la scelta dei titoli ad esempio, sono cose che hanno il loro peso e di fatto fanno apparire Carboniferous come un concept volendo, ma non lo è. Penso tu possa tranquillamente partire con la traccia quattro o la traccia sei.
LUCA: forse semplicemente parla dello stesso argomento.


BDM: ecco appunto, a questo proposito, qual è il messaggio che vuole trasmettere Carboniferous?


LUCA: forse ce ne sono tanti, dipende da quello che ricevi, alla fine non siamo solo noi, siamo sempre noi e chi ascolta.

MASSIMO: c'era una danzatrice di inizio '900 che si chiamava Isadora Duncan, a cui una volta hanno chiesto: "cosa vuoi dire con la tua danza?", e lei ha risposto "se io potessi spiegarlo non avrei bisogno di danzare". Per noi penso sia la stessa cosa: se l'avessimo potuto spiegare a parole avremmo scritto un libro o un comunicato con la stella a cinque punte.

LUCA: forse stavamo con Morgan a X-Factor...


BDM: sul "Venerdì di Repubblica" c'era una recensione di Carboniferous, in pratica non c'era scritto niente se non che fate casino, però sotto c'era "vi piace se ascoltate: Sunn O)))". Inizialmente mi sono messo a ridere, poi ho pensato a "Orc" e anche alla copertina dell'album che è un po' Southern Lord. C'è un minimo di verità nell'associazione tra voi e i Sunn O)))?


JACOPO: beh, diciamo che anche loro fanno parte della tendenza attuale di applicare l'intelligenza al metal, cosa che si può vedere anche nella stessa Ipecac o in gruppi come ad esempio i Locust, gente che non sta bene però... Tra l'altro abbiamo anche suonato coi Sunn O))) in Messico, bella esperienza, O'Malley è molto più simpatico di quanto possa sembrare


BDM: voi avete all'attivo molte collaborazioni e con gente parecchio illustre: in percentuale, quante volte sono state vostre proposte e quante volte invece vi sono arrivate?


MASSIMO: è sempre uscito durante momenti alcolici dopo i concerti, tipo "dovremmo proprio suonare insieme", promesse da ubriaco a cui alla fine però dai un senso.

JACOPO: ora che ci penso noi non abbiamo mai chiesto un cazzo a nessuno, o perlomeno non ricordo...


BDM: quindi è impossibile sapere se c'è in cantiere qualcos'altro?


LUCA: c'è qualcosa ma diciamo che è molto imposto dall'altro lato, non posso fare nomi, siamo stati minacciati...

MASSIMO: ci hanno detto "you will die".


BDM: e gli altri progetti continueranno?


MASSIMO: si si, Zu permettendo si.

JACOPO: anche perchè sennò io non faccio niente...


BDM: ora riuscite del tutto a vivere di Zu?


JACOPO: si, anche se la parola adatta sarebbe "sopravvivere"


BDM: voi parteciperete al Roadburn ma anche al Supersonic, in quest’ultimo come headliner: secondo voi questo potrebbe anche essere dovuto al passaggio alla Ipecac?


JACOPO: la differenza sta nel fatto che hai una struttura alle tue spalle, cosa che per la prima volta abbiamo. Di sicuro è difficile da Ostia arrivare fino a lì, anche se la nostra attitudine e il nostro modo di fare musica non sono cambiati così radicalmente, è solo il contorno: chiaramente Ipecac è l'etichetta per il nostro tipo di musica, oltre quella non possiamo andare, è abbastanza un punto di arrivo anche se alla fine per noi non lo è. Penso sia anche dovuto agli oltre mille concerti che abbiamo fatto in Europa, il pubblico comunque ce lo siamo costruito sul campo, non perchè l'etichetta ci ha dato questa possibilità. Alla fine sono state tutte e due le cose insomma.

LUCA: è stato anche il disco, che come dicevi prima ha una fruibilità maggiore rispetto a quello che facevamo prima, e anche questo ha creato maggiore interesse: mettendo insieme tutte queste cose viene fuori questo tipo di lavoro.

JACOPO: poi anche il fatto di avere un'agenzia europea: noi siamo sempre stati D.I.Y. totale, ma adesso la mole di lavoro è tale da non potercela fare più.
Tra l'altro secondo me la partecipazione a questi festival è anche dovuta al live che abbiamo fatto l'anno scorso all'ATP che è andato molto bene, tutti ne hanno parlato bene e la voce è circolata parecchio.


BDM: chiudiamo con una cosa che incuriosisce un po' tutti:tra Dalek, Mike Patton e King Buzzo chi c'è l'ha più lungo? Anzi, a questo punto si inserisce anche O'Malley, che secondo me sotto la tonaca....


JACOPO: no no, secondo me no, quando hai tutti quegli amplificatori... è come chi vuole apparire con la macchina grossa per sopperire alla mancanza d'altro.

LUCA: ecco perchè Jacopo si è fatto la BMW...


Intervista pubblicata per gentile concessione dello staff de IL BARONE DEL MALE.


RAEIN - Ogni Nuovo Inizio




Tracklist:
1 di 6
2 di 6
3 di 6
4 di 6
5 di 6
6 di 6


Il “nuovo inizio” dei Raein prende la forma di un mini album dal titolo quantomai rivelatore. Non aspettatevi infatti da queste 6 tracce senza titolo un nuovo capitolo emoviolence sulla falsariga di "Il N’y A Pas D’Orchestre".
Come gia’ gli ultimissimi La Quiete, anche i Raein sono evidentemente alla ricerca di una nuova traiettoria stilistica e musicale; la foga emoviolence presente nei dischi precedenti è qui mitigata in favore di momenti piu’ riflessivi e melodici senza pero’ perdere in termini di intensita’ e pathos.
Intendiamoci, il marchio di fabbrica Raein che li ha resi celebri in ambito screamo nel mondo è sempre presente, rimangono l’urgenza e la rabbia di sempre ma all’interno di una forma canzone piu’ strutturata; in fondo i nostri hanno solo fatto un lavoro di ricerca e di cesello, limando gli spigoli crust del passato e condendo le musiche (novita’ assoluta) di ottimi testi in lingua madre. Su queste premesse, i risultati di “Ogni nuovo inizio” sono doppiamente apprezzabili e degni di nota.
I due brani posti (non a caso) ad inizio e chiusura costituiscono una efficace sintesi degli umori e delle sfumature diverse del disco, con la band che riesce ad essere coinvolgente anche quando non preme il piede sull’accelleratore; siamo dalle parti di un post-hc “esistenzialista”, sincero e struggente, degno erede di bands come gli indimenticabili Portraits of Past.
2 di 6, uno degli apici del disco, puo’ essere considerato il brano ponte tra passato e futuro: incipit rabbioso e disperato per poi implodere in un finale anthemico e quasi decadente. Il merito di questa band, in particolare, sta nel mantenersi perfettamente in equilibrio tra sonorita’ emo/screamo anni '90 e le tendenze caotiche del dopo Orchid, riuscendo in tal modo ad essere apprezzata da generazioni e sensibilita’ differenti.
Il momento piu’ alto del disco è probabilmente 4 di 6, un inno esistenzialista con chitarre affilatissime, degno successore di un classico come Tigersuit (“Di fronte al mare aperto di ogni nuovo inizio pensare cosi’ forte che tutti possano sentire”).
I Raein rientrano nel novero delle bands che mettono il cuore nella loro musica. Le loro canzoni sono veri inni generazionali, destinati ad essere cantati a squarciagola e a restare intaccati dall’usura del tempo.
Da segnalare che il mini esce su CD per Red Cars Go Faster e Ape Must Not Kill Ape, mentre la Sons of Vesta ne cura la versione vinilica. Alla luce di tutto cio’ è lecito quindi attendersi dalla band un seguito ben piu’ corposo.

Marcello Semeraro


Raein @Myspace

VANESSA VAN BASTEN - Psygnosis (EP)

image

Tracklist:
1. Tutto Avanti All'Indietro
2. Psygnosis


Avevamo lasciato i Vanessa Van Basten nella loro “stanza” a riflettere sul magnifico disco prodotto, in una fase di autocompiacimento che a volte non può che far bene, una pausa che iniziava comunque a divenire troppo lunga e ingiusta per chi aveva amato le canzoni del duo genovese.
Quando le speranza parevano ormai vane, eccoli di nuovo, a sorprenderci ancora come la prima volta, aprire con sorriso smaliziato i lati della “scatola” e uscire allo scoperto senza però troppo clamore, come ci hanno abituato dagli esordi. Musica che prevale sulle parole, ecco la filosofia dei VVB, e rimanendo fedeli alla linea hanno dimostrato ancora una volta di tenere strette le redini del proprio futuro rimettendosi in gioco, cambiando le carte ma senza rivoluzionare il tavolo. Psygnosis è un nuovo punto di partenza per la band, che forte della partecipazione fisica dietro le pelli (non più elettronica) ha scelto di scendere dallo spazio indefinibile e lontano nel quale si era rintanata, si è sporcata le mani con la terra come mai in precedenza, ha dato fisico a un corpo di pura materia.
Il rosso dell’artwork è simbolo di vita, a ribadire gli intenti viscerali dei Vanessa Van Basten, che scelgono di affiancare le classiche melodie eteree con aperture sanguigne, inaspettate quanto piacevoli a un primo ascolto, esaltanti dopo averne assimilato il contenuto.
Tutto Avanti all’Indietro non fa che ribadire già dal titolo quanto detto fin’ora, la forma canzone è stravolta, si fa più complessa e dilatata, ma a ogni secondo il marchio del duo è rintracciabile in tutta la sua classe, le atmosfere e i suoni della "Stanza di Swedenborg" non sono spariti, anzi, sono esaltati da nuove strade percorse, senza comunque perdere di vista la meta finale del viaggio. Ecco allora l’apertura a la Pelican che si perde in un mare di effetti e riverberi, come degli Slowdive in preda a nevrosi, un ossimoro che i Vanessa Van Basten sanno conciliare con maestria, e quando tutto pare spegnersi ecco lo slancio inatteso, quasi ferino, un’accelerazione degna dei migliori Voivod: un alternarsi uniforme di alti e bassi che lascia uno strano sapore, che comunque intriga.
La titletrack non fa altro che proseguire quanto proposto poco prima, tanto che non sarebbe stato male udirle senza interruzione, in un continuum trascinante e ipnotico. Vengono riprese alcune melodie della prima traccia e nascoste sotto nuovi riff di chitarra, stravolti e plasmati di nuovi contorni, i tempi son nuovamente solenni, la sostanza appartiene sempre a uno spazio profondo.
Chi ha amato quanto fatto in precedenza non potrà che immergersi con ammirazione anche in questo lavoro, che in soli ventidue minuti ribadisce la caratura dei Vanessa Van Basten, che dai mari abissali dipinti riescono comunque a portare in superficie la propria luce, tenue sì, ma sempre viva. Poco importa a questo punto la decisione di dedicarsi per un po’ alla stesura del nuovo disco, evitando nuove esibizioni live, è una scelta da rispettare, ancora di più se la promessa è una superiore armonia, un risultato ancora migliore, una band finalmente grande sotto ogni punto di vista.
Dalla propria Stanza incominciano i viaggi piu' favolosi. Appoggiamo il capo sulle mani e attendiamo quello di Vanessa, sarà il viaggio di tutti.

Neuros

Vanessa Van Basten@Myspace

giovedì, aprile 02, 2009

TOP OF THE POST NIGHTS



Quest’anno l’evento TOP OF THE POST sarà una produzione Weirdo Records + NeuroPrison + A.D.E. Corporation, e si svolgerà nell’arco di due serate al Centro Sociale 28 Maggio di Rovato (BS).

Il Centro si trova in Via Europa 23, ed è facilmente raggiungibile in auto essendo a pochi km dal casello autostradale della A4 MI-VE (uscita ROVATO), ed in treno essendo nei pressi della fermata della linea MILANO-VENEZIA.

Il programma delle serate è il seguente:


VENERDI 3 APRILE

PSYCHOFAGIST (Novara)
VISCERA/// (Piacenza)
STORM{O} (Feltre)
HUNGRY LIKE RAKOVITZ (Bergamo)


SABATO 9 MAGGIO

CUBRE (Milano)
INCOMING CEREBRAL OVERDRIVE (Pistoia)
LAST MINUTE TO JAFFNA (Torino)
TEARS|BEFORE (Belluno)



ORARIO: 22:00
INGRESSO: 5 € a serata - 8 € per entrambe le serate

www.myspace.com/topofthepost