mercoledì, febbraio 10, 2010

JUGGERNAUT




A poche settimane di distanza dall'uscita di ...Where Mountains Walk, abbiamo contattato Luigi, chitarrista dei Juggernaut, per fare il punto della situazione:


Ci eravamo lasciati con gli amletici dubbi riguardanti il condimento per la carbonara: dopo mesi possiamo finalmente sancire il vincitore tra cipolla e aglio, al di fuori di qualsivoglia ortodossia culinaria?

Luigi: Ebbene no.Qualsiasi prova effettuata atta ad una presa di posizione empirica del glorioso vincitore e’ fallita.I palati,i gusti e le preferenze sono troppo variegati per stabilire il soffritto principe.Pensa che,addirittura,il conservatorismo piu’ estremo dice di non necessitare di alcuna delle due…e qui il mistero si infittisce…io nel frattempo ho deciso che la disponibilita’ della dispensa sara’ l’unico metro di scelta.Intanto tiro in ballo un nuovo quesito per il prossimo full lenght…va usata la pancetta dolce o affumicata?!


Andiamo con ordine: Subsound Records. Come è nata la collaborazione? Entrare “ufficialmente” in un circuito di band amiche (Inferno, ToMyDeepestEgo, Deflore ecc..) pensate possa contribuire a grandi soddisfazioni o esalta qualcosa di più intimo?

Immagino che Davide della Subsound records ci tenesse d’occhio da un po’ finche’ non ci arrivo’ la fatidica proposta di collaborazione, alla quale accettammo con entusiasmo ma consapevoli che avremmo dovuto comporre un gran disco. La conferma arrivo’ dalla commossa e soddisfatta espressione del suo viso durante la prima sessione d’ascolto.
Entrare a far parte di un roster di amici, alcuni molto stretti, e allo stesso tempo di band che stimiamo e supportiamo in maniera totale esalta la consapevolezza di far parte di qualcosa di davvero speciale sia a livello intimo che di soddisfazioni che la label ci sta donando giorno per giorno.


All’uscita di Ballads by the Fireplace le aspettative per il futuro del Juggernaut erano positive, penso però che nessuno si aspettasse quanto udibile in …Where Mountains Walk; all’ascolto emerge chiaramente il lavoro sfiancante dietro ogni componimento. Come è stata la gestazione dell’album?

Non mi stanchero’ mai di ripensare alle infinite discussioni sorte ogni qualvolta si era in procinto di scegliere un arrangiamento o una partitura. Proprio perche’ ognuno di noi identificava il disco come un proprio pargolo non lesinava dal combattere con gli altri per difendere una propria scelta o una propria intuizione. Il calumet della pace si rivelo’ essere l’ascolto emotivo di ogni dettaglio che, aldila’ di qualunque elucubrazione musicale, si ergeva a bilancia chiarificatrice…senza dimenticare pero’ le varie bibite e ammenicoli distensori che riequilibravano spesso l’atmosfera dello studio.


Ancora una volta la mano degli HombreLobo Studios ha dato il suo contributo, e non solo a voi ma a tante altre band. Che aria si respira in quelle segrete stanze? Al di fuori del contributo tecnico, quanto incide quello umano sulla realizzazione di un disco?

Le carte vincenti, nel nostro caso, sono state l’estrema amicizia e la stima che ci lega a Valerio Fisik dell’HombreLobo. Il suo contribuito poteva essere espresso senza mezzi termini, i momenti di panico sferzati senza indugi o complimenti. L’umanita’ e la sapienza che vige in questi studi e’ qualcosa di raro e confortante. Vivono il disco accanto al musicista ma mantenendo il sano occhio esterno che livella ogni aspetto,da quello umano a quello piu’ tecnico.


...Where Mountains Walk. Il paragone con il vostro suono salta subito all’occhio. Siete voi quella montagna o cosa rappresenta?

Quella montagna rappresenta decisamente la nostra musica. Una montagna che prosegue il suo cammino distruggendo ed assorbendo cio’ che distrugge. Laghi, citta’, foreste e distese innevate che sintetizzandosi vanno ad accrescere la massa dell’agglomerato informe che cessa di essere solo montagna ma si tramuta in qualcosa di meno definito e piu’ affascinante.


Tante volte per presentare un album vengono affiancati paragoni senza senso, diciture senza alcun fondamento atte a spacciare una proposta per un’altra solo per qualche surplus. “Neurosis meets Opeth” riesce invece a inquadrare molte delle sfumature del Juggernaut, senza comunque limitarsi a queste. Hardcore, metal, progressive, doom: sensibilità diverse che si fondono. Quanto vi piace camminare al confine?


Camminare al confine e’ stato inevitabile vista la nostra non-scelta di suonare un preciso genere perche’ semplicemente non ci saremmo mai riusciti. L’idea di inglobare le nostre inclinazioni musicali e caratteriali tentando di creare uno stile omogeneo e’ stata una sfida troppo esaltante. Speriamo di essere riusciti a far convivere tutte queste sfumature piegandole al servizio di cio’ che volevamo proiettare durante l’ascolto,servendoci di volta in volta di ognuna di esse per enfatizzare un “inquadratura” o un “personaggio”.

A leggere i titoli si percepisce un quadro che racchiude le persone, il mondo, il Mediterraneo; l’ascolto del disco conferma la sensazione cinematografica del tutto o di leggere un Diario. E’ questa l’influenza maggiore del Juggernaut?


Direi di si. Spesso tra noi facciamo riferimento a sequenze cinematografiche o documentaristiche per spiegare l’intenzione di un riff o di una figura ritmica. A me capita di immaginare un canovaccio visivo nel momento in cui devo strutturare una canzone, trovo piu’ facile raffigurare cambi di tonalita’ e intensita’ come se fossero movimenti di camera o cambi di inquadratura. E’ una inclinazione personale che mi facilita’ di non poco il lavoro compositivo e che e’ stato divertente apportare all’interno di tutta la band. Poi il mediterraneo…che abbraccia tutto il resto, gli uomini, il sole, gli alberi, le distese acquatiche delle quali miscela sapori, odori e suoni…un richiamo troppo grande ed ipnotico per un italiano che ne respira l’essenza durante tutta la sua vita.


Il disco presenta numerose collaborazioni che hanno esaltato alcune sfumature dei brani. Come sono ricadute le scelte?

La necessita’ che trovavamo di volta in volta nel dare un colore particolare all’interno di un brano ci faceva immediatamente pensare a chi avrebbe potuto apportarlo. Avendo l’immensa fortuna di conoscere eccellenti musicisti di diversa estrazione e’ stato bello coinvolgerne molti e confrontarci con loro:da alcuni protagonisti dell’eccezionale collettivo orchestrale Zeitlet X-emble(di cui fa parte anche il nostro bassista) a Marco dei Klimt 1918 sino ai compari di avventura Valerio e Jimmy degli Inferno.


Nella biografia è citato anche Morricone, e questo si ricollega all’atmosfera da film di qui sopra ma non solo: alcune tracce come A Fish Called Atlantis, Flamingoes, the Bridge and the Sheperd hanno un’ossatura orchestrale che esalta l’irruenza del risultato complessivo. Pensate possano rappresentare un punto di partenza per proposte future?

Il nostro sogno piu’ grande e definitivo sarebbe quello di poter scrivere e girare con un intero collettivo di musicisti ma per ovvi motivi il tutto risulta praticamente impossibile anche se, durante il nostro release party a Roma, ci siamo quasi riusciti. Siamo e saremo una metal band dall’ossatura classica ma nulla ci vieta, in sede di registrazione, di infarcirla con strati di carne fatta dei piu’ disparati strumenti. Sicuramente l’esperienza di “…Where Mountains Walk” ci ha avidamente aperto un infinito mondo da esplorare.


Diario mette la parola fine all’album, omaggiata dall’italiano; come mai questa scelta? Vi ha soddisfatto il risultato finale?

“Diario” e’ stata tanto un esperimento quanto una necessita’ espressiva di omaggiare la nostra lingua madre e la sua complessita’. Il brano stesso ha chiamato l’italiano volendo tentare di spiegare un processo cosi’ complicato come quello del divenire qualcosa o qualcuno. La forza dirompente di quando comprendi significati e suoni nell’esatto istante in cui li percepisci e’ qualcosa che, per quanto scontato, ci ha terribilmente stupito e coinvolto nel brano piu’ di quanto ci aspettassimo.


Quale sarà l’iter per promuovere l’album? Avete già qualche progetto?

Tutto il carrozzone promozionale e’ partito poco dopo l’uscita ufficiale del disco con articoli,interviste e recensioni praticamente in tutta Europa e non solo. Un po’ di sana sovraesposizione momentanea spero che riesca ad incuriosire l’audience nei confronti degli JUGGERNAUT e anche nei confronti di tutte le ottime bands italiane che suonano con passione, anima e originalita’. Speriamo di dare il nostro piccolo e meritocratico contributo.
Il resto e’ dato dal suonare il piu’ possibile che poi e’ la cosa ci da piu’ gioia in assoluto.
Il progetto principale e’ quello di portare le fiabe di “…Where Mountains Walk” in giro per l’Italia e l’Europa e, anche se con fatica, stiamo lavorando per renderlo realta’.


Siamo giunti al termine ragazzi, grazie di tutto e in bocca al lupo da parte di tutta la prigione. Come sempre, a voi l’onere di chiudere.

Le fauci del lupo avranno vita breve tentando di sgranocchiare tutti i sassi che tenteremo di dargli in pasto!
Sono io a dover ringraziare te e tutta la prigione (di cui faccio orogogliosamente parte!) per la pazienza che, sono sicuro, metterete nel leggere questi deliri sintattici…ma la prigione e’ casa…e a casa ti si perdona sempre tutto…vero?!


Neuros

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