sabato, maggio 29, 2010

CHAMBERS - S/t



Tracklist:
1. Easter In Tromso
2. H&N
3. Black To The Future
4. Second Wall War
5. A Planet Is On Fire



Formato: vinile 12"


Ci sono ancora band che, incuranti delle mode e senza avere dalla loro parte il fuoco fatuo dell’hype, continuano a riproporre certe sonorita' emozionali e discordanti che tanta influenza hanno avuto nei gloriosi anni '90. Gli esempi sono diversi e può anche accadere che questo “recupero” della tradizione non si esaurisca in un semplice revivalismo, ma risulti anzi controbilanciato da un apprezzabile tocco di modernità, che non guasta mai: è il caso dei Chambers, quintetto toscano che giunge al debutto con questo bel dischetto omonimo (coprodotto da Tumorati Di Dio, Shove, Arctic Radar e Que Suerte!), dopo essersi fatto le ossa con band quali Violent Breakfast, Cohesion e Summer Camp Disease.
La loro musica sembra essere l’anello di congiunzione tra il post-hc di San Diego (Drive Like Jehu e Boilermarker), quello di Washington Dc (la Dischord) e la più recente scena di Richmond (alcune soluzioni chitarristiche e la presenza di una accentuata vena psichedelica mi hanno ricordato i Malady e le loro girandole soniche ma anche i City Of Caterpillar più dilatati). Si tratta di una proposta dall’alto potenziale emotivo, dominata da chitarre che ora feriscono ora sembrano implodere, da una sezione ritmica precisa e quadrata, da una voce passionale e monocorde e, soprattutto, da ottime canzoni, alcune delle quali sono tra le cose migliori sentite ultimamente in questo particolare ambito sonoro (l’emozionante “Easter In Tromso” – che dovrebbe essere il primo brano composto dalla band - e soprattutto la meravigliosa epicità di “A Planet Is On Fire”, percossa da scariche elettriche e ritmiche dinoccolate alla John “Speedo” Reis).

Se vi piacciono questi suoni e siete alla ricerca di una rilettura appassionata/appassionante e non del solito scimmiottamento propagandato per buono da qualche rivista o blog, dategli un ascolto anche perché il futuro potrebbe riservare ai Chambers degli sviluppi ancor più intriganti.


Marcello Semeraro

Chambers @ MySpace

venerdì, maggio 21, 2010

FRICTION FEST - 7/8 Maggio 2010 @ Astra (Berlino)

Ólafur Arnalds @ FRICTION FEST BERLIN, 7th May 2010

7 Maggio,

Berlino, città fredda ed estremamente metropolizzata, grigia e cupa, risulta perfetta per il FRICTION FEST, festival eterogeneo svoltosi su i due palchi dell'Astra, ex deposito ferroviario. Arriviamo venerdì 7 per le 18.30 e troviamo sul palco grande i MASTER MUSICIANS OF BUKKAKE: non riesco a contare in quanti siano sul palco, forse 8 (due batterie!), tutti vestiti in modo bizzarro con dei cappelli da apicoltori, tanto fumo pirotecnico, partono le chitarre drone in coro. La prima parte richiama molto le esibizioni dei Sunn O))), una dilatatissima Schism Prism, psichedelia e ritmi tribali, suoni che si intrecciano stratificando l'atmosfera. Dopo solo 35 minuti se ne vanno lasciandomi letteralmente a bocca aperta: gruppo immenso, esibizione fantastica! Piccola pausa e torniamo di nuovo al main stage, questa volta per gli attesissimi WOLVES IN THE THRONE ROOM, gruppo che ha un po' rivoluzionato il modo di interpretare e sopattutto di ascoltare il black metal moderno; i 3 lupi (il basso, insieme ad altri effetti/strumenti, erano mandati in sottofondo) suonano giusto 3 pezzi (uno da Diadem Of 12 Stars), i volumi sono po' altini impastando e rovinando un po' il tutto. Atmosfera unica composta da cadele sparse sul palco ma non riescono a prendermi completamente, molto meglio l'esibizione dello scorso tour, peccato.

Wolves In The Throne Room
Wolves In The Throne Room @ FRICTION FEST BERLIN, 7th May 2010



Con un buon pasto vegan mi sposto al second stage per gli ARMS & SLEEPERS, band postrock/triphop, ma seguo con poca attenzione. Con un po' di curiosità mi dirigo al palco dei THE OCEAN: questa volta la band si presenta al completo, pure con gli archi! Set impeccabile, carichissimi e sotto i fan scatenati (facile giocando in casa), ma dopo poche canzoni mi annoiano a morte; contento di non aver ancora sentito l'album nuovo. La stanchezza inizia a farsi sentire perciò decido di sentire da fuori il locale i PG.LOST, band postrock senza molte pretese. Torno dentro di nuovo al main stage per gli intramontabili ENTOMBED: delirio! Pezzi vecchi e marci vengono sparati a mille uno dopo l'altro, una carica impressionante, forse il loro live più bello che abbia mai visto. Finito il death metal arriva il buio. Salgono i tedeschi BOHREN & DER CLUB OF GORE, ultima band della prima giornata di questo fest; si spengono le luci, rimangono solo dei lievi faretti su i loro strumenti, iniziano: atmosfere buie, accenni jazz, sax soffocante, ogni colpo di batteria taglia l'aria, squarcia quella semi sensazione di tranquillità, facendo precipitare tutti in uno stato di perenne instabilità. Grazie alla loro poca varietà il tempo sembra fermarsi, sembra di vivere sempre lo stesso attimo. Una parola: infinito.



8 Maggio,

Il giorno dopo, visto il poco spazio lasciato dalle grigie nuvole al sole, ci ritroviamo alle 15 circa per i tedeschi ZATOKREV che, con un po' di problemi tecnici alla chitarra, iniziano a macinare sludge con un po' di ritardo. Un pezzo unico, lungo e lento, il trio spinge fortissimo forse con un poco di banalità (i richiami sono palesemente Grief, Eyehategod e alcune cose degli Isis). Finito il set decidiamo di andare a distrarci nel quartiere che circonda l'Astra, in particolar modo al negozio BIS AUFS MESSER www.bisaufsmesser.com dove è facile perdersi tra le tonnellate di vinili (consigliatissimo!). Torniamo intorno alle 18.00 giusto per l'inizio dei GRAILS, le mie aspettative sono alle stelle: partono con una intro che richiama sonorità etniche, un aumentando di suoni, che piano piano coincidono in un'esplosione di colori; grandissimi pezzi, un'emozione unica, mi sarei aspettato un live più tranquillo invece hanno travolto tutti, un fiume in piena!



Adesso è il momento dei post-corers LONG DISTANCE CALLING, esibizione impeccabile sia nei suoni che nell'esecuzione, il gruppo spinge divinamente sulle parti tranquille ed eteree, di dubbio gusto le parti più aperte e più forti. Un concerto in bilico tra il bello ed il brutto. Piccola pausa e ci troviamo davanti forse le melodie più belle di tutto il fest, quelle degli inglesi CRIPPLED BLACK PHOENIX (formazione extra large con membri di Electric Wizard e Mogwai): aprono con ''Rise Up And Fight'', una voce pacata tra le chitarre Pinkfloydiane, echi, ritmi che ti cullano, la loro musica è un'anestesia per le mie stanche gambe. Segue ''Burnt Reynolds'', grandioso pezzo dove la partecipazione del pubblico (cantando la melodia principale) è fondamentale. La parte psichedelica dei loro brani salta fuori accennata in modo sublime; seguono molti altri pezzi, tutti bellissimi.



Tornando sul main stage troviamo una distesa di persone sedute per terra ed un omino alto e magro in piedi sul palco che invita tutti a rilassarsi per godersi meglio la musica; è l'islandese OLAFUR ARNALDS che, con la sua musica leggera e fine, incanta tutti e fa volare le menti sopra le grigie nuvole di Berlino. 40 minuti tra archi e pianoforte, una delicatezza quasi soft-ambient che ricorda molto i Sigur Ros più belli.
Pochi attimi ed è subito il momento al second stage dei TEPHRA: chitarre distorte, tempi dispari, voce urlata e potente, un magma denso e bollente; prendete gli Isis di Oceanic/Panopticon e mettetegli gli amplificatori al massimo, ovviamente non originalissimi (anzi, per niente), ma lo schiaffo in pieno viso è assicurato.

Tephra
Tephra @ FRICTION FEST BERLIN, 7th May 2010
Tephra @ FRICTION FEST BERLIN, 7th May 2010

Senza muoverci dal piccolo second stage aspettiamo i TAINT, trio inglese dedito ad uno sludge/stoner molto rock'n'roll. Il gruppo ripropone per intero il nuovo ep ''All Bees To The Sea'' più qualche pezzo dal vecchio ''Secrets and Lies'' e non sbaglia un colpo! Gran bel tiro, ottimi suoni, il pubblico sembra proprio preso bene, rimango convinto molto positivamente da questa performance, ma inizio a cadere in una fase una trance senza ritorno (a causa di una stanchezza acuta, purtroppo).

Taint
Taint @ FRICTION FEST BERLIN, 7th May 2010
Taint @ FRICTION FEST BERLIN, 7th May 2010

Ore 01:30 AM. E' il momento più atteso forse di tutto il fest.
Siamo in tanti (troppi) davanti al solito palco piccolo quando il proiettore mostra in altro, sopra il telo bianco sporco di sangue, il logo degli AMENRA.
Dal buio una chitarra squarcia il silenzio con l'intro di ''De Dodenakker'', pochi minuti e la deflagrazione prende forma, l'attacco più travolgente a cui abbia mai assistito! Un'oscillazione continua, i corpi dentro la stanza si muovono automaticamente, un movimento ossessivo avanti e indietro, impossibile resistere, sembriamo quei branchi di pesci che si muovono all'unisono per sembrare un pesce più grande e spaventare il nemico.
Seguono ''Silver Needle Golden Pain'', ''Aorte'', ''Le Garden Des Reves'' e la sublime ''Razoreater'', tutte nere e pesanti, un'ondata di violenza. C'è poca speranza di uscirne vivi, impossibile uscirne incolumi.
Le visual proiettate dietro riflettono pienamente il sentimento masticato dalla band, che dopo circa un'ora e un quarto se ne escono senza nemmeno salutare o ringraziare, come sono venuti se ne vanno.

Amenra
Amenra @ FRICTION FEST BERLIN, 7th May 2010
Amenra @ FRICTION FEST BERLIN, 7th May 2010

Grandissimo Festival, ottima gente, ottimi gruppi e soprattutto ottimi suoni (quasi sempre diciamo). Me ne torno in ostello ancora con le orecchie tumefatte ma con un gran sorriso, appagato da una città così grande e con un'apertura mentale così impensabile dalle nostre parti.
Berlin Über Alles.



http://www.flickr.com/photos/25433024@N04

James "Sawyer" Ford

giovedì, maggio 20, 2010

MiOdi 2010


A un anno esatto dalla prima edizione e dal suo grande successo (oltre 2000 persone, sempre di Mercoledì) torna il MiOdi, il festival a volume smodato per l'uomo e la donna che non devono chiedere mai. Anche perchè basta guardare la lista dei gruppi. Cos'altro potrebbero mai volere, quei due?

Lo scopo è sempre lo stesso: fare un rumore infernale e tracciare una mappa dei suoni "pesanti" che fanno tremare sale prova, locali, stereo, iPod, casse del computer, salotti, camere, camerette e autoradio di tutta Italia (e non solo). E divertirsi. A essere sinceri soprattutto questo. La storia della mappa ce la siamo inventata per darci un tono.

Le novità principali di quest'anno sono due.

La prima è l'apertura a gruppi non italiani. Sono tre: 16 (USA), Amen Ra (BE) e Nadja (CAN): ottimi e raccolti a mano. Perché tutti lo dicono ma noi ci crediamo davvero: nella musica i confini non dovrebbero esserci. Il MiOdi non è un festival metal, non è un festival hardcore, non è un festival punk. O noise. O d'avanguardia. O un festival di gruppi italiani, se per questo. Non l'avevamo mai detto, infatti. Quindi quest'anno ci siamo presi la libertà di scegliere una manciata di gruppi stranieri e mischiarli con quelli di casa nostra. D'altronde, voi credete forse che gli Zu o i Cripple Bastards (headliner dell'anno scorso) siano gruppi italiani? All'anagrafe forse. Ma per forza, stile e importanza proprio no.

La seconda novità è l'aggiunta di un palco, detto "il Messicano". Così fan quattro. La scelta arriva dalla voglia di stringere ulteriormente il rapporto fra band e pubblico: il messicano, infatti, è aperto su tre lati e annulla il concetto di "prima fila". Un modo come un altro (anzi no: un modo migliore) per godersi i concerti.

Come l'anno scorso ci sarà da mangiare, e come l'anno scorso ci saranno i banchetti con strumenti musicali, dischi, magliette, libri e altro. Oltre all'ovvio merchandising dei gruppi.

Il cast definitivo, anche quest'anno al netto di sorprese e catastrofi:

Main Stage: Ufomammut e Amen Ra

Messicano: Fine Before You Came, 16, Jacopo Zu + Giulio "Ragno" Favero, Lento, Viscera/// e Gandhi's Gunn

OutFrog Stage: 3/4 Had Been Eliminated, Psychofagist con Luca Zu, Ovo+Nadja performing The Life & Death Of A Wasp, Putiferio, Vulturum, Tsubo, Orange Man Theory

InFrog Stage: Fuzz Orchestra, Dyskinesia, Mongolian Barbecue (con Massimo Zu), Be Maledetto Now!, gRÄFENBERg

Da qualche parte, a un certo punto: Zeus!


Ai concerti "ufficiali" si aggiungeranno altre chicche strada facendo (ed eventualmente qualcosa che ci verrà in mente il 9 Giugno stesso). La più originale riguarda lo spazio dedicato a Xabier Iriondo e Sound Metak, il suo atelier e negozio di strumenti musicali artigianali a Milano. Xabier porterà, oltre all'esposizione di strumenti -da poter provare in loco-, degli ospiti che suoneranno dei micro-set (sotto i 10 minuti) destinati a rappresentare ulteriori schegge impazzite in un programma già densissimo.


MIODI 2010
Seconda edizione
9 Giugno dalle 18.00
Ingresso: 10 Euro
Circolo Magnolia
via Circonvallazione Idroscalo, 41 20090 - Segrate (MI)
Tel: 02 7561 046 | Infoline: 333 85 34 814
Mail: miodi666@gmail.com
Web: http://miodi.blogspot.com /// www.rockit.it/miodi /// www.circolomagnolia.it
Ricordate che per il Magnolia estivo la tessera ARCI NON SERVE!

mercoledì, maggio 19, 2010

CHESTERPOLIO - Battaglie



Tracklist:

Rodeo
Lontanissime
Battaglie/a
Settimo
Paesaggi, esplosioni ex professo
Massacro
Torrenziale


I Chesterpolio sono un power trio di Sogliano, paese tutto salite, neve e piadina che si trova in cima ai colli romagnoli. Probabilmente questo toponimo non vi è noto ma si tratta di paesino (3.000 abitanti) ad alta concentrazione musicale: negli anni passati il festival del comune ha ospitato, tra gli altri, Patti Smith, Jethro Tull e Vinicio Capossela. Sogliano, oltre ad essere il luogo d’invenzione del formaggio di fossa, una prelibatezza romagnola, è anche patria del “Soglianois”, evento estivo promosso dall’omonima associazione culturale e dai ragazzi di Tafuzzy Records (ragazzi che si sbattono sul serio: la loro firma si trova anche sul “Tafuzzy Days”, una rassegna che si svolge a Riccione nell’ultimo weekend di Agosto).

“Battaglie” è un'autoproduzione completa e rigorosamente montata a mano: un cd-r imbustato in un digipack bianco la cui copertina è affidata alle chine di Sebastiano Carghini, batterista della band e artista (come Tone ha già prodotto tantissimo). Completano la formazione Daniele "Magro" Magrini alle chitarre e Luca Reali che si alterna fra basso e sei corde (a cui è subentrato recentemente Simone Bartolini. Dal vivo il trio punta su un muro di suono compatto e granitico, garantito dall’uso di 4 o più ampli.

Il rock dei Chesterpolio è strumentale, massiccio, potente, psichedelico ma allo stesso tempo spensierato e movimentato; i nostri si muovono infatti fra Math Rock, Noise, Punk. Guardando verso gli USA, terreno fertile per questi generi, mi pare difficile trovare un confronto adeguato, per sentirsi avvolti da atmosfere simili potremmo rivolgerci allora verso un altro (ex) trio romagnolo: i Venezia

La produzione dell’album è artigianale ma proprio per questo azzeccata e coinvolgente e le sette tracce danno tutte risalto ad ogni singolo strumento. La batteria spinge furiosamente in pezzi come "Settimo", “Rodeo” e “Massacro”. Magro si diletta con una pedaliera piuttosto variegata e l’effetto si sente soprattutto in “Battaglie/a” e in “Paesaggi, esplosioni ex professo”, un’ottima progressione che inizia con un particolare riff accompagnato da un pianoforte tutt’altro che fuori posto. Si rivelano inoltre sfumature ambientali nella titletrack ed in chiusura grazie al piano di “Torrenziale”.
In conclusione un debutto sulla lunga distanza decisamente valido e promettente, vedremo come la band saprà sviluppare la propria proposta in futuro.

Jack_from the sky

Chesterpolio @ MySpace

venerdì, maggio 14, 2010

FROHIKE RECORDS




Abbiamo dato ampio spazio alle band del suo roster, abbiamo apprezzato le scelte grafiche ed etiche che si celano dietro ogni loro lavoro: finalmente ora diamo la parola a Simone e Marta, ovvero coloro che tramano dietro il monicker Frohike.
E' riduttivo chiamarla etichetta, ci piace chiamarla sensibilità.



Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Neuroprison. Gli argomenti da trattare non mancano, andiamo quindi in ordine cronologico. Quando nasce Frohike e sotto quali stimoli?

S - Frohike nasce nel 2007 ma la prima uscita arriva solo ad inizio 2008. Era una cosa totalmente diversa da oggi, eravamo diversi noi, era diversa la situazione. Eravamo una goccia nel mare di piccole label nate con la rivoluzione del 2.0, nulla di più. Chiedi gli stimoli, mi verrebbe più da parlare di voglia di emulazione, o comunque di voler essere parte di un qualche cosa, piuttosto che veri e propri stimoli artistici. Diciamo che volevamo sguazzare pure noi.


Per un pò di tempo le produzioni sono andate a singhiozzo, salvo poi riprendere con costanza da un po’ di tempo a questa parte, con risultati davvero ottimi: quale è stato il punto di svolta?

S - Sicuramente il punto di svolta è stato l'ingresso di Marta, che passando da fan sfegatata a parte integrante del progetto, ha portato voglia di cambiamento, voglia di serietà. L'amicizia che ci lega ha fatto da collante e da reagente, rimasti soli abbiamo avuto la libertà di fare le cose come volevamo. Abbiamo voluto rischiare e abbiamo avuta molta fortuna, inizialmente. Non avevamo molti soldi (non che adesso sguazziamo nell'oro eh!) e affascinati dai Dyskinesia ci siamo buttati nella produzione del loro disco anche se non l'abbiamo gestita direttamente noi, per questo motivo siamo rimasti fermi per parecchi mesi, diciamo che è stata una situazione un po' complicata, ecco. Ma in quei mesi abbiamo messo le basi per il nostro futuro: abbiamo conosciuto Giacomo degli Up There: the Clouds, Francesco dei Three Steps to the Ocean, Giulio Santaniello. Diciamo che abbiamo conosciuto le persone giuste al momento giusto. Siamo ragazzi fortunati. Molto.


Appellarsi a Frohike con il nome di “etichetta” è sicuramente riduttivo, e lo si può ben cogliere leggendo il vostro manifesto (www.frohikerecords.com/manifesto.ht.../manifesto.html); le parole sulle quali vorrei ci soffermassimo sono tre: adolescenza, sporcarsi le mani, ambiente. Iniziamo con la prima, essendo voi giovanissimi come conciliare i vostri impegni, esigenze, idee con il progetto Frohike?

S - Purtroppo è difficile. Per lo split Corpoparassita/Dyskinesia abbiamo passato circa 3 mesi a incastrare la produzione nella vita di tutti i giorni, abbiamo "sacrificato" interi fine settimana per chiuderci in una cantina a serigrafare o impastare carta. Ne è valsa la pena... Pensandoci, l'essere studenti è una fortuna, non oso immaginare quando avremo orari fissi da 8 ore giornaliere cosa riusciremo a fare. Per ora cerchiamo di cavarcela con l'aiuto di amici e familiari.

M - Per quanto riguarda le nostre idee ed esigenze invece riusciamo ad integrarle per il semplice fatto che sono realmente incarnate da Frohike, è un progetto in eterno movimento appunto perchè cresce con noi. L'unico inconveniente della nostra "giovane" età è l'assenza di esperienza, che lentamente si stà costruendo sul campo, come è giusto che sia.


Sporcarsi le mani: gran parte del lavoro è fatto da voi, dagli artwork alle grafiche, all’assemblamento. Come nasce ogni progetto? Quanto fa sentire vivi prendere parte a una propria passione e contribuire alla sua creazione?

S - Difficile descrivere un modus operandi generale. Non essendo professionisti del settore, o meglio, non essendo professionisti di nessun settore, ci limitiamo a giocare. Il tutto si sviluppa un po' per caso, un po' ragionando a freddo con i gruppi, tra di noi. La cosa abbastanza divertente è che nulla è deciso né definito fino alla fine perchè ogni santa volta succede sempre qualcosa che ti fa rimescolare le carte in tavola. E allora devi inventarti qualcosa per risolvere i problemi, fondamentale quindi il lavoro di squadra e l'aiuto di tutti. Penso sia proprio questo ciò che ti fa sentire realmente parte di un progetto.


Ambiente: negli ultimi lavori di Up There the Clouds e Corpoparassita/Dyskinesia avete donato particolare attenzione al rapporto prodotto-ambiente, focalizzando l’attenzione sulla necessità di unire musica e sensibilizzazione, ad esempio verso la questione del sughero. Come nasce la ricerca dei materiali e l’input verso un certa tematica?

S & M - Come ogni progetto, non c'è un piano stabilito a tavolino. Siamo persone abbastanza curiose e interessate al mondo nella sua diversità. Ci piace guardarci attorno, scoprire e provare cose nuove. Questo aspetto si riflette nella vita di ogni giorno, per questo capita di incappare in problemi e tematiche che tentiamo di metabolizzare, in modo da darci da fare nel nostro piccolo. Siamo abbastanza realisti, non abbiamo sogni di gloria né intenti rivoluzionari, pensiamo semplicemente che ognuno debba fare la propria parte, tutto qui. Pensiamo la musica debba comunicare qualcosa, ci sembra un mezzo perfetto. Può comunicare emozioni, sentimenti, sensazioni e idee. E la comunicazione non si deve fermare solo alla musica, deve uscire dal supporto ed avvolgere tutta la confezione. Amiamo vedere i dischi nella loro totalità. Noi ci preoccupiamo del "contorno", di tutto ciò che accompagnerà la musica, al resto ci pensano i gruppi.

I gruppi presenti sotto la vostra ala cominciano ad essere molti e assolutamente eterogenei. Riuscite voi a tracciare un punto in comune tra tutti?

S - La voglia di dire qualcosa, in qualsiasi forma o modo. Ci piace chi tenta nuove strade, chi si mette in discussione, chi sbaglia e poi paga le conseguenze, chi è ancora capace di sorridere o piangere o incazzarsi, chi sa dare il giusto valore alle parole, chi viene sempre male in fotografia.

M - Non esiste una congiunzione reale tra loro, ci hanno solo catturato, ognuno a modo suo


Di recente avete organizzato il Mag Mell Fest, potete raccontarci come è andata?

M - Il Mag Mell è stato un po' un modo per metterci alla prova, essendo il primo evento a cui abbiamo partecipato seriamente come organizzatori. La cosa è nata con la proposta, da noi felicemente accettata, di Mike (Hypershape Records, Viscera///...) che già stava iniziando a prender accordi con i ragazzi della Rebel Kid. Saltando direttamente alle conclusioni si può dire che i risultati di mesi di impegno da parte di tutti e tre sono stati ripagati con due belle serate, insomma, energie ben investite. Unica nota è che nonostante ci sia stato un buon afflusso di pubblico, da questo punto di vista, si poteva far di più.


Ci sono altre sensibilità (giusto per non chiamarle etichette) alle quali vi sentite vicini o dalle quali avete preso qualche spunto?

S - Sinceramente sono in difficoltà a rispondere ad una domanda del genere. Strada facendo abbiamo conosciuto molti altri ragazzi di altre etichette e distro, con cui abbiamo condiviso serate, mail e abbracci, ci sentiamo vicini a tutti loro, inutile stare qui a fare nomi o indicare col dito (mia mamma ha sempre detto che è maleducazione!). Una cosa che ci fa veramente piacere notare è che anni fa eravamo i più "giovani" a fare una cosa del genere, oggi ci sono altri nostri coetanei a farci compagnia. Largo ai giovani, morte ai vecchiacci.

M - Ad esser sincera, non riesco a pensare a nessuna influenza in particolare, specie dal nostro stesso "ambiente". Credo che i maggiori spunti provenienti dall'esterno provengano da elaborazione di discorsi, un po' alticci, fatti con amici vari, altrettanto alticci.


Qualche domanda specifica sul vostro ultimo lavoro, ovvero lo split tra Corpoparassita e Dyskinesia. Come mai la scelta di far flirtare queste due band all’apparenza così distanti musicalmente? La scelta di alternare una traccia per artista è spontanea o frutto del caso? Per la prima volta avete anche creato una t-shirt, inizierete anche con il merch quindi?

M - Diciamo che non è merito nostro, le due band ci hanno proposto l'idea e noi non potevam far altro che accettare di buon grado, vista la stima che abbiamo per entrambi i progetti! Lo stesso vale per le tracce, un'idea molto interessante aggiungerei.

S - Abbiamo avuto la necessità di imparare a serigrafare in poche settimane per avere pronti i dischi (la bustina dello split è infatti serigrafata), di conseguenza abbiamo provato a fare una serie molto limitata di magliette. Sicuramente la serigrafia è una tecnica che ci affascina morbosamente e stiamo già pensando ai mille usi che ne potrebbero derivare. Nella nostra mente vogliamo tentare di curare il merch dei gruppi, magari proponendo cose particolari e strane. Vedremo...


Siamo quasi alla fine. State già decidendo come muovervi in futuro e quali sono i progetti in ballo?

M & S - In questo periodo stiamo lavorando all'uscita di un progetto molto particolare che vede i Viscera/// alle prese con la colonna sonora per un cortometraggio di animazione. Il tutto uscirà in dvd limitato con allegato cd, contenente la colonna sonora e remix di canzoni dei Viscera/// di precedenti dischi, in collaborazione con GrindPromotion. Poi per l'inizio dell'estate è pianificata l'uscita del primo lavoro dei nostri amici Block! Antonius Block! da Milano, anche qui artwork e packaging curati totalmente da noi. Nel frattempo aspettiamo novità dal fronte fronte O (ex-Deprogrammazione) per quanto riguarda lo split con gli Hungry Like Rakovitz e pensiamo all'organizzazione stessa della Frohike. Se tutto va bene, in autunno torneremo con grosse sorprese.


Una domanda personale: quali sono i libri sul comodino e i dischi nel lettore/giradischi in questo periodo?

S - Come libri, sto leggendo "Considera l'aragosta" di Wallace e dovrei rileggere "Tokyo blues norwegian wood" di Murakami, cosa che rimando da mesi ma giuro che farò al più presto. Dischi... mmm nell'ultimo periodo sto ascoltando tanto i Distanti, Massimo Volume, Bon Iver, Sylvester Anfang (che tra l'altro ho scoperto grazie a NeuroPrison!) e mi sono da pochissimo innamorato del nuovo dei 65daysofstatic. Nei mesi passati ho ascoltato tanto black metal, facendo finta di essere depresso, ma ora ho smesso, giuro!

M - Tra le letture: Il cinema secondo Hitchcock (F. Truffault) e La pubblicità (G. Fabris), entrambe amate seppur obbligate dai doveri accademici, gli ascolti sono decisamente più svariati, da Lili Refrain (grandissima anche nei live, per altro) ai Thrones, ma di fisso direi The queen is dead - The Smiths e We were exploding anyway - 65daysofstatic.


Con questo è tutto ragazzi, a nome di Neuroprison un grande in bocca al lupo. Come da tradizione, chiudete pure come volete.

S - Grazie a NeuroPrison per l'interesse, lo spazio e il tempo dedicato a noi! A tutti gli altri, fate l'amore, comprate i dischi e andate ai concerti (meglio se fate tutt'e tre le cose nella stessa serata, l'ordine decidetelo voi).

M - Null'altro da aggiungere al mio collega, amen.

Neuros

giovedì, maggio 13, 2010

DEAD MEADOW @ Vinile 45 (Brescia)




08/05/2010

Il tour del trio statunitense campione dell'hard rock neo-psichedelico in supporto a “Three Kings", nuovo live album dalla band, conclude la sua calata in Italia con la data bresciana al Vinile 45, locale piccolo e raccolto che fa presagire (e l'impressione sarà rispettata) uno show molto intenso e coinvolgente. Le porte si aprono alle 23 (un pò tardi a dire il vero) con un gruppo locale di cui non ricordo il nome quasi pronto a scaldare l'ambiente....oddio scaldare è una parola grossa ma tutto sommato il tempo a loro disposizione non è stato così insopportabile e poi l'ingresso era gratuito sicchè.



Durante il cambio palco i nostri eroi iniziano a creare l'atmosfera sparando un bel pò di fumo in giro e noi di Neuroprison già pronti in prima fila lo respiriamo a pieni polmoni, olè. E' il bassista Steve Kille ad occuparsi di ciò, peccato (o per fortuna) che durante la loro performance non abbiano pensato ad un sostituto per tale compito dato che in combinazione con gli effetti luce avrebbe creato un'atmosfera ancor più psichedelica, vabbè tanto io mi sono tirato scemo nel seguire la luce stroboscopica posta nella cassa della batteria pestata a dovere da Stephen McCarty, la cui presenza scenica e performance valgono da sole la visione del concerto (spettacolare e d'altri tempi il suo stile ed il suo breve assolo sul finire dello show).
Per un'ora e quaranta abbondanti incluso bis la musica dei Dead Meadow in bilico tra stoner, folk, blues e psichedelia spinta rapisce il numeroso pubblico accolto, per altro molto partecipe alla festa che i nostri tre eroi hanno deciso di regalarci...Jason Simon, ragazzo timido ma dio della chitarra apprezza e ringrazia più volte ricordando che questa è l'ultima loro data in Italia a che qui da noi se la sono spassata, buon per loro.
La scaletta è ovviamente orientata sui pezzi di "Three Kings" pescando a piene mani nel repertorio migliore del gruppo, ed in particolare meritano citazione Everything’s Going’ On, Let It All Pass, I'm gone, la ballata folk elettrica At Her Open Door, l’hard blues solenne e possente di That Old Temple e la cavalcata di The Narrows.



Il livello di alchimia raggiunto dalla band è clamoroso, spesso i brani proposti diventano irriconoscibili tanto vengono dilatati ed uniti in jam session di raro gusto, passione e precisione esecutiva, si vede e si sente che è gente completamente immersa nella propria musica... la buona acustica del locale poi aiuta non poco nel rendere giustizia al suono dei valvolari Orange, noti per il calore e la ricchezza timbrica.
Peccato davvero per chi non ha potuto presenziare, in una parola...totali.

Edvard

lunedì, maggio 10, 2010

CORPOPARASSITA / DYSKINESIA - Split



Tracklist:
1. Concetto falsificato di dio (Corpoparassita)
2. Ipogeo (Dyskinesia)
3. Cruentatio (Corpoparassita)
4. La formica di Langton (Dyskinesia)
5. Purgare la roba infetta e sospetta (Corpoparassita)

La Frohike ti offre l’ aftermath di lusso: basterebbero queste poche semplici parole a sintetizzare la nuova uscita della label, che a questa tornata vede flirtare Dyskinesia e Corpoparassita.
Nonostante la proposta di entrambi sia differente anche se con alcuni punti di contatto, sono le intenzioni a essere gemelle, l’attitudine cinematografica di cui sono impregnate le note. Il duo Corpoparassita, capace di allargarsi all’occorrenza sia in studio che dal vivo, è ormai da anni che mette in scena musica difficilmente catalogabile, se non con le sterili definizioni di dark-ambient o noise, perché il risultato si spinge oltre, confezionando anche questa volta tre piccole colonne sonore orrorifiche, dalle sfumature in bilico tra le varie tonalità di grigio, dove textures di sottofondo si uniscono a clangori e silenzi, vuoti che influenzano l’immaginazione e portano lontano, nella cornice di un ipotetico Calvaire e nei suoi boschi, dove a stento la luce riesce filtrare.
Ed è proprio ai boschi, agli alberi, in particolar modo alle sugherete che è dedicato lo split, per sensibilizzare sul questo patrimonio verde a rischio in tutto il bacino del Mediterraneo, per l’evoluzione nevrotica dell’industria del tappo, ormai sempre più legata alla plastica, un fattore che porterebbe all’abbandono del raccolto stagionale e in meticoloso per porzioni di corteccia, cosicché gli ettari boschivi, ormai inutili, corrono il rischio di essere abbattuti e con loro tutto il microsistema; per questo motivo il supporto del disco è composto da un quadrato di sughero inciso a fuoco, abbinato a un quadrato di carta riciclata e uno di stoffa serigrafato dalle tinte grigio-viola a racchiudere il tutto: ancora una volta un grandissimo lavoro.
La scelta di alternare una traccia per gruppo si rivela vincente, e ci pensano i Dyskinesia a riempire i vuoti lasciati da Corpoparassita, calcando la mano sull’aspetto fisico della loro proposta come nel finale di Ipogeo, mantra noise-doom che li vede ormai tra i migliori in questa venefica combinazione, ma l’archibugio esaltante sono gli undici minuti de La Formica di Langton, dove fanno prepotentemente capolino richiami al jazz, imbastardito da feedback e predisposizioni da colonna sonora, spingendo un gradino oltre la loro già validissima proposta, confermandoli tra i migliori e originali act di casa nostra.
Tutto questo in un tondo che all’interno contiene rumore, cullato dentro un bozzolo di passione.


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