martedì, marzo 30, 2010

SHRINEBUILDER CONTEST



SHRINEBUILDER

+ Kylesa + Dark Castle

23/04/2010 @ Bloom, Mezzago

Ingresso: in prevendita 17 euro + ddp, alla porta 20 euro

Porte: 21.00

Inizio concerti 21.30

Hard-Staff in collaborazione con Neuroprison mette in palio un biglietto per assistere all'evento, basta rispondere correttamente alla seguente domanda, inviandoci il tutto via mail, ed incrociare le dita : neuroprison@hotmail.com


Qual'è la lineup completa di questo supergruppo?


Deadline: Sabato 17 Aprile

lunedì, marzo 22, 2010

INCOMING CEREBRAL OVERDRIVE




Ciao ragazzi partiamo innanzitutto dal contratto con SupernaturalCat dato che molti si son detti sorpresi dell'uscita di "Controverso" per una etichetta fin ad ora conosciuta per ben altre sonorità.....voi come la vedete e come sono i rapporti tra voi e le altre bands della "casa"?


Ti dico subito i primi ad essere sorpresi di questa cosa siamo stati noi 5. Una volta terminato il mastering di Controverso non riuscivamo in alcun modo ad essere soddisfatti della parte grafica del disco, così decidemmo di contattare Malleus, ma solo per l’artwork. La loro proposta di far uscire il disco per Supernatural Cat ci colse tutti di sorpresa principalmente in virtù del fatto che accostavamo quel nome a proposte ben diverse dalla nostra (prendendo ad esempio le altre band dell’etichetta). Gradualmente però, conoscendo sempre meglio le persone con le quali abbiamo a che fare, ci siamo resi conto del fatto che certi “preconcetti” che avevamo nei loro confronti non avevano ragione di esistere. Parlando con loro di musica, li ho sentiti apprezzare cose che mai mi sarei aspettato e criticarne altre allo stesso modo. E’ un discorso fin troppo facile da fare, forse banale, ma anche innegabilmente vero. Il problema del genere musicale non sussiste, semplicemente hanno ascoltato il disco ed è piaciuto loro tanto da farlo uscire, decidendo così di ampliare il numero delle band all’interno dell’etichetta, niente di più. Con il passare dei mesi stiamo conoscendo le altre bands, con i Morkobot generalmente ci sfondiamo di birre e risate, con i Lento ci siamo visti solo in un paio di occasioni ma solo di sfuggita, gli Ufomammut, per fortuna, non abbiamo ancora dovuto conoscerli, girano voci molto brutte su di loro!!!

Sono passati un pò di mesi dall'uscita dell'album ed avete avuto modo di proporre il nuovo materiale in giro....quali sono state le risposte del pubblico?

Abbiamo fatto un po’ di date in Italia, per adesso e il riscontro è stato generalmente buono. Ad onor del vero c’è da dire comunque che proponevamo già qualcuno dei pezzi di Controverso prima dell’uscita del disco. Con la nuova stagione di concerti, abbiamo cercato di strutturare meglio la dimensione live. L’intenzione primaria era di amalgamare al meglio i vari momenti che si succedono mentre siamo sul palco, sia studiando una scaletta in grado di alternare momenti veloci ad altri in cui far “riposare” l’orecchio degli ascoltatori, sia cercando di creare un “flusso unico di musica” in cui i pezzi si susseguano dall’inizio alla fine del set senza momenti di silenzio fra di essi. Questo esperimento (se così vogliamo chiamarlo) sembra funzionare, almeno a giudicare dai riscontri dei presenti, sia dal punto di vista del coinvolgimento che da quello dell’impatto, fondamentale per una band che suona il genere nostro.

Siete soddisfatti invece di come è stato accolto l'album della stampa specializzata (e non)?

Adesso che, dopo vari mesi, è uscito un numero piuttosto alto di recensioni in vari paesi ci riteniamo soddisfatti. Se la stessa domanda mi fosse stata posta qualche mese fa avrei risposto in maniera diversa. Dico questo perche se diamo un’occhiata globale alle recensioni ricevute, ce ne sono alcune eccellenti, altre buone (la maggior parte) e alcune direi quasi “pesanti” da mandare giù. Da una parte è normale che sia così, con il nuovo disco abbiamo avuto la possibilità di porci dinnanzi a vari tipi di giudizi, da parte di webzine e giornali più importanti rispetto al passato. Questo inevitabilmente porta a dei riscontri differenti, sia nel bene che nel male. Senza l’inutile e stupida pretesa di piacere a chiunque, ritengo comunque che quanto fatto in studio (sia a livello di prese che di mixaggio) ci abbia portato ad avere in mano un lavoro molto stratificato (cosa sottolineata in più recensioni peraltro), che richiede, proprio per questo di non essere recensito dopo un ascolto parziale o superficiale, cosa che ci è sembrato sia successa in qualche caso, viste alcune argomentazioni alle critiche apportate. Senza stare ad elencare quelle recensioni che ci hanno lasciato un po’ di amaro in bocca, si è trattato comunque di episodi, nella maggior parte dei casi ci riteniamo soddisfatti di come è stato recepito il lavoro, abbiamo ricevuto pareri molto positivi anche da magazines italiani e stranieri abbastanza importanti e questo non può che farci piacere.

"Controverso" dimostra la vostra netta crescita avvenuta in questi ultimi anni, mettendo in luce la voglia di andare oltre il classico math-core alla Botch e DEP, con maggiori influenze legate alla psichedelia ed al prog italiano dei 70's nonchè a sonorità moderne più alternative come quelle dei Tool. Da quali basi partite durante il processo compositivo? Dedicate di solito maggior tempo alle strutture portanti dei brani o agli arrangiamenti?

Hai colto un punto molto importante. Durante la stesura dei pezzi di Controverso abbiamo cercato di evolvere il nostro sound con elementi nuovi, sperimentando sonorità che fino a quel momento non avevamo adottato. L'idea di far coesistere elementi più tipici di un certo stile metal-hardcore con altri che prendessero spunto dal filone prog italiano degli anni '70, comunque psichedelico, è dovuta a una passione comune verso quel filone che a nostro parere avrebbe meritato un consenso molto più ampio rispetto a quello che gli è stato riservato, soprattutto negli anni in cui era ai suoi massimi. Il processo compositivo comunque non è cambiato in modo drastico rispetto ai pezzi composti fino a quel momento, abbiamo cercato di curare maggiormente ogni arrangiamento per far si che ogni parte legasse al meglio con il resto della canzone, ma come accadeva in precedenza, siamo sempre partiti da idee “partorite” su una chitarra, cercando poi, con un lavoro collettivo in sala prove, di apportare migliorie e accorgimenti, sia sulle strutture che sui singoli riffs. Abbiamo inoltre cercato di curare in maniera maggiore la scelta dei suoni che volevamo ottenere da ogni singolo strumento, una ricerca che naturalmente continua anche adesso e che riteniamo sempre più importante man mano che andiamo avanti.

Detto questo accanto a brani molto particolari e progressivi come Magic rimangono episodi più diretti e d'impatto, sarà così anche in futuro o è lecito attendersi materiale ancor più coraggioso e sperimentale?

L'intenzione al momento è di riuscire a spingerci ancora oltre per quanto riguarda l'aspetto sperimentale e progressivo. Stiamo scrivendo alcune parti del nuovo album, cercando nuove soluzioni, nuove sonorità e nuovi approcci agli strumenti, con la speranza che ne risulti un lavoro ancor più orientato in tal senso. Per adesso comunque è presto per capire che forma prenderà il nuovo disco, ci stiamo lavorando ma la strada è ancora lunga. Una cosa comunque è certa, non possiamo prescindere da un certo tipo di impatto sonoro, l'obiettivo è convogliarlo verso nuove forme, cercando così di evolvere ogni singolo aspetto del nostro sound attuale. Speriamo di riuscirci.

Particolare cura ed importanza nell'economia dei pezzi sembrano rivestire sempre più le linee vocali, mediante l'utilizzo di diverse interpretazioni stilistiche a seconda dell'atmosfera richiesta dalle composizioni. A tal proposito è del tutto scomparso l'uso delle voci pulite in favore di impostazioni più estreme, come è avvenuta questa evoluzione?

La scelta di rinunciare a certe soluzioni che prevedevano l’utilizzo di voci “pulite” è dovuta sostanzialmente al percorso compositivo che utilizziamo nella scrittura dei pezzi, mi spiego. Di solito ci concentriamo prima sulla componente strumentale, inserendo poi la voce e cercando, con essa di amalgamare al meglio il tutto rivedendo talvolta anche le strutture stesse dei pezzi. Una volta composta la base di ogni brano, ci siamo accorti che non c’erano più spazi per voci in “clean”, soprattutto perchè non le sentivamo adatte a certi tipi di sonorità. Di conseguenza abbiamo cercato di ampliare la scelta delle timbriche da usare, per far si che parte strumentale e voce legassero al meglio in ogni singola parte.

A livello lirico il vostro debut mi aveva particolarmente colpito, pregno com'era di analisi interiore alla luce di varie esperienze di vita, è cambiato qualcosa con i nuovi brani da questo punto di vista?

No, anzi credo che questo sia uno degli aspetti che maggiormente crea un legame rispetto a Cerebral Heart. Le tematiche affrontate sono generalmente le stesse, ma, proprio per il fatto che un certo tipo di analisi viene fatta sull’impulso del momento, è naturale che si discosti dai testi precedenti. Sembra un controsenso, ma a pensarci bene non lo è. Vogliamo che i testi rispecchino l’impulso che in un dato attimo coglie la mente di chi scrive, non essendo troppo “ponderati” o costruiti a posteriori. Questo conferisce alle liriche una certà genuinità, qualità imprescindibile per le sensazioni esternate dalla musica che suoniamo.
Poi se è vero che c’è un titolo dell’album, che racchiude in sè il senso di tutto il lavoro, è comprensibile come certi temi siano trattati in modi diversi, talvolta anche contrastanti durante la durata del disco. Un esempio è il duo Science-Magic con due testi speculari che trattano le stesse sensazioni, uno da un punto di vista più “razionale-scientifico” e uno più “sognatore-irrazionale-magico”.

Una curiosità: personalmente ritengo il vostro monicker particolarmente azzeccato ma spesso mi capita di leggere recensioni che si esprimono in modo negativo a tal riguardo. Volevo sapere cosa ne pensate....

Francamente questa cosa ha sorpreso un po' anche noi. Inizialmente venivamo criticati per questo soprattutto da recensori stranieri, temevamo quindi di aver scelto un nome che non significasse pressochè niente, fantozzianamente parlando; poi quando abbiamo ricevuto critiche anche da italiani la nostra tesi è crollata e ci abbiamo riso su.

In Maggio partirete per un tour europeo, quali sono le vostre aspettative e sensazioni al riguardo e quali Stati toccherete?

Abbiamo fissato date in Austria, Germania, Danimarca, Polonia e Repubblica Ceca, la curiosità è tanta dal momento che non abbiamo ancora avuto la possibilità di vivere un'esperienza di questo tipo. Suonare in città come Amburgo, Copenaghen e Varsavia, fra le altre, è sicuramente affascinante, speriamo di non esser presi troppo in giro per il monicker!

Ci sarà la possibilità in futuro di poter fare un tour oltreoceano, di certo un'esperienza di notevole importanza soprattutto per una band come la vostra?

Al momento un'eventualità del genere possiamo solo sognarla, chissà che un giorno non si realizzi. Come hai giustamente detto tu per un genere come il nostro suonare negli States è importantissimo, ma sono poche le bands italiane nel nostro settore a riuscirci. Di positivo resta il fatto che queste bands (non sto a fare i nomi, le conosciamo tutti) possono, in via del tutto potenziale far si che anche oltreoceano la gente inizi a incuriosirsi sull’ambiente dal quale esse provengono, gettando così un occhio sulla validissima (a mio parere) realtà di casa nostra.
La promozione di Controverso negli States comunque sta andando molto bene, chissà che in futuro non si prospetti una possibilità del genere.

E' tutto, in bocca al lupo per i vostri futuri progetti ragazzi, a voi l'ultima parola....

Crepi il lupo! Salutiamo tutti gli utenti e lo staff del forum, ringraziandovi per aver letto questa intervista e sperando di incontrarci a qualche concerto.


-Edvard-

mercoledì, marzo 17, 2010

!GATO DE MARMO! - You're a spin in Eurospin

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Tracklist:
1. Intro
2. Silberbock
3. Splugen
4. Van Pur


Il gatto perde il pelo ma non il vizio. Ritornano i !Gato de Marmo!, formazione salentina che aveva ben impressionato con il precedente ep, e a questo giro conferma assolutamente le premesse. Perdono il pelo sì, perché il gatto è in costante evoluzione e lo dimostra ampiamente, vengono momentaneamente meno le soluzioni angolare che caratterizzavano il lavoro precedente, a favore di un’attitudine che si muove in territori più quadrati, ai quali fanno contorno atmosfere asfissianti, ottimo contraltare alla follia che si cela dietro concepì: un viaggio acido all’interno dei reparti di un market, alla ricerca delle birre più infime che il mercato possa offrire, roba da far impallidire National Geographic.
L’intro che avanza frusciante tra le citazioni de Il Pasto Nudo di Cronenberg trasporta l’attenzione verso il rigurgito neurosisiano di Silberbock, dove rovinose macerie sonore incontrano melodiche linee vocali e intermezzi acustici, con l’impressione di essere sballottati un po’ qua e un po’ là, senza per forza essersi spostati di un centimetro. Un incubo che si concretizza in Splugen, sette minuti dove frammenti kraut divengono accessori al lynchiano Inland Empire, omaggiato in uno dei suoi passaggi più alienati, con lo spettro dei Faust che fa capolino. A Van Pur l’onere di chiudere le danze, in movenze che ricordano quelle dei the God Machine, in una veste ancora più psichedelica come da marchio di fabbrica del combo salentino, che si lancia in un finale rumorista suggellato dalla minaccia ancora made in Cronenberg: “Abbi paura, abbi molta paura!” Ne avremo.
E mentre siamo qui a scrivere il gatto si evolve ancora, cambia formazione e rimane di quattro elementi, pronto per deliziarci ancora con le sue sorprese che, come sempre, non mancheranno di miagolare. Ed è lecito puntare sulle sue capacità.


Neuros

martedì, marzo 16, 2010

CELESTE + Storm{O} @ Scalo San Donato




Bologna, 05/03/2010

Si arriva al locale alle 21.50, giusto il tempo di salutare qualche amico e cominciamo a sentire un gran frastuono… gli Storm{O} hanno acceso le testate e in pochi istanti siamo catapultati nell’anticamera dell’inferno.
Il luogo è sicuramente suggestivo per il tipo di musica proposta, una cantina con le volte in mattoni, poca luce, poco spazio e un gran bel po’ di gente.
I primi pezzi filano via con una furia impressionante, sicuramente qualche problemino di equalizzazione rende il tutto un pelo troppo confuso, ma basta poco e la situazione migliora.
Il quartetto veneto spazza e spezza l’aria, non c’è un attimo di tregua, i pezzi nuovi sembrano proprio avere un gran bell’impatto, ma al momento è impossibile fare un'analisi precisa di ogni singolo brano, è l’atmosfera creata che rende il concerto un momento da ricordare.... i nostri sono precisi in tutto, anche nei tempi da rispettare, raramente mi son trovato ad un concerto che iniziasse all’ora pubblicata sul flyer ma c’è una festa nel locale subito dopo i live, bisogna per forza di cose rispettare i tempi e gli Storm{O} ci lasciano dopo averci randellato per bene.

Giusto il tempo di cambiare un po’ di cose sul palco e si spengono le luci, buio totale, solo quattro lucine rosse, qualche accordo a vuoto per regolare i volumi e l’inferno si apre innanzi a noi.
I Celeste non risparmiano niente a nessuno, concerto tiratissimo, molti pezzi tratti da Nihiliste(s) altri da Misanthrope(s), mi pare anche qualche cosa di mai ascoltato prima, ma la confusione e l’ambientazione totalmente alienante potrebbero aver anche tradito le mie orecchie. Scatta un gran pogo sotto il palchetto e la gente inizia a volare.
Il cantante della band non si lascia scappare l’occasione e ne approfitta per fare un po’ di sano “surf” sulle nostre teste e con lui anche qualche ragazzo si lancia facendosi trasportare dal pubblico. Non si respira, si trattiene il fiato e si corre, i Celeste sono furiosi, scenicamente poverissimi ma perfetti, buio totale e i led rossi sulle teste, realmente pare di essere stati catapultati in qualche girone infernale.
Il concerto si fa feroce in tutti i sensi, e alla fine anche il bassista del quartetto transalpino ne avrà i segni in testa, una ragazza vola sul palco andando a sbattere prima su un faretto e poi di rimbalzo sulla testa del bassista che si procura due taglietti in fronte, un gran mal di testa per lui alla fine quando ormai stremato si accascia al banchetto del merchandising, letteralmente preso d’assedio da quasi tutto il locale.
Gran serata insomma quella dello Scalo San Donato in quel di Bologna, due ore appena di musica che ci lasciano senza fiato ma carichissimi.

PostNero.

mercoledì, marzo 10, 2010

FIORELLA MANNAIA - Guest Poll

In occasione della seconda edizione del Fiorella Mannaia Fest che si svolgerà al Circolo Magnolia di Segrate (MI) il 20 Aprile e che vanterà la presenza di EYEHATEGOD, Soilent Green e Sourvein, NeuroPrison sarà attivamente presente in quanto selezionerà l'opening act ufficiale della manifestazione. Ma non è tutto, in quanto noi dello staff abbiamo selezionato quattro tra alcune delle più valide realtà italiane, ma ora toccherà all'utenza votare la band che suonerà sotto la nostra bandiera!

Ecco i gruppi selezionati che potete/dovete votare ma attenzione, il voto deve essere obbligatoriamente nominale altrimenti non verrà conteggiato; è bene anche motivare la scelta in modo da dare il via ad una (seria e pacata) discussione:

Ghost Empire
Dyskinesia
Viscera///
Last Minute To Jaffna


Per votare collegatevi QUI, il sondaggio rimarrà aperto fino a Domenica 28 Marzo.

lunedì, marzo 08, 2010

AT THE SOUNDAWN

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Ciao Andrea, iniziamo tracciando un sunto dei passi che vi hanno portati dalla pubblicazione di "Red Square: We Come In Waves" ad oggi....


Per prima cosa, subito dopo l'uscita di “Red Square”, ci siamo messi alla ricerca di concerti. L'esito non sempre è stato fruttuoso, comunque ci siamo tolti qualche bella soddisfazione come l'Asymmetry Festival a Wroclaw dove abbiamo aperto il concerto dei 65daysofstatic. Poi abbiamo fatto qualche altra, data muovendoci sempre tra Polonia, Germania, Svezia, Danimarca e ovviamente Italia. Nel frattempo la promozione del disco è andata avanti e, tra recensioni e interviste, ci siamo fatti una idea di cosa funzionava in “Red Square” e cosa no. Quindi, con una buona dose di autocritica, ci siamo rimessi in gioco, cercando una strada più personale, dato che l'opinione diffusa era che il debutto fosse troppo derivativo. In questo senso, possiamo dire di essere stati fortunati a ritrovarci senza cantante a neanche un anno dall'uscita Lifeforce. Infatti l'entrata in formazione di Luca è stata un po' la chiave di volta della nostra evoluzione. E' lui che ha coronato il percorso compositivo, portandoci o per lo meno mostrandoci strade per noi completamente nuove.

Come vanno le cose con la LifeForce, penso che siate molto fiduciosi ed ansiosi di vedere il responso di questo nuovo disco visto che si tratta del primo vero album per questa importante label internazionale?

Lifeforce è una grande etichetta e non una etichetta grande, proprio come il famoso Pennello Cinghiale! Nel senso che la sua grandezza, al di là di aver lanciato band come Trivium, Between The Buried And Me, Caliban e altri, sta nelle persone che la gestiscono, nella loro professionalità e nella loro “umanità”, per dirla alla Fantozzi. Infatti, nonostante occupi una importante fetta di mercato tra le indie, il focus della label è sempre quello di promuovere la musica. Nessuno ci ha mai parlato di business, di obiettivi da raggiungere, di dischi da vendere, di ritornelli da aggiungere... Questo aiuta non poco nel gestire la nostra attività con la calma e la cura necessaria a portare avanti un progetto di questo tipo. Ciononostante, Lifeforce rimane comunque una label di riferimento nella scena, in quanto fa sostanzialmente da anticamera alle major. La copertura promozionale che possono garantire è davvero ampia e noi siamo molto fiduciosi nel disco, crediamo nella sua bontà e pensiamo di aver fatto un bel salto qualitativo da “Red Square” ad oggi. Quindi, se già il debutto aveva avuto un feedback tutto sommato buono, siamo molto-ansiosissimi (giusto per rendere un po' meglio l'idea!) di vedere dove potrà portarci questo “Shifting”!

ll titolo "Shifting" riassume perfettamente la natura dell'album, credo sia da considerarsi come simbolo e manifesto della vostra evoluzione personale in questi ultimi anni vero?

In un certo senso, ogni disco si fa manifesto dell'evoluzione della band che lo ha concepito. Certo, se proponi una musica eccessivamente standardizzata, si fa un po' fatica ad intuirne il percorso creativo personale. Ad ogni modo, diciamo che noi, ancora una volta, abbiamo messo le carte in tavola e dichiarato apertamente le nostre intenzioni. La notra musica difatti è immersa in uno “Shifting” continuo, è un flusso in movimento, una storia che si evolve. Ed è questa natura cangiante che ci ha permesso di imprimere al suo interno le emozioni che ci hanno accompagnato in questi anni. Detta così sembra molto pretenziosa, ma in realtà è un processo assolutamente lineare: le canzoni vengono composte e arrangiate in determinati periodi che portano con sé determinate emozioni, pensieri, paure; avere una forma musicale aperta e senza uno schema predeterminato ci ha permesso di dire veramente quello che volevamo, fregandocene se suoniamo troppo sdolcinati, se le chitarre non sono abbastanza distorte o altro. Potrà anche non piacere agli ascoltatori più estremi, ma se non altro è un prodotto genuino, onesto.

"Shifting" abbraccia differenti ambiti sonori e molteplici influenze, credo che queste contaminazioni si siano rivelate fondamentali nel donare ai brani quella profondità espressiva e quel dinamismo che sono la chiave per poter proporre un lavoro artistico degno di nota anche se, soprattutto al giorno d'oggi, non è difficile imbattersi in accostamenti sonori pretenziosi e di dubbio gusto...quanto è stato difficile trovare il giusto equilibrio?

Onestamente, non troppo difficile. Il fatto è che come ascoltatori siamo il cosiddetto “dito ar culo caa sabbia”! E' davvero difficile entrare nelle nostre grazie! Ultimamente ho sentito pochi lavori che mi hanno veramente colpito e, con molto rammarico, devo dire che nessuno di essi sta sul versante della musica heavy. Non penso che sia una questione legata unicamente ai miei gusti, è che sento sempre gli stessi stilemi, le stesse emozioni, le stesse derive, gli stessi riff. Questo grande ritorno del grind, ad esempio, mi lascia onestamente perplesso. “Slaughter of the soul” l'ho comprato nel 1996, l'ho ascoltato allo sfinimento e l'ho fatto mio, ma già due anni più tardi era stato archiviato dall'enorme debutto del progetto The Haunted (che a tutti gli appassionati di At The Gates consiglio vivamente di ascoltare!). Non so, mi pare che ci sia un sostanziale stagnamento della creatività nella musica pesante e per questo si vanno a ripescare i grandi classici. Tornando a noi, è stato il nostro stronzo, stronzissimo orecchio a tenere il timone nel percorso compositivo. Accantonata definitivamente ogni mania di protagonismo/psichedelismo/virtuosismo, del resto inutile dato che tecnicamente siamo piuttosto ridicoli, abbiamo messo la musica davanti a tutto e ci siamo lasciati guidare dal nostro gusto. Spesso questo significa provare e riprovare lo stesso pezzo per mesi, cercando di capire cos'è che non funziona e cosa può essere migliorato. Un percorso che può facilmente diventare estenuante, ma con un po' di tenacia garantisce ottimi frutti!

Quanto ha invece influito l'entrata in formazione di un nuovo cantante? A mio avviso la sua prova è stata fondamentale per la perfetta riuscita del disco.....

Sono d'accordo con te. Credo che Luca sia la chiave di volta del disco. Senza di lui, non so cosa ne sarebbe venuto fuori. E non parlo solo della prova in studio, parlo soprattutto del processo compositivo a monte. Luca ha degli ascolti molto particolari e molto diversi dai nostri, totalmente improntati alla performance vocale, capaci di spaziare dai Lamb of God a Peter Gabriel. All'interno della band ha portato con sé la sua storia di ascoltatore e ci ha mostrato soluzioni ed espressioni musicali di cui sostanzialmente ignoravamo l'esistenza. Il punto è che Luca è un cantante a tutti gli effetti: pensa come un cantante, si esprime come un cantante, scrive come un cantante; ovvero il predominio totale della voce, con l'onere e l'onore di guidare tutta la composizione. Questo pensiero, all'interno di una formazione come noi molto sbilanciata sul fronte strumentale, ha creato un nuovo equilibrio. Noi ci siamo resi conto della bellezza e della potenza che una voce, con tutta la sua umanità, ha rispetto agli altri, che sono appunto strumenti. Lui, invece, si è reso conto di quanto sia importante avere una solida base strumentale che possa guidarti, fino quasi a creare, tra le sue maglie, un percorso obbligato da seguire.

Dal punto di vista della produzione avete dedicato molta attenzione alla scelta dei suoni, in particolare i processi di registrazione, mix e mastering sono stati realizzati con l'obbiettivo di non intaccarne le dinamiche, in modo da ottenere una resa potente, pulita ma allo stesso rispettosa delle tonalità cromatiche....non proprio quello che si sente in fin troppi dischi vero?

Ah, come mi sai stuzzicare... dai, cercherò di contenere il mio animo polemico. Questa scelta la dobbiamo prima di tutto al nostro produttore, il solito Riccardo “Paso” Pasini dello Studio73 (Ravenna). E' lui infatti che ci ha fatto capire, già col precedente Red Square, quanto fosse bassa la qualità di tante produzioni che noi reputiamo comunque superbe. In particolare è nella fase di mastering che si tende ad alzare il volume, perchè il disco che suona alto fa figo, applicando delle compressioni che uccidono ogni tipo di espressione e dinamica apportata dal musicista. Se penso a certe produzioni... Ad ogni modo, essendo Paso, quanto noi, un fanatico del metodo Albini, abbiamo lavorato per ottenere gli stessi obiettivi: un disco che suonasse spontaneo, vero e soprattutto che preservasse il sound della band. Steve Albini, avendo a disposizione una enorme quantità di materiale, può permettersi di fare tutto live: studia a fondo il suono della sala e della band, posiziona i microfoni nella maniera giusta, poi sostanzialmente preme il tasto “Rec” e poco altro. Paso purtroppo non ha quaranta microfoni, né una sala che possa ospitare la band al completo, per cui ci si arrangia diversamente, registrando strumento per strumento e modificando le tecniche secondo i nostri bisogni e le nostre possibilità. Grazie al genio che lo contraddistingue, Paso si è inventato di sana pianta alcuni metodi per far suonare il tutto a dovere ed il risultato, almeno secondo noi, è superlativo. Il disco ha una dinamica enorme, si passa da suoni piccoli e lontani a vere mazzate nei denti. Il tutto con una pulizia e nitidezza incredibile! Sì, magari non suonerà alto come i Mastodon, ma so che ultimamente hanno aggiunto nei lettori una comoda manopola denominata “Volume” atta proprio a questo uso...

Anche stavolta non manca l'uso dei fiati, senza dubbio una delle vostre caratteristiche distintive, a tal proposito so che state cercando un trombettista/sassofonista che vi segua nel live....ci sarà quindi la possibilità in futuro di espanderne l'utilizzo e di inserire stabilmente nella band questa tipologia di musicista?

L'intento è proprio quello. Al momento abbiamo un trombettista che si sta preparando per aiutarci nell'aspetto live. Ancora però non è stato ufficializzato niente, per cui non sappiamo se entrerà in pianta stabile nella band o se ci aiuterà soltanto in determinate occasioni. In realtà c'è la possibilità di inserire anche altri strumentisti nella band, però al momento ci stiamo preparando esclusivamente per l'attività concertistica, per cui non sappiamo ancora come ci muoveremo per il prossimo disco. Tutto può ancora succedere!

Dal punto di vista lirico l'album è molto interessante, puoi illustrarci a grandi linee il significato che si cela dietro ogni brano e da dove avete tratto ispirazione?

Con molto piacere. Procedo un po' schematicamente, cercando di non essere troppo noioso...
Mudra: in acceptance and regret. I mudra sono gesti o movimenti simbolici usati nella meditazione o in altre pratiche religiose, ma anche nello yoga, per attivare processi benefici tanto per il corpo, quanto per lo spirito. Una delle espressioni artistiche in cui vengono usati è la danza ed è proprio ad una danzatrice che è dedicata questa canzone. La danza nella tradizione orientale è spesso un mezzo per raggiungere o quantomeno per adorare il divino, attraverso anche l'osservazione dei mudra appunto. Noi abbiamo voluto raccontare la storia di una donna, incatenata in questo ruolo di veicolo per il divino, a cui è riservata la stessa dignità di uno strumento.
7th moon. La settima luna è un periodo del calendario orientale che cade solitamente in Agosto. In quei giorni si tiene ad Hong Kong un festival che si chiama Yuee Lan, che tradotto significa più o meno “spirito famelico”. Si crede che in questo periodo gli spiriti che non hanno trovato pace tornino sulla terra per saziare la loro fame. Noi ci siamo calati nei panni di uno di questi spiriti, che circondato da persone festanti, luci, colori e suoni, ne è terrificato. E' sostanzialmente un modo per cercare di ribaltare il punto di vista e calarsi nell'altro, sforzandosi di capirlo, per disinnescare la paura che istintivamente provoca in noi.
Caofedian è il nome di una metropoli progettata da un team cinese, concepita per essere la città del terzo millennio. Il suo fulcro è la torre dell'energia, una sorta di enorme montagna di vetro e acciaio capace di soddisfare l'intero fabbisogno energetico della città, rendendola completamente autosufficiente. La canzone è il racconto in prima persona di un uomo intento nella realizzazione di questa enorme torre. Il problema è che più la torre cresce, più lui sale, più gli manca l'aria; fino a quando, senza più ossigeno, perde i sensi e il suo istinto, mentre lo sguardo si offusca, lo spinge a buttarsi di sotto. Noi lo seguiamo nella sua caduta, mentre si ripete: “Fin qui tutto bene, fin qui tutto bene, fin qui tutto bene”.
Black Waves è tematicamente la canzone che cerca di dare una lettura complessiva del fenomeno dello “shifting”, paragonando il movimento delle culture a delle enormi onde nere, che si muovono e ci trasportano sostanzialmente dove vogliono. Noi non possiamo nulla contro di loro e non ci rimane che lasciarci trasportare per vedere dove andremo a finire.
Hades. Questa canzone rappresenta più o meno un dittico tematico con l'opener Mudra. Anche in questo caso infatti la protagonista è una donna, nonstante il titolo. Però non si parla qui di oriente, ma della Grecia Classica, la culla della civiltà occidentale. Il brano racconta il mito di Ade e Persefone, dal punto di vista di quest'ultima e ponendo particolare attenzione al carattere menzognero e sostanzialmente strumentale del rapporto uomo-donna.
Anche con Prometheus bring us the fire il focus è puntato sull'antica Grecia. In questo caso è stato il mito di Prometeo ad attirare la nostra attenzione. E' col furto del fuoco, infatti, che inizia in occidente la sfida agli Dei, la sfida alla natura, quindi sostanzialmente la sfida alla mortalità e ai propri limiti; un atteggiamento arrogante ed antropocentrico, capace di fagocitare e trasportare con sé ogni altra diversa manifestazione culturale e umana; un atteggiamento che ci ha instradato lungo un percorso che mostra oggi le sue nefaste conseguenze. Tra l'altro questo è un carattere propriamente occidentale, che ci contraddistingue e ci differenzia in maniera profonda dall'Oriente, dove invece per storia e tradizione vi è una sorta di reverenza verso la natura e l'ordine delle cose, con cui si cerca sempre di stabilire un rapporto armonico e mai antitetico.

L'artwork da chi è stato realizzato? Anche questa volta la copertina è votata all'essenzialità e l'estremo rigore estetico....

Infatti entrambi gli artwork sono stati realizzati da Federico Antonini, un giovane grafico romano, il cui stile essenziale e geometrico è sicuramente fuori dagli schemi del genere. La scelta in contro-tendenza può essere rischiosa, però ancora una volta ci siamo affidati solo al nostro gusto, senza preoccuparci troppo di quello che ci sta attorno. Inoltre, l'effetto optic-psichedelico-cangiante (molto anni '70), fa riecheggiare il concetto dello “Shifting”, per cui ci è sembrato proprio azzeccato.

In Maggio partirete per un tour europeo che state ancora programmando ma penso sia solo l'inizio di un'attività live e promozionale il più intensa possibile vero? Ci sarà anche la possibilità di un tour oltreoceano?

Questa è la teoria. Da maggio inizieremo a fare un po' di concerti sparsi in tutta Europa, cercando di mantenere una certa costanza. Poi vediamo cosa succede... Per gli Stati Uniti il discorso mi sembra ancora molto prematuro. Purtroppo non abbiamo la possibilità di investire grosse somme di denaro in un tour, per cui o ci viene garantito il rientro delle spese oppure restiamo ancorati al vecchio continente, che comunque ci regala non poche emozioni!

E' tutto, vi rinnovo i complimenti per l'ottimo lavoro realizzato e vi ringrazio del tempo a noi dedicato.....alla prossima!

Grazie a voi! Ci vediamo sul forum e corna altissime!


-Edvard-

giovedì, marzo 04, 2010

AT THE SOUNDAWN - Shifting



Label: Lifeforce Records

Tracklist:
01) Mudra: In Acceptance And Regret
02) 7th Moon
03) Caofedian
04) Drifting Lights
05) Black Waves
06) Hades
07) Prometheus Bring Us The Fire




Con "Shifting" i modenesi At The Soundawn danno finalmente alla luce il loro secondo parto, nonchè primo vero album dopo il contratto firmato con la LifeForce Records che in precedenza aveva ristampato nel 2008 il debut "RED SQUARE : we come in waves" . Iniziamo subito sottolineando che il nuovo materiale, registrato sempre allo Studio73 di Ravenna da Riccardo Pasini, va oltre le più rosee aspettative in quanto in questi tre anni la band è maturata in modo esponenziale sotto ogni punto di vista, traendo indubbio giovamento dall'entrata in formazione di un nuovo vocalist, assolutamente a proprio agio e convincente sia nei ruggiti più aggressivi che nel cantato più melodico e sognante.
Il loro mix sonoro abbraccia territori vasti e solo a tratti contigui, intrecciando post-rock, post-metal, jazz, ambient ed alternative rock con un piglio marcatamente progressivo che denota minuziosa ricerca negli arrangiamenti e nelle dinamiche.
A tal proposito l'ottimo lavoro in fase di produzione e mastering ha permesso ai brani di rivelarsi in tutta la propria potenza, atmosfera e forza evocativa senza intaccare il fluire delle progressioni, il colore del suono e delle sue dinamiche.
“Shifting” è un lavoro denso di emozioni, accattivanti melodie, sognanti soundscapes e coraggiosa creatività; è un il risultato di una continua ricerca attua al cambiamento e l'allargamento dei propri orizzonti e punti di vista, riflettendosi in brani che viaggiano ed esplorano in diverse direzioni mettendo in luce freschezza ed originalità compositiva, ma che al tempo stesso non perdono in concretezza, amalgama ed urgenza espressiva.

L'apertura è affidata a Mudra: In Acceptance And Regret, una sorta di rivisitazione personale di movenze care ai Tool , giusto per dare un minimo di riferimento stilistico a grandi linee, che si stempera in soundscapes in bilico tra drone-ambient e post-rock.
Nella successiva 7th Moon dopo un incipit che porta alla mente i Mogwai emerge di prepotenza una furia che riconduce ai Neurosis, per poi fluire in un etereo e sognante finale che prepara il terreno per la seguente Caofedian. Un climax liquido e fortemente onirico tra ambient e post-rock flirta con accattivanti melodie ed esplosioni deflagranti, in bilico tra umori alternative rock, post-metal e jazz; una progressione irresistibile che segna uno dei punti più alti del disco, sia sul versante compositivo che quello emozionale.
Drifting Lights è un' intermezzo strumentale dai connotati tribali ed etnici che ci fa fare un bel viaggio verso oriente e che separa la prima dalla seconda parte del disco. Black Waves si delinea come un sontuoso intreccio tra gli Isis di "Panopticon" ed i Cult Of Luna di "Salvation", ma aumentandone decisamente l'impatto melodico.
Con Hades si ritorna a porre l'accento su lidi alternative rock con suadenti melodie ed intenso lirismo ove accanto ad indovinate svisate jazz vengono in mente A Perfect Circle ed i Dredg più progressivi, quelli di "El Cielo" per intenderci.
Prometheus Bring Us The Fire è la perfetta chiusura per un album di questo spessore, capace di racchiudere nei suoi nove minuti di durata tutte le peculiarità e sfumature sonore messe in luce in precedenza, per una struttura fortemente progressiva che esalta il dinamismo, la potenza e l'evocatività del loro sound.

In conclusione possiamo parlare di bersaglio centrato in pieno e di un lavoro assolutamente competitivo a livello internazionale che, grazie ad uno spettro sonoro decisamente personale ed avvincente, saprà sicuramente dare grosse soddifazioni alla band. Confidiamo inoltre che questo non rappresenti certo un punto di arrivo bensì una vera e propria rampa di lancio per un futuro sempre più ambizioso e luminoso.


-Edvard-

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